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Manager psicopatico

Manager


Un viaggio nel delirio aziendale

Un’impiegata di una multinazionale sviene. Il suo manager la scavalca come si scavalca qualcosa di sgradevole per strada e prosegue con il proprio lavoro, lasciando che altri si occupino della faccenda.

Già, perché per lui, quella, è una faccenda come tante.

Quaranta dipendenti di un’azienda vengono convocati in un ristorante. Pensano ad un bel ritrovo tra colleghi – amici ma si vedono licenziati di punto in bianco, senza alcuna spiegazione.

Un’impiegata chiede aiuto:

Mi sento svenire!

Il manager risponde:

Quando sarai per terra verremo a raccoglierti!

e se ne va sbattendo la porta, perché lui ha altro da fare.

I manuali di psichiatria si stanno occupando sempre più di una nuova forma di psicopatologia, quella manageriale. Cervelli identici alle menti criminali prive di sentimenti per le proprie vittime. Questi ultimi sono aggressivi, i primi sono del tutto freddi e indifferenti, dediti unicamente al profitto, a scapito di qualunque senso umanistico.

Un noto istituto di credito si appresta ad un esubero di seimila dipendenti poiché verranno sostituiti da sistemi di automazione?
Cosa importa se hanno famiglia? Con i sentimenti non si fanno affari!

Crediamo ancora che siano i migranti a portarci via il posto di lavoro?
Mi spiace deludere qualcuno ma questi ultimi sono solo dei disperati che raggiungono Paesi di altri disperati per fare lavori che i disperati “bianchi” non hanno più la forza né la voglia di fare.

Ciò che ci uccide è la mentalità manageriale che ubbidisce all’ordine:

Massimo risultato con il minimo sforzo!

Risultato? Più dipendenti si lasciano a casa e meglio è per l’azienda, dimenticando che, di questo passo, avremo imprenditori che faranno funzionare tutto schiacciando un bottone, ma senza più clienti, poiché questi ultimi, per poter comprare, hanno bisogno di lavorare e di guadagnare.

O forse crediamo ancora che essere un Paese sottosviluppato sia cosa peggiore che esserlo ipersviluppato? Sono la stessa identica cosa. Entrambi vivono di miseria. Solo che il primo cerca di risollevarsi, mentre il secondo si autodistrugge da solo.

Le città dove esistono i maggiori nuclei di “senza tetto” sono quelle in cui furoreggiano le vendite online. Crediamo davvero ancora alla favola che siano i migranti a creare la nostra disoccupazione?

Il potere ha cambiato faccia. La bomba tecnologica, privata di ogni senso umanistico, sta distruggendo i sogni di chi, come Platone, pensava alla società come qualcosa che servisse ad alimentare l’aiuto reciproco.

La Filosofia è da pazzi? Da sognatori utopistici?
Al contrario, diversamente da coloro che vivono solo per il profitto, si occupa di etica, di salvaguardia dei valori umani, quindi del bene di tutti, nessuno escluso.

Sento ogni giorno storie di mobbing, o di bossing, se preferite; dove si fanno esuberi senza il bisogno di licenziare, portando allo sfinimento chi lavora.

Come dare fiducia a manager che non hanno cuore nemmeno per la propria famiglia?

Uomini di tal fatta condurranno le proprie aziende lasciandosi alle spalle l’anima, semmai ne abbiano ancora una. Con freddezza e calcolo matematico trasformano in numeri clienti e dipendenti.

È la nuova psicopatologia della nostra cultura e si sta diffondendo a macchia d’olio poiché anche i subalterni, privati dei propri sogni, diventano depressi e privi di ogni speranza, anche loro improntati a difendere con le unghie e con i denti, individualmente, quel poco profitto che è rimasto loro o che possono ottenere.

Colleghi che denigrano altri colleghi al mero scopo di un micro aumento di stipendio a proprio favore.

Sarò forse pazzo, ma mi avvinghio stretto alla mia Filosofia di Vita e alle mie follie, perché almeno, dentro, provo qualcosa, sento qualcosa, vivo di qualcosa, e Dio solo sa quanto vorrei che questa mia “malattia” si diffondesse ovunque.

Sei troppo sensibile!

mi dicono.

Certamente essendo sensibili si soffre di più, poiché più empaticamente coinvolti nel dolore circostante, ma mi vien la nausea al solo pensiero della psicopatia, quella forma di malessere apparentemente asintomatico che ti fa muovere come una macchina, senza riguardo alcuno per la depressione umana dilagante.

Tacciono, non dicono. Ma hanno nell’auto, nei cassetti di casa o delle scrivanie, nelle borsette o comunque in qualche luogo appartato, psicofarmaci per vincere ansia, attacchi di panico, stress, depressione e quant’altro di peggio offre il mercato dei disturbi mentali.

Sono milioni, e sono sempre di più che, perfino di nascosto, come se usassero droghe illegali, ne fanno uso.

Lasciatemi urlare che c’è un altro modo per riappropriarsi delle emozioni e dei sentimenti, e proviene dalla Filosofia, dalla Spiritualità, dal risveglio del perduto senso umanistico. Non abbiate paura di sentirvi folli, in un mondo che con la propria “normalità psicopatologica” ci sta privando della bellezza di essere come fanciulli.

Abbiamo urgentemente bisogno di una “cura” che ci eviti il collasso delle idee, dei sogni e del senso della vita.

Abbiamo l’impellente necessità di risvegliare nei nostri cuori e nei nostri occhi la visione dei bambini.

Tratto dal Corso Naturopatia dell’Anima – Counseling Filosofico

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.

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