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L’umore nella caratterizzazione dei personaggi

Umore dei personaggi


Quest’oggi parleremo di una dicotomia fondamentale nella costruzione di un personaggio: il binomio carattere / umore.

Se il carattere, riprendendo la definizione di qualche settimana fa, possiamo associarlo all’impronta di una persona, cioè al modo in cui è fatta, l’umore si sviscera in una serie potenzialmente infinita di sfumature che rendono quella persona unica e irripetibile.

Ti faccio un esempio. Immagina di conoscere molto bene una ragazza, una ragazza che è sempre di buonumore, allegra, disponibile, socievole con tutti. Se tu dovessi definire il carattere di questa persona con un solo aggettivo, su quale termine ricadrebbe la tua scelta? Allegra? Aperta? Estroversa?

Ogni definizione va bene, ma devi tenere presente che dentro una singola parola c’è un mondo. Non devi pensare a queste caratteristiche come a degli interruttori acceso / spento: non esiste la persona Allegra e quella Triste, così come non c’è il ragazzo Introverso e quello Estroverso. Piuttosto, a mio parere ciascuno di noi ha una serie di “indicatori” che definiscono, da 1 a 100, quanto siamo allegri, ottimisti, socievoli, ecc..

L’umore inoltre è variabile a seconda dei giorni e delle circostanze. Non dimenticare che umore deriva da “umido” e come sai ogni liquido presente nell’universo è soggetto all’influenza dei corpi celesti nello spazio: basta pensare all’effetto della luna sulle maree.

Ti propongo un esercizio nuovo. Adesso troverai due tabelle con una serie di aggettivi: la prima si riferisce al carattere, la seconda all’umore.
Per ciascuna tabella, e per ciascuna voce, dovrai indicare un valore che ti aiuterà in futuro a inquadrare il background caratteriale dei tuoi due personaggi principali, l’Eroe e l’Ombra.

Naturalmente ho dovuto selezionare solo alcuni aggettivi, tanto per le tipologie caratteriali quanto per gli umori: ce ne sono molti di più. Ed è interessante notare che a rendere unico un personaggio – così come una persona reale – è la combinazione fra gli uni e gli altri: ad esempio una persona considerata generalmente razionale potrebbe avere un suo umore di base tranquillo, ma essere anche malinconica e triste; ma in determinate circostanze (una buona notizia?) potrebbe mostrare un umore allegro o sovraeccitato, oppure (una cattiva notizia?) depresso o nervoso. Ferma restando la sua razionalità.

E adesso concludiamo con una questione fondamentale: il senso dell’umorismo. Nei personaggi, così come per le persone vere, l’umorismo è molto importante. Perfino quando manca: è una caratteristica anche quella, la mancanza di senso dell’umorismo.

Anche il senso dell’umorismo apre a un ventaglio di possibilità pressoché infinite: una donna o un uomo possono avere dello spirito, ma non è detto che siano divertenti o che lo siano sempre. Inoltre, l’umorismo presenta molteplici sfaccettature: l’ironia, il sarcasmo, lo humour nero, il macabro, il cinismo… e una persona dotata del sense of humour può essere più o meno coinvolgente, il suo umorismo può essere contagioso, trascinante, oppure al contrario dar fastidio o risultare petulante, a lungo andare.

Un ultimo aspetto da considerare è la parlata. Ogni personaggio deve essere riconoscibile, anche dal modo in cui parla. Penso al protagonista de ‘Il giovane Holden’, per esempio, e a tutti i suoi “suppergiù”.
Nel mio primo romanzo, ‘Divina Mente’, c’era un personaggio minore, un agente dell’FBI, di nome Burst Caldera, il quale balbettava. Per cui la sua voce nei dialoghi la riconoscevi subito:

Co-cosa si-significa qu-qu-questo? Non è la do-do-donna che stiamo ce-cercando!

Uno dei “vecchierelli” di ‘Serial Kinder’ invece, Peppe ‘o Mericano, è di origini fiorentine ed è incapace di pronunciare la lettera “C”. Quando parla è tutto un inseguirsi di “C” aspirate, che rendo con l’apostrofo:

Maremma bu’aiola, ‘ome te lo devo dì che ‘un hai ‘apito una sega?

Nel mio ultimo romanzo, Io e la mia scimmia, il protagonista è facilmente riconoscibile per il lessico… particolare, diciamo. Ma soprattutto per alcuni intercalari che si rincorrono fra le pagine, uno fra tutti:

E va bene che…

Non dimenticare: la parlata di un personaggio è strettamente legata alla sua voce e, come ricorderai, ogni personaggio deve essere dotato di una voce differente da tutti gli altri che lo renderà subito riconoscibile, anche aprendo una pagina a caso del libro.

E siamo arrivati alla fine del corso Digito, ergo sum. Spero ti sia divertito e soprattutto di averti lasciato qualcosa, anche solo un sorriso. Ma ricorda: queste mie lezioni ti hanno consegnato in mano la cassetta degli attrezzi. Ora possiedi i ferri del mestiere, ma come utilizzarli e che cosa costruire dipende solo da te!

Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.

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