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Mille anni e non sentirli

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Eremo di Santa Maria a Castello


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Santa Maria a Castello, la fortezza – eremo da oltre un millennio domina la valle del Sarno e dell’Irno

Da oltre mille anni, posto sulla collina di Sant’Apollinare, a 280 metri sul livello del mare, un imponente edificio domina sia la valle del Sarno che quella dell’Irno e offre al visitatore un panorama mozzafiato: il golfo di Napoli con le isole di Ischia e Capri, il Vesuvio, l’agro sarnese – nocerino e la valle dell’Irno.

Ricade nel comune di Castel San Giorgio, in provincia di Salerno, ed è sotto la giurisdizione della Parrocchia di San Biagio di Lanzara, una frazione di Castel San Giorgio.

La collina di Sant’Apollinare presentava insediamenti già in epoca pre-romana come testimoniano alcuni reperti archeologici, vasellame di terracotta e monete di bronzo, che, negli anni settanta, in assenza di un luogo idoneo, erano conservati presso la Scuola Elementare di Lanzara.

Inoltre, i resti di antiche mura di edifici e di monumenti funebri, tuttora visibili, hanno fatto supporre l’esistenza di una città romana, Fractanova, che avrebbe controllato il Passo dell’Orco e, in seguito, l’acquedotto augusteo, che riforniva di acqua il porto di Miseno, dove era attestata la flotta romana.

Una curiosità: ci siamo già imbattuti in passato nel Passo dell’Orco, quando abbiamo parlato del primo tunnel ferroviario del Regno delle Due Sicilie. Il nome Orco deriva al condottiero Cartaginese Annibale Barca, che, valicando il passo, distrusse Nuceria, l’unica delle città sannite rimasta fedele a Roma.

La fondazione del primo nucleo del maniero si deve al principe longobardo Arechi II, nella metà dell’ottavo secolo, e nell’intenzione del principe di Benevento era la più importante di una serie di fortificazioni posta a difesa del Regno che comunicavano tra loro, con segnali luminosi o di fumo, a difesa del territorio.

Con la caduta dei longobardi la fortezza perse la sua funzione militare e fu donata dai vincitori, i Normanni, all’Abazia Benedettina di Cava de’ Tirreni, come compenso per l’aiuto ricevuto.

Dopo un periodo di abbandono, nel 1200, la rocca fu riconvertita in eremo e fu costruita al suo interno la piccola chiesa con il campanile.

Per circa cinque secoli, fu luogo di ritiro spirituale e ristoratore da affanni per i benedettini prima e per i francescani conventuali poi. Dopo la parentesi napoleonica e la confisca dei beni ecclesiastici, l’eremo tornò di nuovo sotto la giurisdizione della Badia di Cava de’ Tirreni e, per competenza, alla Parrocchia di San Giovanni Battista di Roccapiemonte.

Dal 1856 l’eremo di Santa Maria a Castello, con la frazione Trivio, passò sotto la giurisdizione della Parrocchia di San Biagio di Lanzara, che custodisce le chiavi di ingresso della struttura.

Oggi il castello – eremo, dopo molte ristrutturazioni avvenute nei secoli passati, si presenta a pianta quadrangolare, con maschi angolari con l’edificio principale disposto su due piani, ognuno dei quali ospita quattro stanze e una cisterna per la raccolta delle acque.

Un secondo stabile, la foresteria, formato due locali a piano terra che accolgono la cucina e la sala da pranzo, un’altra cisterna, un camerino ed un cortiletto interno con una scala, che porta a due stanze superiori. È presente, inoltre, un sotterraneo con altre quattro stanze.

La piccola chiesa, dedicata alla Madonna delle Grazie, è a pianta rettangolare, coperta con volta a botte, con un altare centrale e due laterali e la decorazione è in stile barocco, il pavimento, maiolicato, è costituito da riggiole napoletane.

Sull’altare maggiore, racchiuso in una nicchia, si trova l’affresco trecentesco della Madonna seduta su una sedia con il Bambino tra le braccia. Alla chiesa è addossato un campanile di pianta quadrata.

Nei giorni di Pasquetta e del primo maggio i fedeli si recano in massa sul castello, percorrendo un’ampia strada asfaltata, portando in processione San Biagio e Sant’Antonio, e trascorrono la giornata tra grigliate, vino e balli.

Il luogo è facilmente raggiungibile in auto; dista circa cinque chilometri dall’uscita del casello autostradale dell’A30 di Castel San Giorgio.

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.