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Non farti avvelenare!

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Quando gli slogan sul pensiero positivo diventano tossici

Volgere la mente in positivo aiuta quando ci accorgiamo che stiamo drammatizzando le situazioni esagerandole.

Ma cosa dire dei fanatici del pensiero positivo ad ogni costo?

Chiarisco il tutto riportando in sintesi un colloquio con un nostro associato in cerca di supporto interiore poiché a breve perderà il lavoro:

Mi hanno consigliato un coach e mi sono sentito dire da quest’ultimo che non mi devo affatto preoccupare, che tutto sommato avrò più tempo libero e che da questa nuova esperienza potrò imparare tante belle cose.

Ho avuto la netta sensazione di non essere stato per nulla compreso nel mio dolore e che mi siano state date le tipiche risposte da manualetto per gli imbecilli.

Quando ho pagato la parcella dopo avere ascoltato tante scemenze mi sono sentito doppiamente preso per i fondelli!

Questo genere di risposte che cosa hanno ottenuto?

Il paziente del coach si è sentito incompreso ed ha avvertito conseguentemente un senso di vuoto, di incapacità, di non essere in grado di reagire come richiestogli e quindi più demoralizzato di prima, quasi in colpa per non avere le forze di non preoccuparsi e di prendere la questione con più leggerezza.

Ma uno che sta per perdere il posto di lavoro si deve preoccupare, non gliene può fregare un accidente di niente del tempo libero, perché che cosa ci farà della sua libertà con una famiglia da mantenere?

E sai che soddisfazione pensare di doversi sentire gratificato per il fatto di avere la possibilità di imparare qualcosa di nuovo – che di bello poi, è tutto da vedere! – dato che le cose nuove da imparare si possono apprendere anche avendo una buona occupazione, sufficientemente retribuita.

L’amico associato mi ha riferito che il coach voleva riequilibrargli energeticamente la psiche, ma, santo cielo, dico io, quel paziente aveva bisogno, prima di tutto, di essere ascoltato e sostenuto nel suo dolore, nel suo dilemma, aveva bisogno di indicazioni per preoccuparsi nella maniera giusta, non un riequilibrio energetico.

I dolori hanno bisogno, prima di ogni altra cosa, di essere elaborati, non avventatamente soppressi.

Ci sono fior di autorevoli studi che attestano di quanto sia dannoso reprimere le emozioni negative e che, soprattutto, le emozioni negative non esistono poiché si tratta solo di emozioni come tutte le altre, solo che sono difficili da gestire.

Certe problematiche non si risolvono con i tipici slogan del pensiero positivo: ‘sorridi che la vita ti sorride!’ anzi, a furia di leggerli e ascoltarli ovunque e da chiunque, finiscono per esercitare un senso di irritazione del tutto giustificata.

La mania della positività obbligata, ormai sulla bocca di molti, di troppi sprovveduti, sta avvelenando le anime di coloro che vivono momenti precari di fragilità umana.

Ci sono tanti corsi sul pensiero positivo?

Ebbene, io ne preparerò uno per informare tutti di quanto sia velenoso fingere di essere degli homo ridens.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.