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‘Non una di più’, presentazione libro

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'Non una di più'


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Il 21 aprile a Torre del Greco

Riceviamo e pubblichiamo da Esther Basile.

Il 21 aprile, ore 9:30, presso l’Istituto d’Istruzione Superiore Degni e Museo del Corallo di Torre del Greco, Napoli, si terrà la presentazione alle scolaresche del libro ‘Non una di più’ di Maria Rosaria Selo, che ancora una volta focalizza l’attenzione sul Tema Violenza di Genere. Un Editore attento alle problematiche sociali, Diego Guida di Napoli, ha scommesso su questa interessante operazione.
In questo libro, che si pregia di essere stato curato da una scrittrice attenta e scrupolosa come Maria Rosaria Selo, si è raggruppato un folto gruppo di intellettuali donne ed artisti, ognuno con il loro specifico contributo:
Esther Basile, Lino Blandizzi, Anna e Clara Bocchino, Ilaria Calabrese, Francesca Di Bonito, Maria Di Razza, Rita Felerico, Luisa Festa, CarolaFlauto, Maria Gaita, Adriana La Volpe, Carmela Maietta, Gioconda Marinelli, Maria Marmo, Angela Matassa, Patrizia Milone, Adele Pandolfi, Caterina Pontrandolfo, Rosaria Rizzo, Maria Rosaria Rubulotta, Maria Rosaria Selo, Lucia Stefanelli Cervelli.

La prefazione è curata dalla preziosa parola del filosofo Aldo Masullo.

In occasione della presentazione, le classi IV F, VF, VE del Liceo Degni e VG di Scienze umane porranno domande ai relatori che sono: Ottavio Lucarelli Presidente Ordine dei Giornalisti della Campania, a Maria Rosaria Selo scrittrice e curatrice del Libro, alle Giornaliste Carmela Maietta e Laura Viggiano e a Claudio Sivestri del Sindacato Giornalisti, alla filosofa Esther Basile, al medico Maria Rosaria Rubulotta.

Le Musiche sono affidate alla cura del cantautore M. Lino Blandizzi

La violenza di genere costituisce una delle piaghe più drammatiche della società contemporanea, il cui carattere trasversale e multiforme delinea un panorama di elevata complessità, in cui si intersecano piani e livelli diversi: pubblico e privato, politico e culturale, istituzionale e simbolico.

Il fenomeno, che ha attraversato la storia delle società nei secoli, mostra un volto adattivo e composito che si modella manifestandosi ancora oggi, nonostante i processi di modernizzazione, di emancipazione sociale delle donne, di benessere economico e di predisposizione a livello globale di meccanismi di difesa e salvaguardia dei diritti umani.

Il riconoscimento della gravità e della salienza della violenza contro le donne è testimoniato dalla produzione, sul tema, del diritto internazionale, di cui accenneremo attraverso una sintetica rassegna dei principali traguardi normativi raggiunti negli ultimi decenni.

Delineeremo poi i principali aspetti statistici del fenomeno in Italia, mostrando la drammatica estensione numerica della violenza di genere, in tutte le sue forme, a cui corrisponde un’esigua percentuale di denunce.

Quest’ultimo dato ci porta a riflettere su un altro aspetto, relativamente poco esplorato sinora, rappresentato dal rapporto che la vittima di violenza stabilisce con gli operatori di polizia ogni volta che può e vuole rivolgersi alle istituzioni competenti nella sua richiesta di aiuto.

Il quadro internazionale

Dopo una prima fase in cui la tutela dei diritti delle donne è stata inserita nella più ampia problematica della non discriminazione, assistiamo nel 1979 all’elaborazione, prodotta dalla Commissione ONU, di una Convenzione ad hoc sulla Condizione delle Donne che definisce la specificità della discriminazione contro le donne come “ogni distinzione o limitazione basata sul sesso, che abbia l’effetto o lo scopo di compromettere o annullare il riconoscimento, il godimento o l’esercizio da parte delle donne, indipendentemente dal loro stato matrimoniale e in condizioni di uguaglianza fra uomini e donne, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, culturale, civile o in qualsiasi altro campo”.

Nonostante la rilevanza della CEDAW (che per la prima volta prevede al suo interno la predisposizione di un meccanismo di vincolo giuridico che condizioni gli Stati nella modifica dei modelli culturali in materia di differenze tra sessi, applicando concretamente criteri di uguaglianza) è nel 1993, con la Dichiarazione sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne, che prende avvio quel movimento ‘definitorio’ della violenza di genere il quale, proponendo una designazione del fenomeno, ne riconosce l’emergenza e ne evidenzia le componenti principali:

“l’espressione ‘violenza contro le donne’ significa ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata” (art.1).

Ancora, nel Preambolo: “(…) la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne (…)”.

A livello europeo, solo nel 2002 una Raccomandazione del Consiglio dei Ministri d’Europa ha definito in modo autonomo il fenomeno della violenza di genere, raccomandando agli Stati membri di promuovere la ricerca e la raccolta dati, la creazione di reti nazionali e internazionali nonché l’elaborazione di un piano nazionale finalizzato al contrasto e alla prevenzione di questo fenomeno.

Successivamente, con la decisione del Parlamento Europeo del 21 aprile 2004, è stato approvato un programma di azione comunitaria (2004-2008) con l’obiettivo di prevenire e combattere la violenza esercitata contro l’infanzia, i giovani e le donne.

Il 27 settembre 2012, il nostro Paese ha sottoscritto la Convenzione del Consiglio d’Europa e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, che era stata aperta alla firma ad Istanbul ’11 maggio 2011.

A completamento del quadro normativo, l’anno seguente, l’Italia ha emanato due leggi fondamentali rispetto al percorso portato avanti a livello europeo: la legge n. 77 del 27 giugno 2013 intitolata Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l’11 maggio 2011; la Legge n. 119 del 15 ottobre 2013 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013 n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province.

Emergono dunque come dati evidenti e ineludibili non solo la versatilità del fenomeno, ma anche e soprattutto l’archetipo da cui esso muove: l’asimmetrica relazione di potere tra uomini e donne. Essa trae origine dalla divisione dei ruoli e nel complesso meccanismo di strutturazione dei medesimi e dei riferimenti valoriali, i quali costituiscono la fonte primaria della discriminazione e, conseguentemente, della pratica della violenza.

La cultura del predominio maschile e della sottomissione della donna, radicata nei secoli e motivata con la presunta superiorità del primo sulla seconda, assume ancora oggi non solo l’inevitabile forma della discriminazione nell’accesso alle risorse, ma anche il temibile volto dell’aggressività fisica e psicologica.