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Massoneria: quando il veleno diventa pharmakon

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Massoneria - scintilla divina


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Pharmakon, in greco, è una parola ambigua, che può designare sia un veleno sia una medicina.

Dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
Fabrizio de André

Sono sempre stato un eterno ripetente sulla via della Tradizione ed oggi sento il bisogno di scendere ancora una volta nel Gabinetto di Riflessione per prepararmi ad affrontare di nuovo le sfide degli Elementi. A rimettermi in gioco seguendo la mia personale entelechia.

Come spesso accade, un vento impetuoso ha cancellato il quadro tracciato sulla sabbia.

Come ha scritto Jorge Luis Borges:

Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra.

Anche se l’ego o “io inferiore” di tanti, troppi fratelli che ho incontrato sul mio cammino ha profanato i nostri principi, sono certo che la loro Anima, la scintilla divina che ognuno ha in dote, su un piano più alto ma non cosciente, continua ad anelare l’amore e la concordia con tutti.

L’altro, anche il più irriducibile, narcisista aggressivo, non è mai un nemico. O almeno non lo è in senso assoluto. I veri nemici, si sa o si dovrebbe sapere, sono dentro di noi. “Prodotti” da quell’installazione estranea dei Voladores, come la definiva Castaneda che è in sostanza la nostra mente, fatta di credenze, abitudini, consuetudini che alimentano di continuo e “senza ritegno” il nostro Ego.

Metalli, forze contro-iniziatiche, divisive, del dia-ballo, che risalgono dalle nostre oscure e profonde prigioni non opportunamente “sigillate” e che si nutrono del nostro odio, della rabbia, del rancore, del potere fine a se stesso, anche il più futile e insensato, per impedirci di realizzare il compito per cui siamo nati: diventare noi stessi e riunirci, attraverso “virtute e canoscenza” alla sorgente, ternaria e misteriosamente unitaria, di Forza, Bellezza e Saggezza che sgorga dal nostro Sé.

Quando sono entrato in Massoneria, tantissimi anni fa, ho avuto la fortuna di ricevere in dote quattro strumenti fondamentali: gli autentici valori tradizionali della Libera Muratoria, un approccio analogico vibrazionale per avvicinarmi ai Simboli, gli attrezzi giusti per lavorare sulla mia pietra grezza e quel che più conta, l’esempio, la coerenza e la saggezza dei Fratelli maggiori che con i loro comportamenti, con la loro umiltà, e, se necessario, con la loro severità, mi hanno fornito un modello a cui ispirarmi.

Oggi troppo spesso non ritrovo più nella Massoneria, nelle “Massonerie”, lo stesso rigore, gli stessi valori. Sulle cause che hanno condotto a tale profanizzazione preferisco non ripetere ciò che ho scritto in altri articoli. Molte le potrei attribuire al mio impenitente idealismo.

Parimenti, e per fortuna, sento e vedo una qualificata ma potente minoranza di iniziati che sale come mille gorgoglianti bolle d’ossigeno imprigionate sul fondo di una putrescente palude. Sento e vedo un movimento di coscienze che si allargano, vecchie rigidità che si sfaldano e che fanno posto alla riflessione, alla percezione del mistero, allo sganciamento da una situazione di conforto e di stagnazione. Un affrancamento, seppur iniziale, da una vulgata edulcorata accettata come dato di realtà e mai o pochissimo messa in discussione.

Tale condizione paradossalmente si potrebbe paragonare ad una serie di fenditure nella Grande Muraglia “al contrario”, dove, invece che insinuarsi le ombre degli Arconti, penetrano, nell’ombra del nostro io, lame di luce corroboranti che irrorarono e illuminano la nostra anima smarrita.

Fra tanti segnali rivelatori restituiti dall'”arte della memoria”, cito a testimonio un passo che ci invita a non fermarci neanche per un attimo di auto-compiacimento:

Siamo, o almeno dovremmo essere, in continua evoluzione. Di conseguenza, qualsiasi scritto, articolo, saggio, romanzo o tavola, è già superato dal momento in cui viene messo l’ultimo punto.

E questo mio scritto non fa certo eccezione.

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Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.