Incominciamo ad invecchiare nel momento in cui nasciamo, ma non lo sappiamo. In realtà questo processo accelera dopo aver raggiunto la maturità.
Beh, noi ortopedici rimaniamo immaturi per tutta la vita: è il motivo per cui lo siamo diventati, per continuare a giocare con il Meccano e Lego.
Ci sono atleti la cui carriera sembra essere infinita, ma prima o poi bisogna arrendersi. Una delle manifestazioni più evidenti è la perdita di massa muscolare. Questa avviene lentamente invecchiando o rapidamente dopo un trauma o dopo un intervento chirurgico.
Per esperienza personale da paziente, dopo l’incidente che mi costò il crociato anteriore persi il trofismo del mio vasto mediale, una dei componenti del quadricipite, letteralmente in 24 ore.
In generale, però, gli uomini perdono circa il 30% della massa muscolare nobile durante la propria vita. In pratica, circa il 3% ogni dieci anni dopo i 30 anni. Se si rimane particolarmente attivi, è possibile rallentare un po’ tale perdita, ma comunque rimane intorno al 2% per decennio.
Se si sceglie una vita particolarmente sedentaria, il tasso di perdita muscolare può praticamente raddoppiare, però, grazie alla sinergia negativa fra disuso, predisposizione genetica, fattori biochimica e catabolismo delle proteine nobili dei muscoli.
Il disuso può essere combattuto con l’allenamento, eseguendo esercizi contro resistenza. Per essere efficaci dovrebbero essere eseguiti praticamente tutti i giorni, non sporadicamente.
Inoltre, devono farci stancare. Invece, spesso sento i miei pazienti che stanno andando incontro a processi riabilitativi dirmi:
Non ce la facevo e quindi mi sono fermato
oppure
Ma mi stanco facilmente!
Sono proprio le affermazioni che non dovrebbero mai essere pronunciate.
Come ogni atleta sa, ci si allena per superare i propri limiti. È fisiologico che questi cambino: a 60 anni non siamo quelli che eravamo a 25, e dopo una ricostruzione del legamento crociato anteriore i muscoli della nostra gamba operata sono stati ‘martoriati’ e non sono più quelli che avevamo prima!
Alcuni di noi sono stati benedetti dall’essersi scelti dei buoni genitori; recentemente abbiamo lavorato con il Football Club Barcelona per cercare di comprendere perché alcuni atleti sembrano essere più propensi ad infortunarsi ed altri a recuperare più facilmente. Però, non possiamo influenzare il nostro patrimonio genetico, anche se ci sono stati dei tentativi di gene doping.
Per ottimizzare il contributo della biochimica bisognerebbe fare lo stesso con l’assunzione di fonti proteiche magre in diete bilanciate, non con supplementi iperproteici che, da soli, possono affaticare il nostro metabolismo.
Troppo spesso gli anziani ed i pazienti nel periodo post-operatorio non osservano un’alimentazione ricca di proteine, che, a loro volta, devono essere associate con programmi di esercizio fisico per essere messe a frutto.
Quindi, ha senso ottimizzare la dieta, svolgere quotidianamente attività fisica che ci faccia stancare, regolare squilibri metabolici e ormonali, ed essere più attivi possibile. Ovviamente tutto questo è difficile in periodo di lockdown!
Gli interventi chirurgici ortopedici, soprattutto per problemi alla spalla, ginocchio e caviglia, inducono una notevole e quasi subitanea atrofia muscolare. Questo porta a mesi di terapia fisica e riabilitazione per cercare di ritornare alla forma e funzione presenti prima dell’operazione.
Ancora una volta, per esperienza personale da paziente, non da chirurgo, il dolore post-operatorio impallidisce di fronte alla mole di lavoro necessaria per poter ritornare alla ‘normalità’.
Una delle cause dell’atrofia post-chirurgica risiede nel fatto che l’intervento induce il rilascio di cortisolo, l’ormone dello stress, che si lega a recettori muscolari che inducono rapida insorgenza della perdita muscolare.
È possibile evitare o mitigare questa azione negativa?
Una strategia è effettuare un periodo di pre-abilitazione.
Di fatto, incominciare a praticare gli esercizi di riabilitazione prima di andare sotto i ferri. In questa maniera si eviterà anche lo stress dell’introduzione di tali esercizi nel post-operatorio e si giungerà all’intervento in forma migliore.
Sotto molti aspetti, nel percorso terapeutico un’operazione dovrebbe essere epifenomenica, una semplice breve interruzione nel processo di esercizio fisico.
È il motivo per cui se un intervento è indicato bisogna considerare di eseguirlo al più presto. E, con il Covid, questo non è sempre facile!
Il Prof. Nicola Maffulli sarà a disposizione per rispondere ai quesiti che gli arriveranno alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it.
Autore Nicola Maffulli
L'autore più citato in ortopedia, il Professor Nicola Maffulli, è superspecializzato in traumatologia sportiva. Ha pubblicato più di 1.200 articoli su riviste scientifiche e 12 libri e ha descritto oltre 40 nuove tecniche chirurgiche in chirurgia del ginocchio, piede e caviglia e chirurgia sportiva, molte delle quali sono state ampiamente adottate in tutto il mondo. Atleta in gioventù, il suo sogno di andare alle Olimpiadi è stato realizzato a Londra: ha guidato un gruppo di sette chirurghi ortopedici per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Londra, ed ha poi organizzato i servizi medici delle Universiadi 2019. Giornalista pubblicista, risponde ai lettori alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it su problematiche di natura ortopedica e traumatologica.
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