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Luci della città, Chaplin e l’essenza del Cinema muto

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'City lights'


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Charlie Chaplin nel 1931 gira ‘Luci della città’ ignorando la rivoluzione del sonoro nel Cinema e dando vita ad una vera e propria Gemma di Celluloide

Da quando i fratelli Lumiére e George Melies ebbero l’idea di mettere su celluloide la vita e i sogni degli esseri umani sono venute alla luce innumerevoli pellicole che, a loro modo, hanno cercato di seguire quell’esempio con trovate più o meno originali e con riscontri non sempre all’altezza del prodotto offerto, ma spesso è successo esattamente il contrario, con la sopravvalutazione di opere mediocri fortunate nell’essere appoggiate da grandi distributori e da nomi altisonanti nel proprio cast

Negli anni sono finiti nel dimenticatoio, anche per merito della massificata cultura televisiva, film che potrebbe essere riduttivo definire capolavori, per l’abuso che al giorno d’oggi si fa di questa parola: quindi le chiameremo gemme, per la loro eterna brillantezza e per il valore culturale che ogni generazione dovrebbe avere la possibilità di conoscere e giudicare.

Charlot, povero vagabondo sensibile e pieno di buone aspirazioni, dopo essere stato protagonista di alcune peripezie che lo hanno portato a sconvolgere l’inaugurazione di un monumento cittadino, acquista una rosa da una giovane fioraia cieca che, per un equivoco, lo scambia per un milionario.

Vagabondando per la città, Charlot arriva sul molo dove salva dal suicidio un vero milionario, in vena di generosità solo quando è ubriaco, come in questo caso, tanto da portarsi a casa il diseredato per farlo vivere accanto a lui; almeno fino a quando non ritorna lucido, l’indomani, e dimentica gli avvenimenti della sera prima cacciando il suo salvatore.

Nonostante tutto, il sorriso torna sul volto di Charlot quando rincontra la fioraia e, sfiorandola, se ne innamora al punto da prendere a cuore la sua sorte. La ragazza ha bisogno di soldi: deve pagare l’affitto e, soprattutto, deve affrontare una costosissima operazione che potrebbe ridarle la vista.

'Luci della città'

Allora il vagabondo decide di fare il possibile e comincia a fare mille mestieri tra cui lo spazzino ed il pugile, sempre senza fortuna però. Fino a che non rivede il milionario, di nuovo ubriaco, e si convince a chiedergli la somma necessaria, ricevendola senza tanti problemi dato lo stato del riccone; ma il rinsavimento, questa volta, avviene prima del solito, così da costringere il povero Charlot a scappare inseguito dalla polizia.

Sa che non potrà fuggire all’infinito e sa che quello che conta è portare i soldi alla ragazza dicendole che deve partire e che non sa se tornerà: in realtà è consapevole del fatto che lei quando avrà riacquistato la vista non vedrà quel milionario che pensava di aver conosciuto, ma un semplice vagabondo e preferisce darle l’addio piuttosto che una probabile delusione. Ma il finale, dal sapore malinconico, non lascerà che questo sia l’ultimo incontro tra i due.

'Luci della città'

Realizzato a pochi anni dalla grande rivoluzione che portò nel cinema il sonoro, ‘Luci della città’ è un film muto accompagnato semplicemente dalla musica creata apposta dallo stesso Chaplin.

Furono necessari quasi tre anni di lavorazione e centomila metri di pellicola, intere sequenze girate e rigirate perché tutto venisse come lui voleva. L’estenuante lavoro portò a realizzare uno dei film più commoventi della Storia del Cinema, con memorabili scene scolpite nell’immaginario collettivo, con emblematiche riprese che confermarono Charlie Chaplin come uno dei più grandi esponenti della Settima Arte.

Il regista, naturalmente anche protagonista della pellicola, volle dare un segno ineluttabile della sua genialità arrivando a dichiarare con l’avvento del sonoro:

Il silenzio è l’essenza del cinema. Nei miei film non parlo mai. Non credo che la voce possa aggiungere alcunché alle mie commedie.

Per lui il parlato avrebbe guastato l’arte più antica del mondo, la pantomima. Per fortuna la voce in seguito arrivò nel suo cinema, e con notevoli risultati:Il grande dittatore,Monsieur Verdoux,Luci della ribalta.

Il significato di ‘Luci della città’, l’intreccio tragicomico che Chaplin ha reso segno distintivo del suo modo di fare Cinema, portò un enorme successo alla storia che rappresentava le problematiche e le speranze di una società che, in quegli anni, era alle prese con una pesantissima recessione economica.

Oggi i film muti non vanno più di moda, l’Oscar del 2012 a The Artist rimarrà un’eccezione, e non è commercialmente conveniente ripresentarli al pubblico, ma per fortuna le gemme come ‘Luci della città’ sopravvivono anche alla legge del mercato.

 

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.