‘Eternal sunshine of the spotless mind’
Joel, Jim Carrey, si sveglia una mattina cominciando ad imprecare contro San Valentino, festa creata ad arte dai geni del marketing per far soffrire le persone. Si veste, si prepara per andare a lavoro, ma una volta alla stazione cambia idea e prende un treno per una località di nome Montuk.
È solo, è triste, cammina sulla spiaggia deserta, pensa alla storia finita con Naomi, al suo essere impotente di fronte alle “calamità” della vita… poi intravede una ragazza, prima in riva al mare, poi al bar davanti ad un caffè e pensa che non è possibile continuare ad innamorarsi ogni volta che una persona si mostra appena un po’ più gentile con lui.
La rincontra in treno ed è lì che lei gli rivolge la parola: è un tipo strano ma a Joel piace, il suo nome è Clementine, Kate Winslet.
Ma, un momento… quello che stanno vivendo è un déjà-vu di cui non si rendono conto… i due sono già stati insieme, erano una coppia, avevano ricordi in comune… dove sono finiti quei ricordi?
Quella che appariva la nascita di una normale relazione tra un ragazzo ed una ragazza si rivela un viaggio nei meandri della psiche, una cavalcata a ritroso tra le emozioni e le esperienze vissute dai due.
La verità è che Clementine, a suo tempo, aveva deciso di lasciare Joel e, nel farlo, per toglierselo dalla testa, si era rivolta ad una équipe medica specializzata nel cancellare ricordi; lui però lo è venuto a sapere e, naturalmente, non se ne fa una ragione ma si rivolge agli stessi medici per subire identico trattamento e dimenticare per sempre il suo “mandarino”.
Qualcosa durante l’intervento a Joel non va come dovrebbe, anche perché è lui a fare resistenza, a cambiare idea: così dà vita ad una fuga all’interno della sua mente, nascondendosi tra quei ricordi che man mano vede scomparire; mentre ripercorre la sua vita tutto crolla simbolicamente attorno a lui e ritrova Clementine, inconsapevole di ciò che sta accadendo, innamorandosene ancora.
Ma attorno ai due ruota un mondo in balia delle conseguenze dell’amore, dei rapporti impossibili, della necessità di dimenticare certe passioni per continuare a vivere senza rimorsi e sofferenze: chissà quanti prima di loro hanno cercato la “salvezza” facendosi cancellare i ricordi e chissà cosa potrebbe provocare ad ognuno di questi la notizia che parte della vita che hanno vissuto non esiste più nella loro memoria.
Il film è sicuramente tra i più originali della cinematografia moderna: la sceneggiatura geniale di Charlie Kaufman, che qui supera se stesso dopo le eclettiche prove di ‘Essere John Malkovich’ ed ‘Adaptation – Il ladro di orchidee’, entrambi consegnati nelle mani di Spike Jonze, si serve della sconvolgente direzione di Michel Gondry per la trasposizione su pellicola e ne esce fuori una vera e propria seduta di psicanalisi per ogni singolo spettatore.
Non è possibile evitare l’immedesimazione: sei innamorato, credi di esserlo, lo sei stato, sei stato mollato o sei stato tu a farlo, in ogni caso verrai travolto da questa storia e da come ti viene raccontata.
Voce narrante e presenza quasi costante dei rumori di fondo, macchina da presa tanto isterica quanto depressa, l’incrociarsi dei piani temporali che non hanno nulla a che fare con i flashback ma ti servono la storia come un puzzle che non fai altro che fare e disfare, luce e recitazione naturali per il racconto di un amore in modo moderno, per l’approccio ai sentimenti così come per le false speranze, le illusioni che, regolarmente, al giorno d’oggi sbocciano al formarsi di una coppia.
I primi venti minuti sembrano la nascita di una normale storia d’amore, non si avverte nulla di strano fino a quando non arrivano i titoli di testa e tutto comincia ad ingarbugliarsi in maniera esaltante.
D’altronde Gondry ha diretto in modo eccellente videoclip per Bjork e White Stripes e sa come attirare l’attenzione e sconvolgere lo spettatore, poi con una sceneggiatura di questa portata ha trovato gli ingredienti giusti per mettere in mostra la sua bravura.
Interpreti al loro meglio: Jim Carrey è all’altezza delle prove di ‘The Truman Show’ e ‘Man on the moon’ ed ormai gli va stretto l’appellativo di “maschera”. Da un po’ di anni costruisce i suoi personaggi studiando i loro conflitti interiori e mostrando in maniera impressionante i vari stati d’animo che nel corso della pellicola si alternano, così come per Joel, protagonista di questo film, prigioniero di un amore da cui non è intenzionato – capace? – a liberarsi ma anzi è pronto a difendere dalle sue debolezze e dalle sue decisioni affrettate.
Brava Kate Winslet che, per fortuna, con gli anni è riuscita a scrollarsi di dosso il peso ingombrante del ‘Titanic’, ottimo trampolino di lancio nonché fonte inesauribile di guadagno ma sicuramente non la sua prova migliore.
Di certo non come la spontanea interpretazione della lunatica Clementine alle prese con una vita confusionaria e con la necessità d’amare che le condiziona un’esistenza a cui non basta una tintura di capelli quotidiana per migliorare le cose.
Molti i momenti e le frasi toccanti ed emozionanti del film, soprattutto perché mai banali e comunque inseriti in contesti in cui tutto ti aspetti fuorché quello che verrà detto o fatto.
La scena più originale è quella che vede i due protagonisti parlare tra loro in libreria e durante la conversazione ognuno dei libri, a poco a poco, perde immagini, colori e scritte sulla copertina diventando completamente bianco creando una situazione di azzeramento totale in cui qualsiasi cosa deve essere rifatta daccapo, tutto deve essere ricostruito così come la relazione di Clementine e Joel ormai svanita insieme ai ricordi comuni.
L’azzeccatissima citazione di Nietzsche,
Beati gli smemorati perché avranno la meglio sui loro errori
oltre a sembrare un messaggio promozionale per la società che si occupa di cancellare i ricordi è la spiegazione di una condizione inevitabile che viene prima o poi a sorgere in un rapporto di coppia dove la memoria da perfetto collante muta in arma ideale per rinfacciare torti subiti in passato.
Ma a questo pessimistico realismo, quasi impossibile da controbattere per chiunque abbia vissuto una relazione, si contrappongono dialoghi che, con la loro semplicità e naturalezza, esaltano la magnificenza di questo irrazionale ed ingombrante sentimento che è l’amore, quello vero, pronto a non arrendersi all’ovvietà dell’abitudine e ad accettare gli insopportabili difetti di chi si ama…
Tu ti accorgerai davvero di come sono fatta… ed io mi annoierò di te…
– …OK!!!
In ‘Se mi lasci ti cancello’ l’amore è rappresentato alla stregua di un cerchio più o meno perfetto: due persone che si amano, anche se, in un dato momento della loro vita, prenderanno direzioni diverse, prima o poi si rincontreranno, perché, al contrario dei ricordi, l’amore non può essere cancellato.
Il vergognoso titolo che ha scelto il distributore italiano porta fuori strada la maggior parte delle persone, convinte di trovarsi di fronte una commedia demenziale stile fratelli Farrelly o una soporifera e mielosa storiella divertente tipo ‘Se scappi ti sposo’.
Potevano mai considerare, i cervelloni fabbricanti di denari dell’industria cinematografica del Belpaese, noi spettatori dello stivale degni del significativo quanto poetico titolo originale? Non ci hanno neanche pensato!
Fortuna ha voluto che nei titoli di testa, così come nelle riviste specializzate, venga menzionato lo straordinario verso di Alexander Pope che regista e sceneggiatore hanno scelto come emblema della storia che hanno voluto raccontare: ‘Eternal sunshine of the spotless mind’, ‘L’eterna luce solare della mente immacolata’.
Autore Paco De Renzis
Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.