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Miracolo di Napoli: non solo il sangue



Un particolare racconto di Napoli nel giorno del miracolo

Città invidiabile, Napoli. Siamo al 19 settembre e ci sono più di 30 gradi. Altrove ci sono giacche e maglioni, qui maniche corte e bretelline. Tra le cose di cui è stata depredata da sovrani ed oppressori di ogni epoca per fortuna non c’è il clima, non c’è il sole. Città dell’eterna primavera, Napoli.

Data speciale, questa, per i napoletani; giorno del santo patrono, della festa di San Gennaro, del miracolo. Per arrivare al Duomo partiamo da Piazza Garibaldi, con la sua armonica confusione di lingue ed etnie diverse. Pizza, kebab, chapati, tutto sullo stesso marciapiede. Crocevia di genti ed idee, Napoli è multiculturale da sempre.

Saliamo lungo Corso Umberto, verso il quartiere universitario, con le sue vetrine e i suoi splendidi palazzi; ma non arriviamo alla prestigiosa Federico II, preferiamo tagliare per Forcella. I negozi sono meno appariscenti, ma ugualmente affascinanti anche se per motivi diversi; le voci degli ambulanti, la musica dei neomelodici e l’inebriante profumo di caffè dei bassi. Forcella sa di Napoli nel modo più autentico possibile, allo stesso modo della Napoli da cartolina, di Posillipo, Mergellina. Napoli è tutto questo e tanto altro.

Città unica, Napoli. Fatta di contrasti, di estremi che convivono, si armonizzano, si conglobano, come il quartiere bene che si incunea tra i vicoli popolari. Città dove l’infinita metafisica corrispondenza degli opposti si identifica nel quotidiano.

Città incredibile, Napoli, dove trovi tutto e tutto è possibile, nel bene e nel male. Napoli, città di antico esoterismo, che ha visto i culti di Iside nelle sue mille facce e mille nomi, luogo eletto dei Magus, dei Virgilio e dei Sansevero, dei Cagliostro e dei Kremmerz, Napoli che sa che bene e male sono solo le due facce della stessa medaglia.

Via Duomo è chiusa al traffico e piena di vita più che mai. Ci sono i mezzi delle televisioni, tutte, RAI compresa; l’occasione di riprendere un miracolo è allettante.

Città incredibile, Napoli, che vive alla giornata e naviga a vista, guidata da amministrazioni che non riescono a programmare l’ordinario, figurarsi lo sviluppo, ma che mette in agenda la data di un miracolo e lo fa per ben tre volte l’anno.

Arriviamo giusto in tempo. La musica che si diffonde annuncia che anche stavolta il sangue si è sciolto, anche stavolta il miracolo è compiuto; il Cardinale Sepe esce dal Duomo per mostrare a fedeli e curiosi che non sono riusciti ad entrare l’ampolla che lo contiene. Poche parole del porporato; il legame di Napoli con il Santo, la rinascita e lo sviluppo di una città.

Si rientra per finire la messa. La gente emozionata si accalca per scattare foto alla statua del santo, all’ampolla del miracolo o anche a qualche vip presenzialista; sacro e profano che si intrecciano. Città saggia, Napoli, sa che forse sono la stessa cosa.

Vola anche qualche “caccia i soldi” a De Laurentiis, sommesso, ovviamente, in chiesa non è il caso di andare oltre.

Si resta anche quando la cerimonia è conclusa.

Dalla postazione della stampa riusciamo a scattare qualche buona foto.

Usciamo. La gente in strada è sorridente, oggi è un altro giorno.

Fa niente se domani sarà uguale.

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.

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