Si può esultare per una
Regole del girone all’italiana in cui non basta una partita alla grande, forse la migliore della stagione, non basta aver vinto tutte le partite al S. Paolo, fatto tremare i vice campioni d’Europa ed una delle squadre più titolate d’Inghilterra e d’Europa. La matematica, purtroppo, è così: è oggettiva, insindacabile, non ammette opinioni, è fredda e se ne infischia di chi gioca meglio o peggio, di chi fa emozionare, della sfortuna e di tutto il resto, conta solo ciò che dicono i suoi numeri. Ed il Napoli, quindi, dovrà accontentarsi di essere la prima squadra nella storia della Champions League ad aver totalizzato dodici punti e non riuscire a passare il turno. Un dato che lascia l’amaro in bocca proprio per quanto gli azzurri hanno fatto vedere durante il loro cammino nella fase a gironi, ma che è inappellabile.
Di certo, la squadra di Benitez esce, comunque a testa alta e, soprattutto, cresciuta da questa esperienza visto che il tecnico spagnolo è stato arruolato proprio per completare quel processo di internalizzazione tanto caro al patron De Laurentiis. La via maestra è stata tracciata, ci sarà da lavorare già dal prossimo mercato per aumentare ulteriormente il valore dell’impianto. Non mancano, però le recriminazioni, sarebbe bastato un misero altro gol nell’ultima partita magari tentando un arrembaggio quando l’Arsenal è rimasto in dieci oppure non prendere gol, tra l’altro su autorete, in casa con il Borussia Dortmund quando si era con un uomo in più. Per non parlare della balorda terza rete presa proprio in Germania. Ma queste sono valutazioni soggettive, l’eterna storia del guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. La verità, unica, indissolubile ed inconfutabile è che il Napoli a febbraio giocherà l’Europa League. E chissà se, magari, Don Rafa riesca a ripetere la stessa impresa dell’anno scorso con il Chelsea. Ma queste sono valutazioni soggettive, il resto lo stabilirà solamente la regola del vince chi fa più gol degli avversari anche se non dovesse essere il più forte. Perché la matematica, come detto prima, è oggettiva ed inopinabile.