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L’uomo senza sonno, angosciante thriller paranoico

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L’imprevedibile conseguenza di un senso di colpa

Un uomo scheletrico e sanguinante sta guidando… si ferma in un angolo buio a picco su una scogliera… prende dal portabagagli un grosso tappeto arrotolato che a fatica riesce a trascinar via dalla macchina… lo lascia cadere in acqua ma… si incaglia in uno scoglio… alle sue spalle arriva qualcuno che lo illumina con una torcia… impaurito prova a scalciare il drappo cercando di sbloccarlo… ma il tappeto si srotola e… nulla di ciò che è stato resta per quel che appariva.

Trevor Reznik, Christian Bale, è un uomo abitudinario; vive da solo in una non ben precisata città americana, squallida almeno quanto la vita che fa.

A parte le otto ore quotidiane che passa lavorando ai macchinari nella fabbrica di cui è operaio, trascorre le sue giornate tra una capatina notturna all’aeroporto, in cui consuma il suo solito caffè servitogli da una premurosa cameriera, Aitana Sánchez-Gijón, tra l’altro attrice che ha interpretato ‘Io non ho paura’ di Salvatores, e le frequenti visite in casa di una prostituta di nome Stevie, Jennifer Jason Leigh.

C’è qualcosa che rende unica e inquietante l’esistenza di Trevor: da oltre un anno non riesce a dormire e non sa dare alcuna spiegazione a questo tormento che non trova modo di superare.

Con il tempo, la mancanza di assoluto riposo porta ad una sofferenza tanto fisica quanto mentale; infatti, oltre ad un costante dimagrimento che lo indebolisce sempre più, Trevor comincia ad avere una sorta di allucinazioni che gli affliggono la psiche e gli fanno perdere la concentrazione al punto da provocare un incidente in fabbrica, di cui rimane vittima un suo compagno.

Tutto ciò che gli sta capitando gli sembra assurdo; o meglio, è convinto si tratti di un complotto ai suoi danni in cui ognuno a che ha intorno pare essere d’accordo e consapevole di quello che si debba fare per farlo impazzire.

Le uniche due persone di cui fidarsi sono la premurosa cameriera del bar dell’aeroporto, Marie, e Stevie, la reietta prostituta che, grazie a lui, ha deciso di cambiare vita.
E se in realtà neanche di loro ci si potesse fidare? E se facessero parte di tutto quello che non è affatto come appare?

Trevor, solo contro tutti, insegue la sua verità, la pace per la sua coscienza che gli permetta il ritorno a quell’agognato sonno.

Un mix perfetto tra Lynch, Polanski e Hitchcock

Bastano pochi minuti di visione di questa pellicola per angosciare: l’atmosfera cupa, l’immagine inquietante del protagonista, i rumori di fondo che ti martellano il cervello, la sensazione che ogni particolare nelle scene abbia un’importanza da non poter sottovalutare…

Il richiamo evidente è ai film di David Lynch, da ‘Velluto Blu’ a ‘Mulholland Drive’ passando per ‘Twin Peaks’; ma più va avanti più la storia ti riporta piacevolmente alla memoria tecniche di maestri del genere come Roman Polanski, la struttura narrativa di ‘Rosemary’s Baby’ è molto simile a quella de ‘L’uomo senza sonno‘, e come Alfred Hitchcock, la cui capacità di rendere ansiosa l’attesa della suspense con il racconto della normalità del quotidiano è ricercata esasperatamente dal regista in questo film.

Altro rimando palese al genio di Hitchcock è l’associazione musica e immagini che, soprattutto nelle scene in macchina, magnetizza l’attenzione dello spettatore spiazzandolo in molti casi nella ripresa che segue.

Ma i riferimenti chiari a questi eccelsi cineasti non devono far pensare che Brad Anderson abbia costruito ‘L’uomo senza sonno‘ raccogliendo spezzoni dei loro capolavori, tutt’altro.

Il regista, qui al suo vero esordio, meglio dimenticare l’inconsistente ‘Session 9′, ha messo in piedi una storia, scritta da Scott Kosar, che ipnotizza e inquieta, mettendo lo spettatore in ansia dall’inizio alla fine.

Nella prima parte del film, l’assoluta inconsapevolezza delle ragioni che portano il protagonista a vivere in quel modo incuriosisce ed impietosisce allo stesso tempo, visto la larva umana che man mano pare diventare.

Poi, ogni piccola anomalia che s’incontra nel racconto comincia a dare quei brividi che cresceranno con il trascorrere del tempo, brividi che si trasformeranno inevitabilmente in paranoia. Non è la paura, infatti, a farla da padrona, ma l’inconcepibile, l’inspiegabile che, all’improvviso, invade la vita di Trevor, una desolata e misera esistenza di un uomo che passerebbe inosservato se non fosse per il suo stato fisico e per l’incapacità di addormentarsi da oltre un anno.

La metamorfosi di Christian Bale per un’interpretazione da applausi

Si sprecano i simbolismi che Anderson sparge per l’intera pellicola, a partire dai testi di Kafka e Dostoevskij che il protagonista legge nelle sue notti insonni, così come i richiami artistici all’espressionismo tedesco e quelli religiosi alla forza del senso di colpa che si manifesta in una quanto mai emblematica punizione ad un corpo sempre più sofferente e martoriato.

Corpo che, è bene sottolineare, non ha avuto alcun ritocco, trucco o effetto speciale dato che l’attore Christian Bale è arrivato a dimagrire ben trenta chili per interpretare questo personaggio.

Fa impressione sia il confronto con la scena-flashback finale che in questo stesso film lo mostra all’inizio delle riprese, sia quello con le pellicole da lui interpretate in precedenza e successivamente, American Psyco’, ‘Velvet’ ‘Goldmine’, ‘Shaft’,The fighter, ‘Batman/Il Cavaliere Oscuro’ ‘The prestige’, ‘American Hustle’, ‘La Grande Scommessa’ tra gli altri. Anche per questa assoluta immedesimazione fisica la recitazione di Bale assume una straordinaria autenticità.

L’uomo senza sonno, titolo originale ‘The machinist’, è stato definito “angosciante thriller paranoico”; la definizione, oltre ad essere azzeccata, chiarisce le sensazioni che probabilmente non potranno venire a mancare al singolo spettatore una volta in sala, portandolo ad un’ansia costante e crescente che, personalmente, reputo motivo di pregio per questo film, anche perché inusuale nel cinema moderno troppo impegnato, nei film di genere, a far saltare dalla poltrona ad ogni scena dando poca importanza alle cause di queste reazioni.

Oltretutto, la pellicola è un’ideale parabola metaforica sull’impossibilità di convivere con i propri rimorsi… quelli che si dice non permettano di far prendere sonno.

Nelle varie discussioni su questo film di produzione spagnola, mi è capitato di ascoltare una riflessione quanto mai opportuna che ritengo possa fungere da sintesi essenziale del senso de ‘L’uomo senza sonno: questa storia è un po’ come quella fiaba cinese che parla di un monaco minacciato in sogno da un ragno gigantesco; quando cerca di trafiggerlo per ucciderlo, si sveglia e si accorge che chi sta per infilzare non è altri che se stesso.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.