In piazza gli operatori del settore contro l’impasse che sta investendo tutta la filiera del Turismo. Oggi più che mai serve l’intervento delle Istituzioni
Appuntamento nella centralissima piazza Borsa a Napoli per dare voce a chi oggi è in seria difficoltà, a chi oggi si sente isolato nel vero senso della parola, a chi oggi più che mai si sente abbandonato dalle Istituzioni e dalla politica in genere.
Tutta la filiera del turismo campano ha protestato civilmente, ha alzato la sua voce per affermare con urgenza la necessità di intervenire per frenare lo stato di crisi che, oramai da quasi un anno, sta investendo l’intero settore.
Stamattina, 1° febbraio, centinaia tra albergatori, titolari di bed & breakfast, agenti di viaggio, responsabili di imprese di noleggio e guide turistiche hanno denunciato l’assoluta mancanza dei ristori governativi tanto attesi quanto ampiamente paventati con ambigua demagogia.
La crisi provocata dall’emergenza Coronavirus ha colpito in particolar modo il settore turistico in tutte le sue declinazioni: il 2020 si è chiuso con quasi 60 miliardi in meno rispetto all’anno precedente.
Numeri che segnano il passo e dichiarano un fallimento. Non del settore, non degli addetti ma di chi non ha saputo gestire la crisi e non ha saputo strutturare azioni efficaci.
Sotto l’egida dello slogan con tanto di hashtag #noisiamoilturismo, che tanto sa di voglia di riappropriarsi del tempo e dello spazio a loro scippato sia dalla pandemia sia da una mancata focalizzazione e ottimizzazione delle risorse, il corteo si è radunato in piazza del Plebiscito dove un gruppo di manifestanti è riuscito ad incontrare Marco Valentini, Prefetto di Napoli.
Una altra piccola rappresentanza è riuscita a farsi ascoltare anche dall’Assessore alla semplificazione amministrativa e al turismo della Regione Campania, Felice Casucci.
È evidente che si sta reclamando di riacquisire nella intera filiera dell’industria e della produzione economica italiana la doverosa attenzione che sembra essersi dispersa durante i lockdown.
Finora i bandi proposti per il turismo non si sono rilevati sufficienti a sostenere un fermo di 11 mesi, che potrebbe degenerare e protrarsi fino a marzo 2022.
La mancanza dei contributi è un rischio che nessuna impresa può permettersi, con una impasse che sfiora il dramma e, che, certamente, avrà impatti sulla sfera sociale.
Unita tutta la filiera ha sottolineato il momento difficile che si sta vivendo in ogni settore del turismo: dagli albergatori ai commerciali, dai bar e ristoranti agli accompagnatori e guide il grido “il Turismo non molla” sa seriamente di una rivendicazione energica e urgente.
Non basta il focus acceso da qualche giornale e dai mass media in genere, serve un riscontro concreto dal Governo e dalle forze politiche affinché non vi siano ulteriori slittamenti sulle azioni da porre a rimedio. Per tutta la filiera del turismo si tratta, oramai, di un periodo nero, di emergenza pura.
A tal proposito, Iris Savastano della I Municipalità Chiaia ha dichiarato:
Oggi ho partecipato per la prima volta ad una manifestazione. Non amo la folla. L’ho fatto perché mi sono sentita coinvolta in prima persona. Sono mesi che incontro uomini e donne a cui è stata tolta la dignità. Quando si toglie il lavoro, si toglie la dignità e lo Stato ha il dovere di tutelare questa classe di lavoratori.
Il problema è che non si fa abbastanza, non si comprende la gravità della situazione e quanto questo settore sia fondamentale per il Paese, ancor più per la Campania. Io ci sono e ci sarò tutte le volte che sarà necessario.
La battaglia sembra appena iniziata e tutti gli addetti sono pronti a ripetere queste manifestazioni ciclicamente. Con la perdita del lavoro, si rischia di perdere la dignità e la famiglia. Su questo serve maggiore considerazione da chi ha il dovere di salvaguardare il lavoro di contribuenti e di una filiera che, da sempre, è parte integrante delle economie nazionali.
Il Turismo è stato colpito al cuore e nessuno si è opposto. Senza il Turismo si rischia il collasso e non basterà qualche spot modello ad incentivare la gente ad invadere il nostro Paese: potrebbero trovare poche strutture, molta confusione e tanta amarezza.
Soprattutto la Campania potrebbe pagare caro il prezzo di questo abbandono: un nuovo tsunami si potrebbe abbattere sul mondo del lavoro e nuove criticità potrebbero emergere. Non siamo certi che la classe politica sia pronta ad affrontarla. E se anche fosse vi sarebbero forti dubbi sui mezzi da utilizzare e le idee su cui investire.
Finora le parole hanno soltanto accarezzato e paventato una volontà ad arginare la crisi. Le perdite si stanno estendendo e affondano in un ampio contesto territoriale all’interno del quale vi sono ancora forti problematiche e dispersioni di interesse.
La nostra regione è fondamentale per l’applicazione delle politiche di contrasto alla crisi e occorre investire con lungimiranza, tutelando gli imprenditori e ogni persona che lavora in questa filiera.
Servono fatti, servono azioni concrete. Il Turismo chiede il suo vaccino. Qualcuno li sta ascoltando?
Autore Massimo Frenda
Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.