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Maledetti inglesi!!

British Pathé


Vengo anch’io, no tu no

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Esistono migliaia di film nella storia del cinema che non vedranno mai “Le luci della ribalta”, tanto per rimanere in tema di pellicole. Sono i film degli amatori. Il primo colonizzatore di questa illustre specie fu Charles Pathé, l’uomo che ha realizzato “l’industria” del cinema.

Certamente furono i Lumière ad inventare il cinema, ma è Charles Pathé ad averne capito le potenzialità commerciali. Questo signore francese, infatti, si rese conto che utilizzare ben 35mm di pellicola per proiettare un’immagine era decisamente uno spreco! E pensò bene di copiare un film per ben tre volte sul formato standard, forando centralmente invece che lateralmente il nastro, dando vita così al 9,5mm un formato che farà la storia pure della diffusione di pellicole professionali, di film “veri”, intendo, copiati per tre volte su di un nastro che ne avrebbe contenuto uno solo.

Il pubblico a cui questo genio si riferì non fu solamente quello dei professionisti, titolari di sale pubbliche per la proiezione di film che pure lo ebbero in gloria visti gli abbattimenti cospicui dei costi, ma soprattutto quello degli amatori. Si trattava di aspiranti registi desiderosi di farsi il proprio film, un vero esercito che diventò una delle grandi fonti della sua memorabile fortuna.

Se si guarda banalmente al numero di film prodotti nel 1907 si resta a bocca aperta per la quantità di soggetti messi in scena, oltre 200.

Fino a qualche anno fa ricercatori, come la sottoscritta, erano obbligati a scendere in disastrate cantine per poter ammirare in primo luogo le scatole che contenevano tali tesori per poi sbavare letteralmente alla vista di vecchi proiettori e macchine da ripresa, qualora si avesse la fortuna di incapparvi, e per finire convincere gli eredi di tali fortune a metterle per modica cifra a disposizione dell’umanità!

Oggi la storia è cambiata…

Tanti giorni sepolta in cantine di vecchi fotografi, noleggiatori, e persa in mercatini alla ricerca della stampa pubblicitaria che mi avrebbe permesso di aggiungere un tassello alla storia che lentamente si andava componendo: la storia della nostra Repubblica.

Giorni meravigliosi a tentare, armata di una moviola rudimentale, di carpire i segreti della pellicola…

Credo di aver imparato moltissimo sugli italiani di inizio ‘900 guardando quelle immagini: dagli entusiasmi per il Fascio alla voglia di estero che già in quegli anni ha fatto registrare una quantità di bobine dedicate ai viaggi: alla faccia dei social di oggi.

I parenti erano chiaramente vessati allo stesso modo, ma mentre oggi te la puoi cavare con “sì, sì, l’ho già visto quando lo hai pubblicato su facebook”, all’epoca non avevi scampo dovevi sederti sulle scomode sedie di legno dell’epoca… solo che invece di essere una gran rottura era MAGICO.

Era l’unica possibilità di godere nello stesso tempo della “favolosa” tecnologia e dell’esperienza visiva esotica più ricercata del momento. Solo Dio sa quanto è costata questa fissazione per l’esotismo.

Ma l’Italia è solo uno dei fertili territori commercialmente colonizzati dai signori Pathé, non pensiate che l’America, per esempio sia stata fatta salva. La sottoscritta, dunque, ha passato anni a vagare tra ragnatele ed uffici burocratici che tentava di convincere all’acquisto ed al recupero di materiale cinematografico di diversa composizione e contenuto (quante collezioni recuperate da privati piene di lastre fotografiche e bobine!) che le sembrava un’occasione da non perdere per la conservazione e la messa in scena del nostro patrimonio iconico… e quanti due di picche.

“Perché, vede cara, al momento non ci è proprio possibile stanziare fondi per questa cosa sua… questa dei vetri e del cinema…” e poi…

ECCOLI! Loro! I soliti inglesi fuoriusciti!, a cui va tutta la mia stima… per aver fatto questo: Si tratta dell’Archivio Cinegiornale britannico della Pathé che, udite udite, ha caricato ben 85.000 film storici (Ad ALTA RISOLUZIONE!!) su youtube.

Geni geni geni!! Ed il direttore generale della Brithis Pathé, Alaistair Bianco, dice: “La nostra speranza è che chiunque abbia un computer possa vedere questi film e goderne. Questo archivio è un tesoro senza eguali per temi storici e culturali e non dovrebbe essere mai dimenticato”.  

Si tratta di immagini comprese tra il 1896 ed 1976 e la collezione comprende (sigh sigh) filmati provenienti da tutto il mondo.

Alaistar Bianco ci racconta che nell’archivio (considerato tra i più belli del mondo) c’è proprio di tutto: “Sia che cerchiate la famiglia reale, il Titanic, la distruzione della Hindenburg, o storie stravaganti sui passatempi britannici, sarà lì sul nostro canale. Ci si può perdere per ore”.

Il gestore del sito è la tedesca Mediakraft. Vi invito a vederlo: è veramente ben fatto.

Ora a me rimane una sola speranza… che Alaistar Bianco abbia origine italiana come promette il suo cognome… Sono troppo patriottica!

Autore Barbara Napolitano

Barbara Napolitano, nata a Napoli nel dicembre del 1971, si avvicina fin da ragazza allo studio dell’antropologia per districare il suo complicato albero genealogico, che vede protagonisti, tra l’altro, un nonno filippino ed una bisnonna sudamericana. Completati gli studi universitari si occupa di Antropologia Visuale, pubblicando articoli e saggi nel merito, e lavorando sempre più spesso nell’ambito del filmato documentaristico. Come regista il suo lavoro più conosciuto è legato alle dirette televisive dedicate a opere teatrali e liriche. Come regista teatrale e autrice mette in scena ‘Le metamorfosi di Nanni’, con protagonisti Lello Arena e Giovanni Block. Per la narrativa pubblica ‘Zaro. Avventure di un visionauta’ (2003), ‘Il mercante di favole su misura’ (2007), ‘Allora sono cretina’ (2013), ‘Pazienti inGattiviti’ (2016) ‘Le metamorfosi di Nanni’ (2019). Il libro ‘Produzione televisiva’ (2014), invece, è dedicato al mondo della TV. Ha tenuto i blog ‘iltempoelafotografia’ ed ‘il niminchialista cinematografico’ dedicati alla multimedialità.

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