Home Rubriche Pensieri di un massone qualsiasi Massoneria: lettera a una sorella tra ‘chiacchiere e distintivo’

Massoneria: lettera a una sorella tra ‘chiacchiere e distintivo’

2945
Lettera


Download PDF

L’iniziato nel Giardino avanza davanti al Sole senza che un’ombra venga proiettata a terra.
(…)

La funzione principale delle società iniziatiche consiste nell’accompagnare il ricercatore nella zona di Silenzio dove si dispiegano l’Essere e la Coscienza non-dualistica.
Rémi Boyer

Cara Sorella, mi rendo conto sempre di più della rovinosa situazione in cui versano in Italia tante Gran Logge, numericamente grandi o piccole che siano.

Conoscendo la tua purezza interiore e la tua indomabile onestà intellettuale, che stimo profondamente, mi permetto di auspicare che prima o poi ti possa rendere conto di quanto certe ‘Obbedienze’ – mai questo termine, ormai lontano anni luce dalla sua originaria etimologia, fu più azzeccato – siano apparati amministrativi egoici e competitivi, pur in apparente professione di universalità massonica.

Realtà dogmatiche, spesso vessatorie, persecutorie ed incompatibili con la più vera ed audace ricerca iniziatica. Riflettiamo sorelle e fratelli. Nel silenzio interiore.

Certi giuramenti iniziatici si fanno a se stessi, non a un “idolo”: una lista elettorale vittoriosa, un potere amministrativo o un singolo individuo. Così come tutti i cittadini italiani, per analogia, hanno il dovere di

essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
Art. 54

E non fedeli ad altro o ad “altri”. L’unico giuramento, oggi trasformato in languida promessa, che conta davvero è quello di

impegnarsi incessantemente, per tutta la vita, a percorrere la via iniziatica.

Ti assicuro che se mi dovessi malauguratamente trovare in condizioni di scegliere tra una via di ricerca ed un’altra nella mia attuale ‘Obbedienza’ di ‘appartenenza’ – altro termine vistosamente possessivo – e dovessi essere posto nella condizione dualistica, quindi profana, di scegliere, non avrei titubanze a scegliere la libertà.

E accoglierei ogni eventuale e ridicola tavola d’accusa come un vero onore e conferma della profanizzazione delle Massonerie.

Non dispero di lavorare presto insieme a te in Loggia e/o sui piani sottili della Massoneria del Giardino, come direbbe Boyer.

Sono sempre pronto a mostrare e dimostrare il mio amore fraterno nei confronti di tutti i fratelli e sorelle sparsi sulla superficie della Terra.

Nessun ente istituzionale, nessuna burocrazia, o Gran Maestro potrà mai amministrare il mio sentimento di vera fratellanza universale. Come cantò Battiato: Povera Patria.

Ma consoliamoci, in ogni fine c’è un nuovo inizio. Non guardiamo solo in negativo alcune persistenti posizioni reazionarie, spesso riaffermate acriticamente in pubblico, su libri o su spazi digitali e social solo in nome di antiche consuetudini.

Facebook, salvo mirate e lodevoli eccezioni, è diventato un postribolo. Ma altrove, nel mondo reale, qualcosa si muove. Nuove vie di ricerca, riformulazioni iniziatiche, iniziative di varia natura. Spirituali, etiche, esoteriche. Prassi formative, vie evolutive. È un caleidoscopio ancora troppo difficile da mappare.

A volte sono microscopici capillari, piccole formazioni arteriose che stanno cercando di tracciare una via. Per confluire nell’aorta del Cuore. E poi tentare la risalita sull’Albero della Vita.

Una cosa è certa. Il vecchio esoterismo fatto di ‘chiacchiere e distintivo’, di letture, di erudizione teorica, di estenuanti dialettiche superbe e dualistiche è agonizzante, se non morto. E soprattutto inutile.

Il Simbolo ed il Rito devono essere accompagnati, integrati da qualcos’altro in più. Disciplina, esercizi continui, presenza. Rigore. Trasformazioni vere e non rappresentazioni rassicuranti o grandiose di sé stessi. In una parola, fantasticherie dell’Ego.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.