Home Rubriche Tracce dal meridione Non solo Scilla e Cariddi: sullo Stretto anche la Fata Morgana

Non solo Scilla e Cariddi: sullo Stretto anche la Fata Morgana

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Fata Morgana


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Esistono fenomeni climatici che per molto tempo hanno alimentato il mito e la storia, tra questi, uno dei più suggestivi è sicuramente quello della Fata Morgana, un miraggio che i popoli antichi avevano attribuito ad un incantesimo prodotto dalla mitica sovrana celtica, sorella di re Artù.

Secondo la leggenda, la regina di Gore, nell’estremo tentativo di salvare il fratello dalle mortali ferite provocate in battaglia, trasportò il suo corpo alle pendici del monte Etna in Sicilia. La fata, rimase talmente estasiata dalla bellezza e dal calore dell’isola che decise di creare in quel luogo la sua dimora.

L’isola però non presentava delle difese naturali contro gli invasori e per rendere sicure le spiagge dai facili approdi, ordì un sortilegio per trarre in inganno i condottieri bramosi di conquista, impedendo loro di attraversare le mitiche acque dello Stretto!

Più volte dal profondo degli abissi la nobile fata, nata dalle gelide acque del nord, emerse in tutta la sua folgorante bellezza sulla riva opposta della costa dove, sulla spiaggia di Reggio Calabria, re e condottieri si preparavano ad attraversare lo Stretto alla conquista della Sicilia.

Tutte le volte, la maga, benigna e sorridente, offriva in dono ai pretendenti la terra ambita e, affinché l’inganno fosse credibile, rendeva visibile la costa vicinissima alla riva tanto da poterla vedere riflessa ai loro piedi.

Così i conquistatori in sella ai loro destrieri, pregustando già la vittoria, si tuffavano impavidi nelle acque che riflettevano la città, ma già pochi istanti dopo, ormai al largo, la visione svaniva insieme alla speranza di raggiungere la riva.

Molti perirono tra le acque dello Stretto finché il re normanno Ruggero d’Altavilla, nel tentativo di liberare l’isola dall’invasione musulmana, affrontò con ardore cristiano, il sortilegio, uscendone vittorioso.

Il sovrano, fermo sulla sponda calabra di fronte lo Stretto di Messina, meditava sulla cacciata degli invasori pagani, quando, d’improvviso, dal profondo delle acque, emerse, in tutta la sua folgorante bellezza, una giovane donna più simile ad una dea che ad una creatura mortale.

Come sempre la fata Morgana, sorrideva gentile e affabile, mentre offriva al condottiero la prova della vittoria, battendo il suo scettro sulle acque e producendo la proiezione dell’immagine della città al di là del mare, così vicina da poter distinguere perfettamente persone, case ed elementi naturali.

Il re però, non cedette alla promessa di una facile conquista e preferì attendere l’avanzata senza l’aiuto di pratiche magiche, un esplicito riferimento alla superiorità delle virtù cristiane ormai radicate anche nella letteratura di origine celtica.

Ma come spiega la scienza questo incredibile fenomeno ottico?

La Fata Morgana è una sorta di miraggio che si verifica in circostanze ambientali eccezionali, come la diversa temperatura tra il suolo e linea di orizzonte, la limpidezza dell’aria e le alte temperature estive.

Tutti questi elementi sono la chiave di volta che permettono una rifrazione ottica così straordinaria da riuscire a vedere non solo la città di Messina sospesa sull’acqua, ma anche il suo riflesso costeggiare la riva della di Reggio Calabria, in una percezione visiva così nitida da distinguere perfettamente auto, edifici e persone.

Nel delicato passaggio dal paganesimo al cristianesimo, della magia e del potere femminile identificate nella fata Morgana, non rimane che un pallido riflesso della grandezza trascorsa, la potenza di un’epoca in cui dei, maghi e superstizione dominano le menti e le azioni umane.

In questa cornice storica arricchita di tradizioni nordiche introdotte dall’invasione normanna, il sortilegio attribuito alla regina celtica non smette di affascinare e di alimentare quelle atmosfere leggendarie che intrecciano le leggende delle terre del Nord alle atmosfere mediterranee intrise di mito, magia e cristianità.

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".