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Massoneria: Thich Nhat Hanh, chi non è mai nato non può mai morire

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Thich Nhat Hanh


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Mi rendo conto che questo corpo, costituito dei quattro elementi, non è veramente me e che non costituisce il mio limite.

Faccio parte di un flusso di vita fatto di antenati spirituali e di sangue, che scorre da migliaia di anni fino ad arrivare al presente e che scorrerà ancora in futuro, per migliaia di anni.

Sono uno con i miei antenati, sono una cosa sola con tutte le persone e tutte le specie, che siano in pace e al sicuro oppure che soffrano e vivano nella paura. In questo preciso momento sono presente in ogni luogo del pianeta. Sono presente anche nel passato e nel futuro.

Il disfacimento di questo corpo non mi tocca, proprio come la caduta di un fiore di pruno non implica la morte dell’albero. Mi vedo come un’onda sulla superficie dell’oceano: la mia natura è l’acqua dell’oceano. Mi vedo in tutte le altre onde e vedo tutte le altre onde in me. L’apparire e lo scomparire della forma delle onde non influenza l’oceano.

Il mio corpo di Dharma e la mia vita spirituale non sono soggette a nascita e morte. Vedo la mia presenza prima della manifestazione del mio corpo e dopo il suo disfacimento. Anche in questo momento vedo che esisto oltre questo corpo.

Settanta, ottant’anni non sono la durata della mia vita: la durata della vita, come quella di una foglia o di un Buddha, è senza limite. Ho superato l’idea di essere un corpo separato dalle altre forme di vita nel tempo e nello spazio.
Thich Nhat Hanh – Contemplazione del non andare e non venire

La morte di Thich Nhat Hanh non ha fatto rumore, è arrivata in silenzio, a mezzanotte in punto del 22 gennaio 2022, ora del Vietnam, e poi si è diffusa con delicatezza e compassione sulle piattaforme di comunicazione di tutto il mondo. Con la stessa leggerezza che ha accompagnato la sua vita di Monaco Buddhista e Maestro Zen.

Questo ad un iniziato massone dovrebbe dire qualcosa. Come un segno folgorante, un simbolo vivente, un benchmark a cui guardare ed ispirarsi.

Una vita iniziatica piena, quella di Thich Nhat Hanh, che si è fatta simbolo fino in fondo. Che si è dipanata con gioia e abnegazione, dall’apertura alla chiusura dei lavori, “in grazia dell’ora e dell’età”.

Dallo Zenith delle prima apertura di coscienza e di piena energia fino al Nadir dell’ultimo respiro. Quel respiro tanto caro al Maestro che legava la consapevolezza, la mindfullness, al ritmo sistolico e diastolico della respirazione profonda.

Inspirando, ci si concentra sul proprio Io, espirando, si lasciano andare le cose inutili, arrendendosi al tutto, per fluire dentro il Sé. Una continua entrata ed uscita dal mondo.

Thich Nhat Hanh era nato l’11 ottobre 1926 in una città vietnamita vicina al confine con la Repubblica Popolare del Nord sfregiata da una sanguinosa guerra durata vent’anni, dal ’55 al ’75.

Testimone del tempo e insieme testimone del Niente, dell’Altrove da cui tutti proveniamo, questo maestro di vita è stato un indomito e sorridente combattente sul fronte della pace, della non violenza e dei diritti umani. Strinse amicizia con Martin Luther King, che poi lo propose per il premio Nobel per la pace.

L’allora Segretario di Stato McNamara, dopo averlo incontrato, si dimise per una crisi di coscienza. Per il suo impegno pacifista “non schierato” né a favore del Vietnam, né degli Stati Uniti, fu esiliato dal suo paese natale per 39 lunghissimi anni.

In questo periodo, nel 1982, grazie al suo carisma ed al suo impegno, nasce in Aquitania, una grande comunità, Plum Village, oggi il più grande monastero buddista d’Europa, prolungamento ideale della “Comunità delle patate dolci” che Thich Nhat Hanh fondò vicino a Parigi negli anni ’70, subito dopo il suo esilio dal Vietnam.

Questo luogo amorevole, dove si insegna l’arte di vivere in armonia con gli altri e con la terra, ha gemmato molte filiazioni internazionali quali il Monastero di Blue Cliff a New York, il Monastero di Deer Park in California, l’Istituto Europeo di Buddismo Applicato in Germania, il Monastero di Magnolia Grove in Mississippi, la Maison de l’Inspire a Parigi, il Plum Village in Australia, Hong Kong e Thailandia.

L’insegnamento più potente ed emblematico che ci lascia Thich Nhat Hanh, attraverso i suoi numerosissimi libri e soprattutto con il suo esempio, in linea con la tradizione sapienziale di tutto il mondo, è la necessità assoluta della pratica costante, diuturna e operativa per chi si è impegnato, con se stesso, a percorre incessantemente la via iniziatica.

Dalla respirazione sorridente, alla meditazione seduta, libera o guidata, alla cosiddetta “meditazione camminata”, alle invocazioni dei nomi sacri, ai riti di offerta, alla prosternazione del “Toccare la Terra”, fino alla costante e gioiosa presenza in ogni attività quotidiana quando si prepara il pasto, si risponde al telefono, si affronta una discussione con la persona amata, si sparecchia la tavola o si va a fare la spesa.

Quanti Massoni, al netto delle poche, e spesso svogliate, partecipazioni alle Tornate rituali, potrebbero dire, con sincerità e onestà intellettuale, di fare lo stesso, attingendo ad analoghi modelli operativi, personali e collettivi della Tradizione Occidentale, in primis quelli dell’Ermetismo?

Il respiro è il ponte che collega la vita alla coscienza, che unisce il corpo ai nostri pensieri. Ogni volta che la vostra mente si disperde, utilizzate il respiro come mezzo per prendere di nuovo in mano la vostra mente.
Thich Nhat Hanh

Ma un altro smisurato dono della limpida e serena eredità spirituale di Thich Nhat Hanh sono i 14 Precetti o Addestramenti, di cui segnalo, in particolare, il primo, un enunciato che, se ben compreso, dovrebbe far entrare in crisi la coscienza individuale e collettiva di tante piccole e grandi Obbedienze Massoniche, troppo spesso riflesso di miseri ego trionfanti, che, pur ispirandosi ad altissimi Principi di Universalismo e di Fratellanza, di fatto, profanano l’autentico spirito del cammino iniziatico, che non è altro la trasposizione, in Terris, delle leggi del Cielo.

Consapevoli della sofferenza creata dal fanatismo e dall’intolleranza, siamo determinati a non idolatrare né ritenere vincolante alcuna dottrina, teoria o ideologia, neppure quelle buddhiste.

Ci impegniamo a considerare gli insegnamenti buddhisti come strumenti che ci guidano e ci aiutano a imparare a guardare in profondità e a sviluppare comprensione e compassione. Non sono dottrine per cui combattere, uccidere o morire.

Comprendiamo che il fanatismo nelle sue molte forme, è il risultato di una percezione dualistica e discriminante delle cose. Ci addestreremo a guardare ogni cosa con apertura e con la visione profonda dell’inter-essere, per trasformare il dogmatismo e la violenza in noi stessi e nel mondo.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.