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Memoria e identità: il giorno dopo

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Il 27 gennaio scorso, come ogni anno dalla sua introduzione nel 2005, si è celebrato in molti paesi il “Giorno della Memoria” che commemora la liberazione da parte dell’Armata Rossa del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia.

Introdotto dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Giorno della Memoria rappresenta per l’Umanità intera a mio avviso, la sintesi essenziale del ricordo di tutte le vittime dell’Olocausto: ebrei, omosessuali, massoni, e altre minoranze, che hanno perso la vita per mano di “chi”, politicamente e per fini strategici soprattutto economici, non accettava né riconosceva la loro identità.

La società moderna non può dimenticare ciò che è avvenuto solo settanta anni fa; ha un obbligo verso le generazioni future di tenere accesa la lampada della realtà storica affinché nulla vada perso in un vuoto e terminale dimenticatoio.

Oggi, nella cosiddetta era moderna, accade l’opposto. Le genti vittime dell’Olocausto avevano un’identità, una storia, una radice culturale che le contraddistingueva e le distingueva. Allo stato attuale, invece, gli occhi di questa generazione stanno assistendo alla totale snaturalizzazione dell’essere umano per mano di chi, forte di un potere economico, si sente in grado di “acquistare la Vita”, sostituendosi alle leggi della Natura.

Qualche giorno dopo l’approvazione in Parlamento del ddl Cirinnà che riconosce pacificamente e legittimamente i diritti tra coppie omosessuali improntandone una regolamentazione, le testate giornalistiche italiane sono state letteralmente inondate dalla notizia della “neo paternità omogenitoriale” di un noto parlamentare italiano. Lo scrivente ovviamente attende riscontro positivo dell’attendibilità della notizia. Ciononostante, si è letto che la coppia già da tempo aveva programmato questa nascita attraverso il “sistema” della maternità surrogata, o “utero in affitto” che dir si voglia. Ciò che “scalfisce” la mia coscienza laica è la modalità con cui si è originata questa “nuova vita” venuta al mondo.

Si parla di ovulo appartenente ad una donna statunitense, fecondato dallo sperma del compagno del parlamentare e successivamente impiantato nell’utero di un’altra donna di origine cambogiana. Il parto sarebbe avvenuto proprio negli Stati Uniti. Inoltre, alcune testate giornalistiche e televisive hanno addirittura parlato di un “costo” dell’operazione, ammontante a circa 135.000/00 euro versati proprio dal parlamentare italiano, a titolo di compartecipazione del “sodalizio genitoriale”.

Senza scendere nel merito di una profonda ed acuta disquisizione giuridica, sia sotto il profilo civilistico che penalistico, e senza in alcun modo improntare alcun discorso polemico, frutto di retorica e vetusto moralismo, ed attendendo soprattutto la fondatezza della veridicità della notizia riportata dallo scrivente in maniera sui generis, le domande che ci si pone, sono solo ed esclusivamente queste: il nascituro, ignaro attualmente di tutto questo, ahimè “miscuglio genitoriale” sostanzialmente di chi è realmente figlio? Qual è la sua reale identità?

Che non mi si venga a fare discorsi del tipo: “geneticamente è figlio di …” , per poi approdare al  “… ma giuridicamente è …”, e giungere poi, all’ipocritamente giustificante “… figlio dell’Amore …” (!!!).

Violate, nel modo più assoluto, le leggi naturali della genetica, della biologia, dell’etica e soltanto per finire della ragione laica: il tutto attraverso l’ausilio di un bieco “potere economico”, finalizzato alla destrutturazione totale del concetto di “uomo” come essere naturale, appartenente alla natura e da essa stessa proveniente.

È inconcepibile, che un individuo al di là della sua posizione professionale e politica, per meri fini personali, possa determinare una tale condotta, trasgredendo le leggi dello Stato a cui appartiene.

Questo è un precedente grave e pericoloso e sicuramente non è il solo e l’unico, sia per il nostro Paese che per la società civile in cui viviamo.

Qui non c’entra la religione, la modernità, l’evoluzione della razza umana, l’orientamento politico né tantomeno quello sessuale: il punto nodale della situazione è che l’Italia, denominato ormai da anni il “Paese delle mezze verità” sia scenario e teatro di un disfacimento legislativo che origina soltanto caos e confusione in ogni settore.
Il diritto di famiglia è una branca giuridica che tocca interessi delicati della persona che non può essere così facilmente violato, deturpato e sostanzialmente disfatto.

Non è il riconoscimento delle unioni civili l’apertura all’illegale, illegittima ed incostituzionale “maternità surrogata” bensì la strumentalizzazione, per mezzo del potere economico, dei diritti fondamentali della persona, “illegittimamente e velatamente autorizzata”, da parte di una politica deviata della quale si attende una reale identificazione.

Un “essere umano” deve indispensabilmente e naturalmente essere figlio di un uomo e di una donna, perché è questa eterna e primordiale unione di due esseri simili ma non identici che conduce alla “Vita” e non un miscuglio genetico e biologico, artatamente legalizzato da pseudo-leggi completamente destituite di fondamento giuridico.

L’opinione pubblica non può restare inerme e silenziosa innanzi a questa minaccia contro una società che nonostante innumerevoli problematiche, può ancora definirsi moderna e consapevole.

Ognuno ha diritto di dire la propria ed avere voce in capitolo.

Non si può essere vittime di un “Olocausto velato di finta modernità” che fa mattanza delle più antiche leggi della natura e della vita.

Apparteniamo al “Cosmo”, ad un ordine perfettamente naturale che non può e non deve essere contaminato e deviato dalla mano perversa, egoista e cinica di “qualcuno”, noto e non, che non ha alcun diritto di commettere questo scempio esistenziale.

Abbiamo una memoria, un’identità, una propria storia culturale e sociale: è giunto davvero il momento di dire basta!

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".