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Mario Appelius, il giornalista del Duce

Mario Appelius


Straordinario viaggiatore e ottimo giornalista, autore del romanzo ‘Da mozzo a scrittore, troppo presto relegato all’oblio

Circa cinque anni fa, durante un incontro con un editore di Pavia, Gianni Iaculano, mi venne sottoposto un dattiloscritto del 1938, a firma di Mario Appelius, che trattava della prostituzione a Buenos Aires gestita dai francesi.

Come molti, ignoravo chi fosse costui, tuttavia, presi le oltre trecento pagine del testo e lo divorai in un solo giorno.

La scrittura era lineare e fluente e aveva tutto per diventare un best seller, ma sembra che fu proprio Galeazzo Ciano, potente Ministro degli Esteri, nonché genero di Mussolini, a boicottarne la pubblicazione, poiché, segretamente antinazista, non voleva compromettere ulteriormente i rapporti con la Francia, peraltro già tesissimi.

L’editore, successivamente, mi incaricò di trasferirlo in formato elettronico per un’eventuale pubblicazione e quindi, lo lessi nuovamente.

Ne apprezzai la minuziosa descrizione dei fatti narrati, della corruzione della polizia locale, del lauto guadagno degli “agenti delle ragazze”, circa ventimila lire al mese, della vita delle “signorine” all’interno del quartiere francese di Buenos Aires, della rocambolesca fuga del protagonista, che interpretava un giornalista, e della giovane che riesce a liberarsi delle catene del meretricio.

Purtroppo, il romanzo non ha ancora visto la luce, per problemi tra l’editore e gli eredi di Appelius. Tuttavia, ha innescato in me una profonda curiosità verso questo scrittore, dal cognome bizzarro e ho voluto saperne di più sul suo conto. Ecco che ho deciso di condividere questo approfondimento con tutti voi.

Nasce ad Arezzo nel 1892, con poca voglia di studiare, definendosi un autodidatta, e predilige il ponte di una nave ai banchi di scuola. Si imbarca giovanissimo e a venti anni ha già bighellonato per tre continenti: Europa, Africa e Asia. Proprio questi viaggi lo porteranno nel 1930 a pubblicare ‘Da mozzo a scrittore’.

Durante la prima guerra mondiale l’incontro con Mussolini, che gli offre una corrispondenza dall’Africa per il Popolo d’Italia, giornale da lui stesso fondato e diretto. Tra i due nasce un profondo legame di stima e di rispetto, tanto che Appelius verrà ricordato come il giornalista del Duce.

Aderisce fin da subito al Partito Fascista e ne diviene grande sostenitore, nonché la voce radiofonica e, durante la seconda guerra mondiale, è commentatore delle gesta, peraltro poco fortunate, dell’esercito italiano, con radiocronache che, a volte, inventa di sana pianta, per esaltare le vittorie tedesche e celare gli insuccessi italiani.

Famoso il suo “cavallo di battaglia”: Dio stramaledica gli Inglesi!

Pur rimanendo fedele all’ideologia fascista e nonostante sia un “divo” delle trasmissioni radiofoniche, nel 1943 viene allontanato dai microfoni e cade in disgrazia, poiché non vuole negare le difficoltà incontrate dalle forze dell’Asse e dalle prime sonore sconfitte. È proprio Mussolini a rimuoverlo su indicazione del Ministero della Cultura Popolare.

Terminata la guerra, viene processato per apologia del fascismo, tuttavia l’amnistia Togliatti gli evita le porte del carcere. Oramai ridotto in miseria muore a Roma nel 1946, nel silenzio assordante dei media. Perfino Il Corriere della Sera si rifiuta di pubblicare la notizia del suo decesso.

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.

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