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La Nazionale di Prandelli umiliata ai Mondiali

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PrandelliDisastroso il bilancio della Nazionale italiana ai Mondiali brasiliani. Per giorni se ne è parlato e ancora a lungo ci trascineremo dietro i postumi di due Mondiali per nulla dignitosi per la Nazionale che sulla maglietta espone ben quattro stelle.

I motivi, quando si torna a casa senza riuscire a superare nemmeno i gironi, sono sempre i medesimi: si criticano le scelte del ct, si attaccano calciatori che sarebbero dovuti essere decisivi, si punta il dito contro un sistema calcistico che non consente ai giovani italiani di emergere.

Senza dubbio l’ex ct Cesare Prandelli è il primo responsabile del disastro: forse incoraggiato dall’argento degli ultimi Europei, pensava di poter raggiungere almeno la semifinale. Purtroppo si è presentato in Brasile senza una precisa idea di gioco, cambiando schema in ogni partita. Solo nell’ultimo match, perso contro l’Uruguay del cannibale Suarez, ha finalmente deciso di schierare la difesa a 3, come sarebbe stato logico fare in tutte le partite, considerando che la difesa titolare era quella della Juventus, abituata a giocare con quel modulo. Sebbene contro la Celeste la difesa abbia retto abbastanza bene, il reparto offensivo non è stato per nulla incisivo: Balotelli, che aveva illuso nella prima gara contro l’Inghilterra siglando il gol decisivo, ha deluso e creato forti dissidi nello spogliatoio. Il Mondiale, che avrebbe potuto finalmente consacrare SuperMario tra i grandi attaccanti del panorama internazionale, ha tristemente sancito che resta e probabilmente resterà solo un’eterna promessa. Inspiegabile lo scarso impiego di Ciro Immobile, capocannoniere della Serie A, il quale avrebbe potuto dare maggiore peso all’attacco azzurro. Allo stesso modo non si spiega perché il ct,  che ha deciso di impiegare poco Immobile, non abbia condotto in Brasile alternative come Destro. Qualcuno potrebbe dire che dopo le partite è molto semplice criticare gli errori dell’allenatore, ma  ci troviamo di fronte a un caso in cui davvero troppi sono gli errori. Scelte, come quella di togliere dal campo Immobile contro l’Uruguay o di tenere in panchina Candreva, uno degli azzurri sicuramente più in forma, sembrano folli ed inspiegabili.

Dopo il disastro tutti hanno messo in luce la necessità di rinnovare un sistema calcistico che investe troppo sugli stranieri e consente poco ai giovani italiani di emergere. Le squadre italiane, vittime di un deleterio pregiudizio, molto spesso lasciano poco spazio ai giovani puntando su calciatori maturi che talvolta si rivelano dei veri flop. Logiche di mercato e interessi di procuratori e agenti forse si celano dietro a illogiche manovre di mercato: basti pensare alla Juventus, da anni alla ricerca di un top player in attacco, che insiste su Morata o Iturbe, lasciando andare giovani talenti italiani come Berardi e Immobile.

In un Mondiale in cui i padroni di casa, favoriti, hanno raggiunto miracolosamente la semifinale, per poi rimediare due sonorissime sconfitte (Brasile-Germania 1-7 e Brasile-Olanda 0-3), la Spagna non ha superato la fase a gironi, Argentina e Germania (eccezion fatta per lo storico Mineirazo) non sono sembrate così superiori alle altre, all’Italia resta un po’ di amarezza. La sensazione è che con la sua rosa l’Italia, se avesse avuto il giusto inquadramento tattico e se il ct non avesse avuto già la testa in Turchia,  forse non sarebbe stata umiliata da Costa Rica e Uruguay.

 

Carmelo Cutolo

Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.