È da questo paesone di provincia che è Aversa che ho respirato l’aria della campagna elettorale, il voto del quattro marzo e le conseguenti opinioni umorali. Talvolta disfattiste, talvolta appagate, talvolta entusiaste o trasudanti preoccupazione.
Aversa è un paesone, appunto, se a nord di Napoli o a sud di Caserta, dipende dai punti di vista. Appartiene alla rete della provincia di Caserta, ma con prefisso telefonico di Napoli, con una classe dirigente aversana e casertana e una cospicua forza lavoro tutta Napoletana.
La linea metro Napoli nord è il mezzo attraverso il quale avviene tacitamente e in modo proficuo questo scambio. Gli innumerevoli locali, bar, ristoranti, pizzerie sono di proprietà aversana o casertana, la clientela, per la maggior parte, arriva dalla provincia di Napoli nord e dall’agro aversano: Secondigliano, Melito, Giugliano, Sant’Antimo, Santarpino, Gricignano, Casal di Principe, Teverola, Lusciano.
La lingua è quella tipica delle terre di mezzo in cui le commistioni danno origine a qualcosa di familiare, ma del tutto inclassificabile a conti fatti. Il napoletano qui perde completamente la sua forza, come un fiume alla sua foce nel mare.
La domenica di campagna elettorale a via Roma, nel cuore di Aversa, è una distesa di famigliole conciate a festa come in un film di Tornatore. L’aria è quella dei paesi rurali anni Quaranta in cui santificare le feste è dovere dei cristiani e dei buoni cittadini.
Si susseguono in fila tutti i chioschi delle diverse aree politiche, il primo è proprio Italia agli italiani, la coalizione di Forza Nuova e Fiamma tricolore, seguono il Movimento 5 Stelle, Forza Italia, il Partito Democretico e Potere al Popolo che a così breve distanza l’uno dall’altro pare ci sia un abisso a dividerli.
In sordina guardo i candidati, quelli che ai chioschi sostano e quelli che distribuiscono volantini come nelle migliori campagne commerciali. Dov’è tutta questa gente, questa smania e questa euforia quando non è tempo del voto?
Il giorno delle elezioni è silenzio sacrale per le strade. Come ogni domenica mattina compro il giornale e vado in pasticceria dove posso fermarmi a leggere tranquilla davanti a un pezzo di torta e ad un caffè. Sono preoccupata per la lunga giornata di attesa, gli exit poll cominceranno soltanto alle 23:00.
È ora di pranzo e per strada verso casa incontro Nicola, il fruttivendolo di fiducia. Vederlo è rassicurante, il suo temperamento mi mette allegria. Non resisto e gli chiedo:
Nicò iat’ a vutà?
E lui con asserzione:
Sinceramente stongO ’a lutto po’ NapUlE!
Riferendosi alla sconfitta calcistica della sera prima.
Torno a casa ridendo, consapevole del fatto che il collasso politico lasciato da questo ventennio non sarà per niente facile attutirlo, ma convinta che una reazione fisiologica altrettanto dirompente avverrà e, nel bene o nel male, sarà figlia del suo tempo.
Autore Marilena Scuotto
Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.