Un viaggio nella dignità degli Affetti!
Non forzava mai l’essere naturale di nessuno.
Aveva una mano aperta pronta a ricevere, ma senza afferrare.
Quel che arrivava spontaneamente… accoglieva… non una briciola di più.
Quel che poteva dare spontaneamente… dava… non una briciola di più.
Sapeva bene che tutti erano mendicanti di amore e di attenzioni.
Per tale ragione le finzioni non lo potevano ingannare.
Perché mai chiamare amore la pretesa di essere amati?
Non è forse una farsa infantile?
Il solito assordante e deplorevole coro: “Io ti amo! Tu non mi ami!”
Chi ama, pensava, ama e basta, e non partecipa all’insulsa gara del “Io sì che so amare!”
Egoismo nobilitato da vuote illusioni.
È forse dignitoso mendicare affetti?
Rifletteva…
E poi… sono tutti lì… a pretendere quello che a propria volta gli altri pretendono da loro…
Mendicando alla porta di un mendicante, che cosa volete mai che si ottenga?
Pensava…
E camminava tra una folla ciondolante come zombie chiamata: “Io sì che so amare! Io sì che amo! E chi non mi ama non è degno di me!”
Una folla scrivente ignara che la restante metà scriveva in egual modo contro di essa.
Mani protese, indecorosamente imploranti… verso altre mani altrettanto protese senza dignità.
Mani camuffate dalla falsa capacità di amare… mascherate con nobili aforismi allo scopo di sentirsi sagge, sapienti e dalla parte del giusto.
Erano davvero buffi!
Pensava…
Ecco quello che scrivono infestando i social: £Mi donerò solo a chi è degno di me!£
Ma cosa ci fa pensare di non essere noi non meritevoli di qualcosa o qualcuno?
Che cosa ci fa pensare di poter urlare: £Solo chi è degno del mio cuore avrà il mio amore”!?
Ma te lo sei visto il tuo amore? Sicuro che sia davvero amore, e non la solita scodella senza alcuna dignità? Siamo certi che non sia invece la ripetuta scontata imposizione di un modo di amare, cioè la famigerata pretesa che venga accettato il nostro modo, pur calpestando insolentemente il modo dell’altro?
E camminava…
Poi si fermava…
E scriveva nel suo diario:
Mai mi venga la folle e patologica idea di credermi meritevole di qualcosa di più di quel che sono io. Mai mi venga la deplorevole idea che ci sia qualcuno che non sia degno di me. Che la mia selezione si basi sugli interessi comuni, piuttosto che sulla pretesa di essere migliore di chissà chi. Perfino un insetto è certamente degno della mia compagnia. È questione di affinità, più che di meritocrazia relazionale!
Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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