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Le nuvole di Pulcinella



Siamo così coinvolti dalle grandi questioni che sempre più raramente guardiamo le nuvole…. Purtroppo ci costringe la loro mancanza a farci caso, come quando una nube nera copre il cielo e sostituisce lo zucchero filato con un incendio di vaste proporzioni.

Dovette pensarci anche Pier Paolo, e ci regalò quel capolavoro indimenticato “Che cosa sono le nuvole?”.
In quel film c’è tutto: il teatro, il razzismo, la violenza sulle donne, la guerra… persino la Turchia dei giorni nostri.

Mi lascia sempre stupita il ritorno della storia sulle proprie tracce, sebbene nel caso di Pasolini il genio accompagni questa narrazione. Perché soltanto un genio poteva travestire Totò da Jago e fargli dire: “Noi siamo in un sogno dentro un sogno”.

Ogni cosa in quel film è un rimando alla tragicità ed alla meraviglia della vita. Nel monnezzaro Modugno che getta via i corpi “senza vita” di marionette, magnifica metafora dal momento che avrebbero già dovuto essere privi di vita una volta fuori dal palcoscenico, riesco perfino a vedere una premonizione sulla tremenda fine che proprio Pasolini farà. Ma nel caso di questa pellicola non è tanto la sua capacità di vedere oltre, che mi colpisce, quanto quella di trovare la bellezza nelle cose semplici…

Persino i sentimenti del pubblico di quel film mi fanno pensare alle polemiche sulla brutalità di Malammore nella fiction dei giorni nostri ed alla veemenza con la quale il personaggio è stato identificato con la persona, allo stesso modo quel pubblico “popolare” aggredisce i fedigrafi Totò/Jago e Ninetto Davoli/Otello, condannandoli alla monnezza.

Da quanto tempo non vi fermate un attimo a guardare le nuvole? A me è capitato di guardarle qualche giorno fa mentre aspettavo l’inizio dello spettacolo dei Ferraiolo. Aspettavo con la mia nipotina che i burattini prendessero vita, chiacchierando con la mia vicina di sedia e la mia nipotina d’un tratto, in una maniera serafica, tutta personale, mi ha confessato di ingannare spesso il suo tempo guardando le nuvole. Era tanto che non lo facevo e non ho potuto fare a meno di pensare a Pasolini, al quale lo confesso, penso spesso come si pensa ad un parente che è andato via troppo presto.

Certo i burattini dei Ferraiolo dal punto di vista filologico, e tutti quelli che anche solo tangenzialmente si sono occupati del teatro di figura lo sanno, non hanno a che fare con le marionette, ma prego tutti di perdonarmi se le analogie tra il racconto di Pasolini e delle sue marionette e la vita del palcoscenico dei Ferraiolo, mi sono sembrate veramente tante.

È stato un vero e proprio incontro con i grandi temi dell’esistenza: l’amore, la vita e la morte (nello spettacolo in oggetto personificata in Teresina), il coraggio e la codardia di Pulcinella… le domande si inseguivano.

Le avventure di Pulcinella, poi hanno preso il sopravvento e ho visto come il senso che adulti e bambini danno a tutte le danze sceniche siano profondamente diverse: quello che fa orrore ai bambini ha fatto sorridere gli adulti, ma il sorriso era per i figli, di tenerezza per loro, prescindeva dalla storia.

Perché se un merito queste storie hanno è proprio, a mio giudizio, quello di raccontare le cose terribili in maniera farsesca, solo la magia del teatro può spiegare in maniera così semplice la furberia, il clientelismo, e, per una volta dopo chilometri di videogame con botte da orbi e film che spendono vere e proprie fortune in litri di sangue di scena ho visto un po’ di sane mazzate… L’audio in questo senso aiuta moltissimo la suggestione, poiché le mazzate sono accompagnate dalle botte decise che i burattinai sferrano, come calcioni, contro il pavimento e rendono tutto più reale.

Lo spettacolo in scena era di Gio’ ed Adriano Ferraiolo che vestono, tra l’altro, la tradizione di famiglia con tutta una serie di innovazioni che colpiscono l’immaginazione di grandi e piccini in maniera originale. A cominciare dalla musica dello spettacolo.

Ad affollare la piazza c’erano tutta una serie di spettatori in piedi che, un passo alla volta, si avvicinava al teatrino, finendo per rimanere.
Con Emma abbiamo visto lo spettacolo due volte. Io la seconda mi sono concentrata sulle sue espressioni e sulle persone che si affollavano intorno alla platea di sedie. Una signora di ritorno dalla spesa ferma con la sporta in mano, due vecchietti che commentavano come la trama sembrasse loro diversa da quella dei tempi loro, un gruppetto di bulletti che fingeva di prendere in giro quelli seduti a guardare ma che in fondo era altrettanto curioso della storia. Un pubblico variegato. Ma si ride e ci si acciglia sulle stesse battute.

Alla fine, per gentile concessione della famiglia Ferraiolo, ho sbirciato un po’ dietro le quinte e tutti in fila, anche quei burattini, sembravano guardarmi come i personaggi di Pier Paolo. Il cerchio si chiudeva.

Mentre ci allontanavamo ho detto ad Emma che era forse tra le poche persone che oggi guardano tanto le nuvole e che anche i suoi coetanei mi parevano più concentrati sui loro display. Ma lei, serafica, mi ha risposto che da sempre le nuvole sono la più diffusa fonte di ispirazione. Ho sorriso convinta del talento di famiglia.

Patrizia Albiani, addetta stampa della famiglia Ferraiolo, ha gentilmente fornito qualche foto a corredo e gli appuntamenti teatrali della famiglia.

I Ferraiolo saranno a:
Marina di Camerota dal 01/8 al 31 /8 terrazza Bolivar- Adriano Ferraiolo
Palinuro Dal 14/7 al 31/7 piazza Virgilio – Fabio Ferraiolo
Ascea Marina dal 15/7 al 31/8 lungo mare – Simone Ferraiolo
Trani dal 02/8 al 31/8 piazza plebiscito Trani – Silvana Ferraiolo
Diamante dal 29/7 al 31/8 lungo mare vecchio Diamante – Fabio Ferraiolo
Agropoli 20/7 al 10/9 in piazza Mario Ferraiolo
Maiori dal 21/7 al 22/8 lungo mare – Mario Ferraiolo

Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.

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