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Nicola Fasulo, ministro e martire della Repubblica del 1799

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Piazza Mercato Napoli dipinta da Micco Spadaro


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Pensare troppo fa male.

Questa frase, presa da un famoso spot pubblicitario, apre la mente a tanti quesiti, a come, ogni governo, pseudodemocratico, che non si rispetti, cerchi di bloccare quello che è il libero pensiero, anche attraverso programmi televisivi demenziali, o con leggi appropriate o con terrore e ricatti. È sotto gli occhi di tutti la campagna contro il libero associazionismo finalizzato al libero pensiero attuata dall’attuale governo.
Del danno che può causare il divieto di riunirsi in associazione di liberi pensatori, mi piace rivangare e ricordare il grave danno subito dalla cultura e dall'”intellighenzia” napoletana nella rappresaglia alle idee, per quei tempi, rivoluzionarie del 1799.

Di questi grandi, passati alla storia e le cui idee ancora aleggiano fra noi, mi piace ricordare un personaggio, poco noto ai più, che ha lasciato un’impronta nella cultura partenopea e dato la vita per la causa di libertà. Parlo di Nicola Fasulo.

Nicola Fasulo nacque a Napoli il 23 novembre 1754 da Filippo, arch. Civile, e da Celidea Vinacci. La famiglia, elevatasi socialmente ed economicamente grazie all’attività forense, era originaria del quartiere – sedile – di San Lorenzo. Seguì gli studi giuridici e nel 1785 era un valente avvocato e fra i deputati del sedile San Lorenzo.

Arricchì ulteriormente i beni della famiglia con case e terreni in cui, specie in quel di Capodimonte, si dibattevano tematiche filosofiche e letterarie ispirati dalla corrente illuministica e dagli ideali massonici. Come tanti giacobini patrioti partecipò alla cospirazione del 1793/94 ed alla Repubblica napoletana del 1799, aderendo alla società patriottica Carlo Lauberg. Per questo fu imprigionato il 27 febbraio 1795 e rimase in carcere fino al Gennaio 1799 liberato grazie ad un tumulto popolare.

In questo periodo di grande anarchia si prodigò per unire le menti rivoluzionarie napoletane e preparare l’ingresso in città delle truppe Francesi.
I tumulti erano organizzati dai “lazzari”, la cui trattazione merita capitolo a parte, anima e forza del popolo napoletano, temuti anche dalla camorra, fedeli alle Istituzioni e contro i giacobini. Essi attaccarono la casa del Fasulo in via Atri mentre era in corso una riunione patriottica.

Dopo una iniziale resistenza, il 3 gennaio 1799, vistosi perduto, il Fasulo fece nascondere i patrioti, si consegnò ai Lazzari e fu portato al mercato e poi al castello del Carmine per essere fucilato. Grazie, però, alla sua astuzia ed alla sua grande arte oratoria, per la quale era famoso, riuscì ad ingannare i carcerieri facendo credere loro, prima al momento dell’arresto, e poi durante la prigionia, di poter loro indicare i nominativi ed i luoghi di ritrovo dei patrioti napoletani.

‘E purtai pe’ vicoli per cinque giorni fin quando le truppe francesi penetrarono in Napoli e lo liberarono.

Durante la Repubblica fu membro del governo provvisorio, Presidente del comitato centrale giacobino e del comitato di Polizia. Fu molto invidiato dai suoi avversari; il Galanti che ne criticava la sua protervia ed arroganza lo definì un “paglietta”. Battagliò energicamente nelle discussioni delle più famose leggi come quella sull’abolizione della feudalità.

Alla caduta della Repubblica napoletana fu catturato e condannato a morte il 26 agosto e impiccato nella piazza del mercato il 29 agosto 1799 insieme con altri amici patrioti.
Grazie all’interessamento della Compagnia dei “Bianchi della Giustizia” si fece sì che il suo cadavere venisse sepolto nella chiesa di S. Alessio al Lavinaio e non fosse abbrustolito e mangiato come quello del suo amico Nicola Fiani. I beni vennero confiscati e la famiglia andò in miseria.

Finì così, tragicamente, un altro esponente dell'”intellighenzia” napoletana i cui precetti massonici avevano inspirato ideali di libertà, uguaglianza, fratellanza. Questo, insieme con altri, fu un duro colpo alla Cultura Napoletana i cui “salotti” per diversi anni stentarono a riaprirsi.

Autore Giuseppe Strino

Giuseppe Strino, docente in pensione, esperto di cultura, esoterismo e tradizioni partenopee.