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Monsignor Laudisio e il dogma dell’Immacolata Concezione

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Nicola Laudisio, Vescovo


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Fu il vescovo nato a Sarno (SA) a postulare il dogma dell’Immacolata Concezione, promulgato da Pio IX nel 1854

Tra pochi giorni, esattamente l’otto dicembre, la Chiesa Cattolica celebra la festa solenne dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
L’Immacolata Concezione è uno dei dogmi della Chiesa Cattolica promulgato dal Papa Pio l’8 dicembre 1854, con la bolla papale Ineffabilis Deus che afferma come Maria di Nazareth, a differenza di ogni essere umano, sia stata concepita senza il peccato originale, che viene cancellato con il battesimo.

Infatti, solo la Madre di Cristo ne è esente, poiché Dio scelse un grembo perfetto che doveva custodire la venuta di Dio tra gli uomini.

Eppure, non tutti sanno che il postulatore di tale dogma fu Nicola Laudisio da Sarno (SA), vescovo di Policastro. Questo nome sconosciuto alla massa è inciso al primo posto nella lapide commemorativa del dogma presente nella Basilica di San Pietro a Roma.

Nicola Maria Laudisio, nacque a Sarno da una nobile famiglia che era in stretti rapporti con Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, l’autore di ‘Tu scendi dalle stelle’.

Fin da piccolo sentì la voce della vocazione e, perciò, dopo gli studi ginnasiali fatti in Seminario, entrò nel convento dei Padri Redentoristi a Pagani, dove si distinse per la sua intelligenza non comune e per la sua preparazione teologica, infatti, dopo la nomina sacerdotale, iniziò ad insegnare filosofia e teologia ai giovani studenti liguorini.

Era un abile oratore che appassionava le folle e, persino Ferdinando I di Borbone, che assistette in incognito, ad una sua omelia nella Chiesa di San Ciro a Portici affermò:

Che bella stoffa di Vescovo!

Proprio su proposta del Re di Napoli, Papa Pio VII lo consacrò Vescovo, assegnandogli la diocesi di Bova, in Calabria, mentre Francesco I, successore di Ferdinando, lo nominò Barone del Reale Ordine, Consigliere di Sua Maestà e Pari del Regno.

Rimase a Bova solo quattro anni, ma bastarono per farlo amare da tutti, grazie alle opere che avviò, come la riapertura, dopo trenta anni, del Seminario e la ristrutturazione di varie Parrocchie della Diocesi.

Fu trasferito a Policastro e vi rimase per trentotto anni, fino alla sua salita in cielo, nel 1862, e dove intraprese una dinamica e fervente azione pastorale, fondando monasteri, ristrutturando ed abbellendo le chiese della diocesi e promuovendo opere pie.

Otto anni prima, nel 1854, Monsignor Laudisio era entrato nel ‘gotha’ della Chiesa Cattolica essendo egli il postulatore del dogma dell’Immacolata Concezione.

Non dimenticò, tuttavia, il suo Paese natale, Sarno, facendo costruire, attigua al palazzo di famiglia, una chiesetta in onore di Sant’Alfonso. Oggi quella cappella nobiliare è la parrocchia del rione ‘carresi’ della cittadina sarrastra.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.