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Pino e i suoi mille colori

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Napoli saluta Pino Daniele

Non potevano non essere anche a Napoli i funerali di Pino Daniele.  Per diversi motivi. Non si poteva negare ad una città intera la possibilità di abbracciarlo per l’ultima volta. Ma soprattutto perché solo  Napoli è capace di tanta partecipazione ed intensità. 

Sì, Napoli, con tutta la sua napoletanità che tracima in retorica. Suonano amare e vere le parole di Pino: Napule è tutto nu suonno E a’ sape tutto o’ munno Ma nun sanno a’ verità. Non conoscono la verità, altrimenti non sentiremmo e non leggeremmo tante sciocche sentenze. Quelle, ad esempio, di sedicenti opinioniste che parlano di un ‘vergognoso teatrino trash’ o ancora di ‘scempio imbarazzante’ come se fosse un oltraggio al grande cantante volergli rendere l’ultimo tributo in modo forte e caloroso come solo Napoli sa fare. Come se aver creato la pagina Facebook “Vogliamo il funerale di Pino Daniele a Napoli” fosse stato un insulto al grande cantautore e non l’estremo omaggio!!!

Non c’era retorica a Napoli, ieri sera, non ve ne era al flash mob dell’Epifania. C’era Napoli, viva anche se addolorata e in lacrime. C’era la solita Napoli, autentica e spettacolare, così come Pino l’ha sempre cantata. Napule è mille culure, e c’erano tutti ieri sera. I colori di una pioggia sottile e malinconica, ma guai ad aprire gli ombrelli, si rischiavano urla e sfottò, la gente voleva vedere Pino, per l’ultima volta, anche in quel modo, anche senza vederlo davvero. Quelli di una Napoli composta, anche quando riceve immeritati schiaffi.

Dal palco ci tocca sentire che durante il flash mob del 6 non c’erano stati incidenti, con meraviglia, quasi come se i napoletani non potessero riempire una piazza senza scadere in rissa.

Stranamente nemmeno ieri sera ci sono stati incidenti. Incredibile ma vero. Quelli di una piazza gremita da generazioni diverse, che piange, senza pudore, perché nella ‘retorica della napoletanità’ delle emozioni non ci si vergogna; persone mature commosse e adolescenti scossi dai singhiozzi, visi solcati da lacrime e gocce di pioggia. Quelli di mille striscioni e scritte, di bandiere e sciarpe del Napoli, ma anche vessilli neoborbonici di una città che non dimentica e riscopre le radici; quelli dei cori da stadio e delle melodie. Quelli di un silenzio quasi irreale mentre si attende che la bara venga portata sul palco; attimi e poi eterni minuti, quasi trattenendo il fiato. Quelli di una città che canta le canzoni diffuse dall’altoparlante a funerale finito. Napule è, QuandoQuanno chiove; e le parole le sapevano tutti, davvero tutti, sono e resteranno dentro chi la musica l’ha vissuta e la sente davvero, pur non facendo il musicista per campare.

Lo riportiamo, il testo, non perché possa impararlo chi sappiamo che non leggerà, tanto nemmeno serve; lo citiamo per noi, per rivivere ricordi ed emozioni.

E te sento quanno scinne ‘e scale ‘e corza senza guardà e te veco tutt’e juorne ca ridenno vaje a faticà ma poi nun ridi cchiù. e luntano se ne va tutt’a vita accussì e t’astipe pe nun muri’. E aspiette che chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà ma po’ quanno chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà. Se fa scuro e parla ‘a luna e te vieste pe’ sentì pe’ te ogni cosa po’ parlà ma te restano ‘e parole e ‘o scuorno ‘e te ‘ncuntrà ma passanno quaccheduno votta l’uocchie e se ne va. E aspiette che chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà ma po’ quanno chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà. E aspiette che chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà ma po’ quanno chiove l’acqua te ‘nfonne e va tanto l’aria s’adda cagnà.

Assurdo che in diretta nazionale un cantante napoletano possa dire di non ricordarla. Piazza del Plebiscito, Napoli, noi tutti, le parole le abbiamo cantate senza esitazioni, sono quelle di una vita. “Napule è mille culure”; ieri c’erano, mille e più colori; tutti quelli che Pino ha dipinto con note e poesia. Si chiude con Je so pazzo; il caso non esiste e vogliamo pensare che chi ha composto la scaletta abbia voluto proprio questo come ultimo pezzo. La commozione c’è ancora, ovvio, ma la gente in piazza comincia a saltare, a battere le mani a ritmo. L’ultimo saluto a Pino è con il sorriso sulle labbra; un sorriso, anche se amaro, la grinta e la sfrontatezza di chi grida al mondo e vogl’essere chi vogl’io, un moto d’orgoglio per rivendicare la propria dignità, Masaniello è crisciuto Masaniello è turnato.

Quando finisce anche la musica decine di migliaia di persone lasciano la piazza meste e composte; qualcuno ha ancora gli occhi lucidi, altri chiamano al cellulare per raccontare emozioni, sensazioni. La pioggia si intensifica, ma che importa…  tanto l’aria s’adda cagnà.

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.