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Navigare a vista

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Navigare a vista


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Questa lezione ha come sottotitolo: “only the brave”. Solo per coraggiosi!

Supponiamo tu sia un turista e arrivi a Roma per la prima volta. Sei atterrato al Leonardo da Vinci e il tuo pacchetto prevede il noleggio di un’auto. Devi raggiungere i Fori Imperiali e non conosci la strada. Hai due possibilità: utilizzare un navigatore oppure orientarti “a vista” guardando i cartelli o chiedendo ai passanti. Bene.

L’orologio narrativo introdotto nella lezione scorsa è il tuo navigatore perché, impostate le coordinate, cioè una volta che hai definito per filo e per segno macro e micro tematiche, il loro ordine sequenziale, ecc., giungere all’obiettivo – scrivere il racconto – è molto più semplice.

E se il “navigatore” non ce l’hai o non vuoi adoperarlo? Allora ecco che navighi a vista: sai solo che devi arrivare ai Fori ma non hai idea della strada che intraprenderai. Sì, è un approccio più avventuroso e, credo, più divertente. È come possedere una vaga mappa del tuo obiettivo, questi Fori saranno in centro, no?, e procedere per tentativi. Non sai quanto tempo impiegherai per arrivare né quali ostacoli incontrerai ma, almeno per me, ci sarà maggiore soddisfazione al traguardo.

La domanda più ovvia che potresti farmi è: se l’orologio narrativo mi semplifica la vita, perché dovrei farne a meno? Credo che una risposta universale non esista: dipende dal carattere. Ad esempio io, in generale, non solo nella scrittura, sono una persona che ama le sfide, mettersi in gioco e complicarsi l’esistenza: le cose facili, la vita piatta non fanno per me. La mia unica certezza è che non ho certezze.

Ti racconto un aneddoto. Prima di pubblicare il mio romanzo d’esordio nel 2010 ho tentato molte volte di scriverne altri ma non sono mai riuscito a portarne a termine uno. Perché? Perché mi perdevo, commettevo errori logici, scrivevo incoerenze o parti che smentivano quanto narrato in precedenza. Poi ho scoperto l’orologio narrativo e sono riuscito finalmente a terminare un romanzo.

Tuttavia, per come sono fatto io, un traguardo raggiunto non è che il nastro di partenza di una nuova gara. Così ho alzato l’asticella. Ho iniziato a scrivere Serial Kinder nel 2012 e ci ho messo tre anni a finirlo. Il motivo di questa lentezza è che ho deciso di rinunciare all’orologio per prendermela comoda. Non mi importava quanto tempo ci avrei messo: volevo divertirmi mentre scrivevo. Forse non è un caso che quel libro abbia avuto un successo di molto maggiore rispetto al suo predecessore.

Vediamo ora ai pro e contro dei due approcci:

Orologio narrativo

Pro

Semplifica la costruzione di una storia

È più facile non perdersi e avere sempre il polso di ciò che stai scrivendo: puoi organizzare il lavoro in maniera più strutturata.

Riduce la possibilità di errore Incoerenze ed errori logici puoi sempre farne, ma la possibilità di commetterne è minore.
Realizza un’opera più solida Quando in una recensione leggi “romanzo ben congegnato”, con molta probabilità l’autore ha impiegato l’orologio narrativo
Orologio narrativo
Contro
La scrittura somiglia più a un “lavoro”

Ti diverti meno perché sei costretto a rispettare uno scheletro architetturale ben delineato.

La storia potrebbe essere meno emozionante Se non ti emozioni tu mentre scrivi, è difficile che poi lo farà il lettore.

Navigazione a vista

Pro

È molto più divertente Come detto, è una sfida contro te stesso e ti permette di trasferire più entusiasmo nelle tue parole.
La storia sarà più emozionante Non c’è niente da fare: un buon lettore se ne accorge quando l’autore ha amato il libro.
Favorisce le variabili impazzite Es. magari non lo avevi previsto, ma quel personaggio che doveva essere secondario e invece ha catturato il lettore è la cosa migliore della storia.
Navigazione a vista
Contro
Difficile! Con questo approccio perdersi è un attimo
Aumenta la possibilità di errore Difficile accorgersi delle incoerenze, proprio perché non hai progettato una struttura portante.

Potrei aggiungere questa similitudine: il lavoro dell’autore che impieghi un orologio narrativo somiglia da vicino a quello di un architetto che prima realizza lo schizzo del suo progetto, poi ne definisce i capisaldi, i legami fra i vari elementi. Insomma, l’architettura.

Di contro, chi naviga a vista è più affine a un artista che decide di dipingere un paesaggio o comporre una canzone lasciandosi guidare dall’ispirazione.

Un altro fattore da considerare è che lo scrittore deve avere il controllo della storia. In questo senso ricorrere all’orologio narrativo fa somigliare il suo lavoro al volo di un’aquila che, dall’altro, osserva l’opera che si sta scrivendo. Ha cioè un punto di vista privilegiato che gli permette di individuare facilmente gli errori e porvi rimedio.

Viceversa, chi naviga a vista è come quell’esploratore che s’intrufola in una foresta pluviale e non sa cosa incontrerà per la strada: la sua visuale è molto più ridotta ma, come detto, è per spirito di avventura che in quella giungla ci si è intrufolato.

E siamo arrivati alla fine anche di questa lezione. Ti anticipo che dalla prossima settimana entreremo ancor più nel vivo della tecnica narrativa e, giusto per regalarti un anticipo, parleremo di cinema.

Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.