Cenerentola, la fiaba che ha fatto sognare generazioni in tutto il mondo, ha origini partenopee.
Esistono varie versioni della storia della piccola sguattera che diventa principessa, quella a noi più nota è di Charles Perrault, che ha ispirato il lungometraggio della Disney.
Il novelliere francese prese spunto dal geniale letterato Giambattista Basile, nato nel 1544 a Giugliano di Napoli, che, dopo una vita avventurosa in giro per il mondo, al suo ritorno in patria fu governatore di vari feudi del Regno di Napoli, dal 1615 al 1622, dove appuntò, probabilmente, molte favole che si trasmettevano per via orale.
Le stesse ‘Raperonzolo’ e ‘La bella addormentata nel bosco’ sono nate dalla sua penna.
Scrisse il ‘Pentamerone’ più noto come ‘Lo cunto de li cunti overo Lo trattenemiento de peccerille’ (1634 – 1636), una raccolta di 50 fiabe in napoletano. L’opera, che ricalca più o meno la struttura del ‘Decamerone’ di Giovanni Boccaccio, da cui differisce, però, per linguaggio e temi trattati, si svolge in cinque giornate e in ognuna vengono narrate dieci favole, per un totale, appunto, di cinquanta racconti.
Ovviamente, fin da subito, vennero rese versioni in vari idiomi europei, tanto che molte favole dei fratelli Grimm o di Andersen altro non sono che racconti di Basile riadattati.
Ad introdurre nella letteratura italiana “il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolar” fu Benedetto Croce, che tradusse in italiano l’intera opera di Basile, anche se, ancora oggi, molti libri di letteratura italiana dedicano pochissimo spazio al geniale partenopeo.
La protagonista del nostro autore non si chiama Cenerentola ma… Zezolla.
Se nella trasposizione dello scrittore francese ci appare come una figura mite e sottomessa, che subisce ogni sorta di angherie ad opera delle sorellastre, della matrigna e della fata madrina, che a mezzanotte le spezza l’incantesimo, tanto che è costretta a correre scalza, Zezolla è, invece, un personaggio dalla personalità forte e risoluta, che rimasta orfana di madre, si ribella alle angherie della matrigna ammazzandola, salvo poi trovarsi un’antagonista dal carattere ancora più temibile del suo.
Il finale resta inalterato rispetto alla favola di Perrault resa celebre da Disney, ma con una netta differenza.
Zezolla, che ha piedi piccoli, non perde la scarpetta sullo scalone d’onore del palazzo, per proseguire la propria corsa a piedi nudi, come avrebbe fatto trecento anni dopo Abebe Bikilia alle Olimpiadi di Roma, ma prima di salire sulla carrozza.
La caratteristica del piede minuto probabilmente allude alla cultura cinese secondo cui è simbolo di bellezza femminile. Il racconto di Basile prenderebbe infatti spunto da una fiaba orientale ben più antica, databile intorno al IX secolo a. C..
Il lieto fine, comunque, è assicurato: il principe riesce a ritrovare la fanciulla e i due coronano il loro sogno d’amore.
Nella speranza che la letteratura italiana riservi più spazio al “favoliere napoletano”, in provincia di Salerno, a Bracigliano, su iniziativa del Senatore Giovanni Iuliano fu istituito un parco letterario a Gian Battista Basile e ultimamente anche un premio letterario, che per l’edizione 2022 è stato conferito a Peppe Barra.
Autore Mimmo Bafurno
Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.