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Chi manda le onde, di Fabio Genovesi

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Titolo: Chi manda le onde
Autore: Fabio Genovesi
Editore: Mondadori
Collana: Narrativa moderna e contemporanea
Prezzo: € 15,00

Scrittore italiano. È nato e vive a Forte dei Marmi (LU). Ha scritto il romanzo ‘Versilia Rock City’, Transeuropa, 2008, nuova edizione Mondadori, 2012, e il saggio cult ‘Morte dei Marmi’, Laterza, 2012. ‘Esche vive’ ,Mondadori, 2011, suo secondo romanzo, è stato tradotto in più di nove Paesi. Nel 2013 esce ‘Tutti primi sul traguardo del mio cuore’ e nel 2015 ‘Chi manda le onde’, entrambi per Mondadori. 

fabio-genovesiFabio Genovesi collabora inoltre con il «Corriere della Sera», «Vanity Fair» e «Il Tirreno».

Scrive soggetti per il cinema, spettacoli teatrali, reportage per «Rolling Stone» e altre riviste musicali, e ha tradotto autori di culto come Hunter S. Thompson.

Nel 2015 Genovesi, grazie a ‘Chi manda le onde’ vince la seconda edizione del Premio Strega Giovani, iniziativa promossa dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. Il romanzo è anche entrato nella cinquina dei titoli finalisti dell’edizione maggiore dello Strega, lo stesso anno.

Trama
Una ragazzina albina dagli occhi così chiari che per vedere ha bisogno dell’immaginazione, il fratello surfista e rubacuori, la mamma che pensa di non essere fatta per l’amore. E poi un uomo innamorato, un misterioso bambino arrivato da Chernobyl, un astioso bagnino in pensione.
In una Versilia stretta tra il mare e le Alpi Apuane questa armata sbilenca si troverà buttata all’avventura tra leggende antiche, fantasmi del passato, amori impossibili e sogni ad occhi aperti, fino a diventare una stranissima, splendida famiglia.

Siamo in Versilia, a Forte dei Marmi. Qui si muovono le sonnolenti vite di Sandro, Serena e Luna, voci narranti di questo bel romanzo che mette in evidenza in maniera a volte ironica, a volte metaforica e cruda, argomenti forti come il bullismo, la negazione dell’omosessualità, l’immobilismo che non ti fa crescere, la tragedia della disoccupazione, la diversità.

Dopo poche pagine dall’inizio leggi queste parole e sono subito un pugno nello stomaco che ti fa riflettere e guardare indietro nella tua vita:

Una favola, uno di quei viaggi che sei felice perché ti sembra che dal quel momento si apra davanti a te la vita vera, che è appena un passo in là e ti aspetta in tutto il suo splendore. Poi però il tempo passa e ti rendi conto che la vita non ti stava davanti, la vita era proprio lì, precisamente quei giorni, quelle notti, la sentivi a un passo e invece ce l’avevi addosso. Pensavi fosse un assaggio, un riscaldamento prima di arrivare a quell’età fantastica che sei grande e non devi più obbedire a nessuno e tutto è splendido. Aspetti, speri e non ti accorgi che lo splendore è proprio questo qui, e quando lo capisci ormai se n’è andato e resti solo a ricordarti com’è stato.

Mentre leggi, ti viene da pensare che il protagonista sia Sandro; invece no, il vero protagonista è il mare.
Il mare regala, toglie e alla fine unisce due solitudini.

La caratterizzazione dei personaggi, soprattutto di quelli minori, Marino, Rambo, Zot e Ferro, è a tratti, esagerata. Sono personalità reali anche se un po’ esasperate. Reali perché in loro riconosci il vicino di casa, il collega di lavoro, le persone che si incontrano normalmente nella vita vera. Esasperate, in quanto il loro profilo caratteriale è troppo marcato, tanto da renderli a volte innaturali. Il linguaggio è discorsivo, naturale, normale, con frequenti incursioni nel vernacolo che rendono i personaggi più delineati, come nel caso di Ferro che lancia continui improperi in toscano mentre la sua scorza dura nasconde la sua generosità.

Sandro è un quarantenne insicuro che vive sempre in uno stato d’attesa e vive ancora nella sua vecchia camera da ragazzino. Fa il supplente e solo perché il lavoro glielo ha procurato sua madre.
Serena è una donna sola che si è trovata con due figli senza aver mai avuto una storia d’amore. La sua vita ruota intorno alla loro, soprattutto a Luca, che il destino, però, le porta via. Qui l’autore ti fa vivere e toccare con mano il dolore, una sofferenza immane che ti fa dimenticare chi sei, ti fa trascurare te stessa e tutto quello che ti circonda, ma purtroppo nel caso di Serena è sua figlia Luna.

La descrizione del dolore è forte e particolareggiata:

Te l’avessero chiesto prima cos’era il dolore, avresti detto che è una bomba malefica, che ti salta addosso e ti graffia, ti squarta […] invece il dolore vero non l’avevi provato mai”. Ora ha riempito al tua vita. Anzi no una vita non ce l’hai più, adesso il dolore è la tua vita, e hai capito che non ti salta addosso come una belva, il dolore non ha fretta […] Il dolore vero invece non arriva da un punto preciso, lui ti sta tutto intorno come il mare quando è mosso, un mare profondo e buio pieno di onde altissime che arrivano da tutte le parti […] Allora ti lasci andare e affondi per sempre, e tutto gira più forte e insieme più piano, senti il cuore che batte lento nelle orecchie e il respiro che finisce, e proprio mentre stai per affogare, ecco che l’onda passa e ti ritrovi con la testa fuori dall’acqua, respiri e sei ancora qui, dove non lo sai.

Luna è la figlia di Serena che soffre la sua diversità. È albina, delicata, vede poco e non può sopportare la luce. È vittima di bullismo a scuola dove nessuno le si avvicina eccetto Zot, un bambino bielorusso vittima delle radiazioni di Chernobyl che vive la stessa situazione. I due ragazzi si uniscono e sognano.

Vabbè, ho capito, ma a me mi stanno lontani perché sono bianca. Come deve essere uno per piacere alla gente? Lo dico, e per un attimo non risponde nessuno, anche perché secondo me una risposta non c’è mica. Poi però il signor Sandro fa: Sai Luna, mi sa che a questo mondo, se vuoi piacere alla gente, devi essere grigio come loro. Noi non siamo grigi e ce la fanno pagare ogni giorno.

La storia è bella, amara e realistica allo stesso tempo, mette l’accento in modo ironico, tanto da strappare più di un sorriso, sui mali della nostra epoca. La poca stima e la mancata affermazione di sé sono il leitmotiv che accompagna tutti i personaggi, escluso ovviamente i ragazzini che hanno tutto il tempo di crescere e trovare la loro strada.

È un romanzo che a prima vista si presenta leggero ed ironico, invece ti porta pian piano, con passo tenue, nei meandri dell’animo umano. Lo consiglio a chi leggendo un libro vuole sorridere, ma anche riflettere.

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Autore Elisa Santucci

Divoratrice di libri e sperimentatrice culinaria.