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Massoneria: quel folle amore verso la propria immagine

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Amore per sé - Il ritratto di Dorian Gray


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Quando entrarono, trovarono appeso al muro uno splendido ritratto del loro padrone come l’ultima volta l’avean veduto, in tutta la maraviglia della sua squisita e bellissima giovinezza. Disteso ai piedi era un morto, in abito da sera, con un coltello nel cuore.

Nel volto era avvizzito, grinzoso, ripugnante. E, se non avessero osservato gli anelli che portava alle dita, non avrebbero riconosciuto chi era.
Oscar Wilde – Il ritratto di Dorian Gray

Quando Salomone fu vecchio, le sue donne gli fecero deviare il cuore per seguire altri dèi e il suo cuore non restò integro con il Signore, suo Dio, come il cuore di Davide, suo padre. Salomone seguì Astarte, dea di quelli di Sidòne, e Milcom, obbrobrio degli Ammoniti. Salomone commise il male agli occhi del Signore e non seguì pienamente il Signore come Davide, suo padre.

Salomone costruì un’altura per Camos, obbrobrio dei Moabiti, sul monte che è di fronte a Gerusalemme, e anche per Moloc, obbrobrio degli Ammoniti. Allo stesso modo fece per tutte le sue donne straniere, che offrivano incenso e sacrifici ai loro dèi.

Re 11, 4-13

Il nuovo patto con il diavolo si chiama lifting globale. Guance scavate, che miracolosamente risorgono, visi appesi che vincono la forza di gravità. Occhi cerchiati e appesantiti da borse grinzose che ora scintillano sinistri in un nuovo alveo tirato e gommoso. Filler e silicone che riducono le labbra a canotti. Braccia con pendule ali di pipistrello che si trasformano in snelli e giovanili tricipiti.

Nel gioco del “se fosse”, la colonna sonora non sarebbe di Mozart, di Bach, dei Pink Floid, di Battiato o di Loreena McKennitt. Ma il sinistro ed assordante bordone gorgoliante di una cannula che aspira giorno e notte le cellule adipose. Uno spettacolo ributtante, spesso replicato di notte da programmi TV che mostrano, pornograficamente, interventi su interventi di chirurgia plastica. E continue esplosioni di brufoli schiacciati inframezzati da nasi martellati e rettificati.

Ciò che ho scritto nell’incipit e che sto per dire, è un’evidente metafora che oggi vale per uomini, donne ed Istituzioni. E, non ultima, per la Massoneria chiacchierona e speculativa.

Se con il terzo occhio si potesse vedere l’uomo in pura forma energetica, secondo Don Juan, maestro di Castaneda, ognuno apparirebbe come un uovo luminoso irradiato di indefinite fibre filiformi d’energia radiante delle stesse dimensioni di un corpo con le braccia estese di lato.

Le fibre del composto umano, a loro volta, sono emanazioni di una fonte inimmaginabile ed incommensurabile, chiamata simbolicamente Aquila, che, cabalisticamente, fa pensare alla Corona dell’Albero della vita Kether, l’ultima allusione ‘formale’ possibile prima del salto nell’Infinito, al di là del duale.

Non è vecchio chi si rifà ad un’antica tradizione, è vecchio chi non sa rinnovare il testo, chi è soggiogato dal dogma. E si ‘tira’ inutilmente le rughe affette da una secchezza incurabile, perché la causa è interna, profonda: nel nucleo vitale desertico e sclerotizzato. Una siccità del cuore e del pensiero.

È vecchio chi si prosciuga come un acquitrino stagnante. Chi continua a confondere tradizione con consuetudine. Chi non sa rinnovarsi o non sa vedere le correlazioni dell’apparente diversità con l’intima unità ed interrelazione del tutto.

Un tutto dove, come disse negli anni 70 il matematico Edward Lorenz in una famosa conferenza

il batter d’ali di una farfalla in Brasile può provocare un tornado in Texas.

Nel mondo del ‘dentro’, tutto è olistico, legato a doppio filo con l’altro, con gli esseri umani, con la Terra, con gli alberi, persino con gli esseri segreti e misteriosi del bosco. Folletti, fate, gnomi ed elfi. Con le silfidi che popolano l’Aria, con le ninfe dell’Acqua e le sirene del mare, con le salamandre alchemiche, che danzano nel Fuoco.

Tali elementali esistono, ma non li riusciamo a vedere, salvo in spiragli di meditazione o sull’orlo di stati di coscienza alterati, attivati da shock, incidenti e fratture interne, poiché la frequenza dei nostri occhi è inadeguata.

Nel mondo del ‘fuori’ il nostro lavoro distruttivo è perennemente teso a dividere, smembrare e centrifugare la realtà. A recidere, come la Moira Atropo, i fili della propria ed altrui esistenza. Le tenebre si infiltrano come oscura nebbia nelle fenditure del tempo.

L’odio per il segreto e per il lavoro iniziatico monta come un’onda, parallelamente alla crescita di un’esplosiva pressione interna fatta di rabbia, di ansia e di cecità spirituale. Di belluina affermazione egoica.

Ma oltre all’inferno del ‘fuori’, alla dolorosa consapevolezza del ‘dentro’, paragonabile al nostro tremendo e meraviglioso purgatorio iniziatico operativo, c’è un ‘oltre’ sovrumano che non si può e non si deve nemmeno pensare e pronunciare. Che intender non può chi non lo prova e che anche la più brillante scintilla di intuizione o di lumeggiamento contemplativo non basta a fissare.

Se si vuole vivere per sempre si deve morire per sempre.
De-strutturarsi, de-formarsi, spersonalizzarsi.
Paura? Di cosa? Di perdere il tranquillizzante attaccamento alla personalità profana?

Occorre avere il coraggio di tentare un salto transpersonale, oltre il limite dello spazio e del tempo. Tanto, malandati, malaccorti e tragicamente sprovveduti, ci arriveremo tutti nel post mortem. Meglio allenarsi prima, in vita, ad una ‘morte alternativa’. Ed arrivarci preparati.

Compito della Massoneria, come scrive Boyer, è portare l’iniziato nella zona del Silenzio. Ed oltre. Trascendere la forma non vuol dire, quaggiù, rinunciare alla Massoneria della Città, fatta di Gran Logge, di sedi, di targhe, di sedie, di poltrone, di fotocopiatrici, di sale riunioni, di agapi e di bevute.

Ma considerare costantemente che, accanto ad essa, esiste una Massoneria del Giardino, che è un puro piano di coscienza, dove incontrare, nella Libertà dello Spirito, altri iniziati, mistici, folli, pellegrini e cercatori sulla via del Risveglio, su uno stesso piano di coscienza e di vibrazione. Perché, come sempre, ciò che sembra altissimo, lontano ed inaccessibile, è come ciò che è in basso. Questo è il mistero del Regno di Malkuth: come in Cielo, così in Terra.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.