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Movimento = vita

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Finirà mai? Siamo ancora in pieno lockdown da zona rossa per Covid e l’impossibilità di muoverci come vogliamo è davvero frustrante, tanto da indurre, in alcuni di noi, cefalea.

La prossima volta che avremo un forte mal di testa, rivolgiamo il nostro pensiero alle ascidie, le minuscole creature marine che digeriscono il proprio cervello. Quando ho appreso tale peculiarità, mi sono chiesto perché vadano incontro a questo destino.

Secondo i biologi marini, una volta che uno di questi organismi filtratori ha identificato un posto sicuro sul fondo del mare, rimane lì per tutta la vita, assorbendo qualunque cosa gli capiti. Da allora in poi non ha bisogno di muoversi e, di conseguenza, nessun requisito per ulteriore sviluppo del cervello.

In medicina moderna, l’immobilità cronica è stata constatata indurre accelerazione del declino cognitivo in una popolazione che invecchia ed il cui stato di salute peggiora senza stare al passo con l’aumento della durata della vita.

Un numero sempre crescente di lavori scientifici sostiene con fatti, non solo opinioni, l’importanza del movimento per il nostro corpo, al di là della prestazione sportiva classica. È un effetto che si estende dalla testa per giungere ai piedi.

A partire dal cervello, il movimento gioca un ruolo chiave nella nostra salute, sia strutturalmente che funzionalmente: umore, depressione, ansia, disturbi bipolari, conservazione neurale e neurogenesi, anche in età adulta.

Gli adulti anziani ed inattivi sviluppano ipotrofia dell’ippocampo, mentre i loro coetanei che si muovono regolarmente mostrano, invece, una migliore capacità cognitiva, di memoria e di ragionamento.

Il nostro piccolo amico, l’ascidia, può avere un’esistenza senza stress, ma il prezzo da pagare è che perde tutti i vantaggi del movimento. Nel caso degli umani, il movimento permette il mantenimento e miglioramento delle capacità cardiaca e polmonare ed una sana regolazione della glicemia e dei livelli lipidici.

Spesso, con l’aumentare della età, ci si lamenta dell’insorgenza di insonnia. Se non ci muoviamo, non possiamo stancarci, ed il nostro corpo, giustamente, avrà bisogno di meno riposo. Il movimento, quindi, influenza anche il ciclo sonno – veglia, una componente essenziale per uno stato di salute ottimale.

Il movimento potrebbe potenzialmente anche contribuire a salvare la nostra piccola ascidia dal suo destino di finire nei piatti dell’apprezzato mercato asiatico di ‘street cuisine’.

Dei recenti studi hanno stabilito che, nei Paesi affluenti dell’emisfero occidentale, in media, una persona altrimenti sana possa vivere circa il 20% della propria vita in uno stato di diminuita mobilità. Se facciamo mente locale, si tratta di una grossa fetta della nostra esistenza, che viene trascorsa in una fase di estrema fragilità.

Quindi, invece di guardare ai 7 stadi dell’essere umano di shakespeariana memoria, forse un paradigma più appropriato potrebbe essere 3 fasi: dipendente, prima infanzia; attivo; dipendente, anni successivi.

Allora, da dove cominciare?

Ovviamente, se siamo stati sedentari per anni non si può suggerire che da zero si corra la maratona in meno di tre ore, o si sollevino pesi come farebbe Arnold. Invece, uno degli esercizi più benefici che quasi ogni persona sana può fare è camminare ovunque, o, se le articolazioni lo consentono, fare almeno un po’ di jogging. Allo stesso modo, è bene sollevare pesi. In effetti, una qualche forma di quest’ultima modalità di esercizio è essenziale per scongiurare lo perdita di tessuto muscolare legato all’età, la famigerata sarcopenia.

In ogni caso, “non correre prima di camminare”. Il bello della camminata regolare è che più camminiamo, più vogliamo camminare. Camminare non è solo un’escursione in montagna o una passeggiata nel parco. Include pause regolari dalla scrivania, utilizzo di scale invece dell’ascensore, parcheggiare sul lato opposto del supermercato per fare qualche passo in più.

Chissà, da qualche parte potremmo trovare un mercatino dove si vende street food, assaggiare un piatto di ascidie e constatare che sapore abbia un animaletto immobile!

Il Prof. Nicola Maffulli sarà a disposizione per rispondere ai quesiti che gli arriveranno alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it.

Autore Nicola Maffulli

L'autore più citato in ortopedia, il Professor Nicola Maffulli, è superspecializzato in traumatologia sportiva. Ha pubblicato più di 1.200 articoli su riviste scientifiche e 12 libri e ha descritto oltre 40 nuove tecniche chirurgiche in chirurgia del ginocchio, piede e caviglia e chirurgia sportiva, molte delle quali sono state ampiamente adottate in tutto il mondo. Atleta in gioventù, il suo sogno di andare alle Olimpiadi è stato realizzato a Londra: ha guidato un gruppo di sette chirurghi ortopedici per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Londra, ed ha poi organizzato i servizi medici delle Universiadi 2019. Giornalista pubblicista, risponde ai lettori alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it su problematiche di natura ortopedica e traumatologica.