Ennesimo segnale di una categoria sempre più bistrattata
Quanti posti stampa esistono a Napoli? Almeno al centro? Solo 2 a piazza Municipio con tanto di cartello che li assegna a stampa e televisione. A parte il numero esiguo riservato a chi comunque svolge un servizio di pubblica utilità, il punto è anche che entrambi i posti, quasi mai, sono occupati da giornalisti.
Un’annosa diatriba con i tassisti sul numero di posti in base ad un cartello vecchio di secoli, antecedente ai lavori di riqualificazione della piazza.
La presenza proprio a quell’altezza, di un fast food di una nota catena, per cui i giovani avventori parcheggiano selvaggiamente auto e motorini ovunque, usando le altre autovetture nei paraggi come panchina o come tavola, dimenticandosi di “sparecchiare”, e disseminando bicchieri e piatti di plastica come buste di carta nel raggio di 200 metri.
Non parliamo di auto con il contrassegno dei diversamente abili, usate dagli stessi paninari o da giovanotti e signorine che vanno a prendere il fresco nei pressi della fontana. Degli effettivi disabili nemmeno la traccia.
O di alcuni veri che l’auto sul posto stampa a volte la lasciano parcheggiata per giorni, se non settimane.
Abbiamo trovato auto di Consiglieri comunali, addirittura di qualche dipendente di un vicino e prestigioso teatro che, in virtù di questo status, pretendeva di avere più diritti di chi è iscritto all’Ordine.
Quindi vita già davvero poco facile per i poveri colleghi della stampa.
A tutto questo, di recente si è aggiunta una “piacevole” novità.
Sembra che i due posti stampa siano particolarmente ambiti dagli addetti alla vigilanza di un istituto universitario con sede sempre a piazza Municipio.
Abbiamo visto colleghi con il tesserino esibito sul parabrezza, con il contrassegno dell’ordine, del giornale o della televisione per la quale lavorano.
Il foglietto scritto a mano, che qualcuno sta utilizzando come salvacondotto per l’impunità stradale, proprio ci mancava.
Non ci risulta che far parte della vigilanza di un’università sia stato equiparato all’iscrizione all’Albo. Ma magari ci è semplicemente sfuggito.
Ormai quello del giornalista è un mestiere ingrato, con insulti da parte di un po’ tutti, dal Ministro a Gennarino Esposito netturbino.
Giustissimo che chi svolge un servizio privato di pubblica utilità, come quello taxi, abbia tanti posti riservati, oltre che alla possibilità di utilizzare le corsie preferenziali.
Perché quello di chi fa informazione non dovrebbe essere considerato alla stessa stregua?
Senza pretendere lo stesso numero di piazze, forse si potrebbe fare qualcosa in più.
Siamo sempre meno autorevoli?
Indubbiamente.
Chi sa leggere e scrivere è bersagliato dalle masse incolte?
Indubbiamente.
Il nostro Ordine potrebbe provare a farsi sentire un po’ di più?
Non guasterebbe.
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.