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Magari domani resto, di Lorenzo Marone

'Magari domani resto', Lorenzo Marone


Titolo: Magari domani resto
Autore: Lorenzo Marone
Editore: Feltrinelli
Collana: I narratori
Prezzo: € 16,50

Lorenzo Marone nasce a Napoli, dove tutt’ora vive con la moglie Flavia e un bassotto di nome Greta. Laureato in Giurisprudenza, esercita l’avvocatura per quasi dieci anni, mantenendo parallelamente un’intima attività di scrittore.

Un giorno smette di fare l’avvocato, si trova un lavoro come impiegato in un’azienda privata e comincia a spedire i suoi racconti.

Suoi sono i libri ‘Daria’, La gru, 2012, ‘Novanta. Napoli in 90 storie vere ispirate alla Smorfia’, Tullio Pironti, 2013, ‘La tentazione di essere felici’, Longanesi, 2015, e ‘Magari domani resto’, Feltrinelli, 2017.

Di se stesso scrive:

Amo i cani e tutti gli animali, corro tre volte a settimana, ascolto musica in ogni momento del giorno, soprattutto di gruppi rock italiani semisconosciuti, leggo la sera a letto, in genere testi di autori contemporanei, ho difficoltà a lasciare un romanzo a metà, sono molto freddoloso, adoro il cinema e le persone curiose, mi fanno paura i ragni, e per prendere l’aereo mi devo imbottire di calmanti. Preferisco la birra al vino, il salato al dolce, il cioccolato fondente a quello al latte, e i cattivi rispetto ai finti buoni. Mi piacerebbe saper cucinare, ma sono una frana, come in ogni attività manuale. Però so farmi scrocchiare la schiena con un solo movimento.

Leggo l’ultima fatica di Lorenzo Marone, ‘Magari domani resto’, dopo l’innamoramento profondo verso i suo precedenti personaggi, Cesare ed Erri.
La protagonista è una donna, Luce Di Notte, e già dalle prime battute, ritrovi l’ironia dell’autore, anzi direi che in questo romanzo l’ironia la fa da padrona.

Luce Di Notte è il mio nome completo. Lo so, non è un nome, è ’na figura e merd’, ma che ci devo fare se mio padre all’epoca fumava un po’ troppi spinelli? In realtà sulla storia del nome potremmo starci un’infinità, perché ancora oggi non ho ben capito come andò. La mamma sostiene che lei voleva chiamarmi semplicemente Maria, papà, invece, spingeva per Stella. Da quanto dice la nonna, lì iniziarono le prime schermaglie fra i miei; nemmeno nata, già ero un problema per la famiglia.

Luce è una donna dei Quartieri Spagnoli, e già questo la dice lunga, è un avvocato, dura e coriacea in superficie, come solo le donne nate e vissute in alcuni quartieri di Napoli sanno e devono essere. Una donna che fa dell’autoironia la sua bandiera.

Ora, io sono nata nei Quartieri Spagnoli, mia nonna non spiccicava una parola di italiano, mia madre ha fatto la sarta tutta la vita, mio padre è durato un battito d’ali, mio fratello non ha mai voluto aprire un libro e si è diplomato giusto perché se no mamma lo pigliava con la mazza, e io, be’, sono stata l’unica che ha creduto nello studio, nella lettura, nell’evolversi tramite le parole e la cultura, l’unica che ha reso fiera la nostra scapestrata famiglia. Eppure, nonostante la laurea, non sono mai uscita da qui (sì, con la scuola sono andata una volta a Tarquinia e un’altra ad Alberobello), non conosco la terra natia di questo francese che mi parla con voce suadente, non conosco altro modo di vivere che non sia il continuo arrabattarsi, giorno dopo giorno, per scansare i fossi che ti si presentano davanti.
La mia vita è da sempre un percorso a ostacoli su una strada lastricata di sampietrini che alle prime piogge scoppiano come tanti popcorn, che se stessimo in un paese normale, in un mondo normale, i buchi sarebbero tappati subito, perché è da sempre istinto dell’uomo cercare di colmare i vuoti. E, invece, qui i buchi non si chiudono, e sei costretto a scansarli, e così impari la regola base di questo luogo a dir poco unico: e cioè che nessuno camminerà un passo davanti a te per sigillare le voragini che ti si presenteranno sul cammino, dovrai essere tu a saperle scansare, una dopo l’altra.
E se pure alla fine dovessi finirci dentro, fa niente, perché, in ogni caso, tramite un sampietrino saltato, la vita ti ha insegnato non tanto a schivare i fossi, quanto a saper ammortizzare la botta.

La ragazza vive da sola con il suo cane Alleria, “Cane superiore” perché sa prendersi cura delle persone, pranza tutti i giorni con il suo vicino di casa Don Vittorio, un anziano che vive su una sedia a rotelle, diventato un punto di riferimento importante nella sua vita. Don Vittorio a me ricorda tantissimo, me lo consenta l’autore, Cesare Annunziata, il personaggio magico del primo romanzo ‘La tentazione di essere felici’. Luce ha una madre depressa e dedita solo alla chiesa ed alla religione, un ex fidanzato che l’ha lasciata perché troppo immaturo per restare, una famiglia atipica, dove il padre ha abbandonato la famiglia quando Luce ed il fratello Antonio erano piccoli. Quindi è cresciuta in un mondo fatto di donne: la mamma e l’amatissima Nonna Giuseppina che hanno insegnato loro ad essere onesti in un quartiere difficile.

Dalle prime battute ritrovi la scrittura piacevole di Marone, che strappa più di un sorriso, per la napoletanità forte e dirompente dei suoi personaggi. Anzi, direi che questo è un libro dove la napoletanità dell’autore esce fuori a grandi balzi, ma, andando avanti nella lettura, ritrovi quel suo assoluto talento assoluto di raccontare i piccoli e grandi drammi che si consumano nelle famiglie.

Luce è donna che si trova in un mondo di uomini. Nello studio legale dove lavora, infatti, le fanno fare nient’altro che la galoppina avanti ed indietro per Tribunali, senza vedere l’ombra di una causa da patrocinare, un ambiente profondamente maschilista che lei combatte con la verve che la contraddistingue.

Ed è appunto la prima causa che l’avvocato Geronimo le affibbia, che la mette in crisi, che le fa venire forte e netta la voglia di andare, di cambiare tutto nella sua vita. Il cliente in questione, infatti, è un camorrista che vuole togliere il figlio alla sua ex moglie per punirla di averlo sfidato e lasciato.

L’incontro con Carmen Bonavita e con suo figlio Kevin cambia le priorità e desideri di Luce.
La ragazza si innamora di quel bambino di sette anni, educato, studioso, che parla solo italiano e non napoletano, che quasi non sembra appartenere alla famiglia in cui è nato. Preso a cuore il destino del piccolo, Luce rifiuta la causa perché non vuole essere direttamente responsabile dell’eventuale affidamento del minore al padre criminale.

Kevin, la madre Carmen, Don Vittorio, il cane Alleria ed una rondine caduta dal nido trovata dalla ragazze ed affidata a Don Vittorio, pian piano, senza quasi accorgersene, creano un microcosmo di affetti veri per Luce. E la ragazza trova il coraggio di restare.

È don Vittorio a rompere la piccola magia, quasi avesse ascoltato il mio discorso; si allunga verso di me e sussurra: “Nenné, allora, famme capì… quella idea di partire è abortita o solo rimandata?”.
Sorrido e rispondo con la bocca ancora piena: “Non lo so, don Vittò, non lo so, vediamo…”. Poi ci rifletto un istante, strizzo l’occhio, e aggiungo: “… magari domani resto…”.

‘Magari domani resto’, una storia piacevole da leggere, apparentemente leggera, ma profonda nei contenuti. Il marasma di ferite aperte ed ancora sanguinanti all’interno della famiglia, il coraggio di perdonare e soprattutto il coraggio di restare. Del resto è molto più semplice andare…

La trama 
Luce, una trentenne napoletana, vive nei Quartieri Spagnoli ed è una giovane onesta, combattiva, abituata a prendere a schiaffi la vita. Fa l’avvocato, sempre in jeans, anfibi e capelli corti alla maschiaccio. Il padre ha abbandonato lei, la madre e un fratello, che poi ha deciso a sua volta di andarsene di casa e vivere al Nord. Così Luce è rimasta bloccata nella sua realtà abitata da una madre bigotta e infelice, da un amore per un bastardo Peter Pan e da un capo viscido e ambiguo, un avvocato cascamorto con il pelo sullo stomaco. Come conforto, le passeggiate sul lungomare con Alleria, il suo cane superiore, unico vero confidente, e le chiacchiere con il suo anziano vicino don Vittorio, un musicista filosofo in sedia a rotelle.
Un giorno a Luce viene assegnata una causa per l’affidamento di un minore, e qualcosa inizia a cambiare. All’improvviso, nella sua vita entrano un bambino saggio e molto speciale, un artista di strada giramondo e una rondine che non ha nessuna intenzione di migrare.
La causa di affidamento nasconde molte ombre, ma forse è l’occasione per sciogliere nodi del passato e mettere un po’ d’ordine nella capatosta di Luce. Risolvendo un dubbio: andarsene, come hanno fatto il padre, il fratello e chiunque abbia seguito il vento che gli diceva di fuggire, o magari restare?

Autore Elisa Santucci

Divoratrice di libri e sperimentatrice culinaria.

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