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Luca Trapanese e Alba: storia di un’adozione speciale

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Luca Trapanese e Alba - ph Giancarlo Rizzo


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ExPartibus intervista in esclusiva un papà single innamorato della sua bimba Down

Oggi vi presento una splendida storia di adozione, uno dei pochi casi in cui un single, Luca Trapanese, e una bellissima bambina, Alba, hanno potuto realizzare ciò che era un loro desiderio – bisogno: diventare una famiglia. Alba è una bimba Down, rifiutata alla nascita, che è stata data in affido a Luca e successivamente adottata.

Luca ci racconti il tuo iter adottivo?

Sono stato il primo che si è iscritto al registro degli affidi per single, presso il Tribunale di Napoli, per avere in affido un bambino con gravi disabilità o malformazioni. Ho dato piena disponibilità, barrando con una X tutte le caselle del modulo che mi è stato presentato.
Oggi posso dire che mi sono sentito come un genitore che deve scegliere se fare un’amniocentesi: io non l’avrei fatta!

Ho presentato la richiesta a gennaio e a luglio mi hanno chiamato per l’affido di Alba, che, lasciata in ospedale dalla madre, non riusciva ad essere collocata in una famiglia.

L’articolo 44 della legge 184 del 1983, dedicato alle “adozioni speciali”, permette ai single di avere in affido un minore. La riflessione che mi viene da fare è che se una persona singola può prendersi cura di un bimbo disabile, con tutte le problematiche che tale situazione comporta, perché i nostri legislatori non apportano una modifica alla legge attuale dando la possibilità ai single di poter adottare anche bambini senza disabilità?

Infatti, bisognerebbe rivedere la legge sulle adozioni perché ormai la famiglia, così com’era concepita nel 1983, non esiste più. È faticoso anche per il Tribunale collocare i bambini. Mentre è probabile che ci siano tanti single disposti a diventare genitori, a prescindere dall’identità sessuale che non è affatto fondamentale.

Sono d’accordo con te. Oggi infatti si ritrovano tante madri o padri, soli, ad allevare figli, con l’aumento delle separazioni. Bisognerebbe, quindi, abbattere un po’ di pregiudizi…

Assolutamente sì. Anche se io non so dirti se il nostro Paese sia pieno di pregiudizi o se siamo noi a farci guidare dalle opinioni altrui, perché, devo riconoscere che, finora, ho trovato solo porte aperte e non ho mai avuto un riscontro negativo. Forse non riusciamo ad esprimere i nostri pensieri, poi basta che arrivi il politico di turno a spiegare cosa sia la famiglia, secondo il suo parere, cosa sia giusto o non lo sia, e ci lasciamo confondere.

Io ho avuto un compagno per molti anni e abbiamo desiderato avere un figlio; questo sogno l’ho coltivato anche dopo la fine del nostro rapporto.

Dobbiamo partire non più dal concetto di madre o padre, ma dal concetto di genitore. Ad esempio, Alba vive parte della giornata con la tata e quando questa va via, la saluta con la manina e chiude la porta, ma non fa capricci. Quando invece si accorge che sto per uscire io, la bimba strepita, quindi vuol dire che mi riconosce come genitore. Ovviamente, attorno alla nostra vita, ruotano una serie di persone a cui è affezionata.

Alba, insomma, è consapevole che il centro della famiglia sei tu, al di là del classico ruolo madre e padre.

Esattamente, la figura di riferimento è quella rappresentativa dell’affettività tra un adulto e un minore. Poi, se vogliamo dircela tutta: ma questi nuclei “regolari” sono veramente “sani”? C’è una crisi totale: divisione e sconquasso nei rapporti, spesso infedeltà, incostanza di relazioni, figli con più donne. Allora è inevitabile e necessario riconsiderare cosa sia oggi, in realtà, una famiglia.

Viviamo un momento di aridità nelle relazioni umane, siamo sempre più soli e non riusciamo a trovare il corretto modo di comunicare con gli altri. Dovremmo prima cominciare a risolvere i nostri problemi di fondo. La società, poi, ci “abitua” a raggiungere livelli altissimi: tutti belli e perfetti. Invece, alla fine, siamo frustrati perché non riusciamo a mantenere questi target.

Sei impegnato nel sociale, in particolar modo ti occupi di persone disabili e hai creato l’associazione A Ruota Libera Onlus. Mi parli di questa tua occupazione di volontariato così importante?

Dodici anni fa, insieme al mio ex compagno, ho costituito questa Onlus, che si occupa soprattutto di disabilità, e adesso a Napoli abbiamo due centri per ragazzi disabili, che, quotidianamente, svolgono tantissime attività. Grazie al progetto ‘Il Borgo Sociale’ i giovani vivono in autonomia, con la supervisione degli educatori, e lavorano nei bar, nella fattoria, producendo miele.

Poi c’è ‘La Casa di Matteo’, la prima struttura in tutto il Sud Italia che accoglie quei bambini disabili in stato terminale, che il Tribunale non riesce a collocare.
Spesso vengono abbandonati nei nosocomi o tolti alle famiglie di origine perché non in grado di farsene carico.
La nostra associazione è un vero punto di riferimento per il tema della disabilità.

I bimbi in fase terminale vi arrivano su segnalazione del Tribunale?

Tutti i piccoli che ci vengono affidati sono segnalati dai servizi sociali e dal Tribunale. Bisogna considerare che sono bambini che non sono adottabili, ed è comprensibile. Quando nasce un bimbo con grave disabilità ed i genitori lo rifiutano lasciandolo in ospedale, come fa il Tribunale a collocarlo in una famiglia che si appresta alla vita? È molto complicato.

Quindi questa associazione si basa sul volontariato?

Abbiamo volontari e sostenitori.
È un’associazione che si mantiene con sostegno di fondi privati o con il 5×1000. Il numero per chi volesse donare è: 95089860639.

Torniamo a te; oggi sei un papà, come vivi questo nuovo ruolo? Cosa è cambiato nella tua vita?

La mia vita è cambiata completamente, in positivo. Quando diventi genitore ti rendi conto che un figlio ha la priorità su tutto. Alba, infatti, è al primo posto rispetto a qualsiasi mia esigenza. Mi ha gratificato, mi ha reso felice, completo, perché volevo diventare padre. È di una affettività enorme, appena mi vede rientrare, mi corre incontro, mi chiama papà, mi abbraccia forte e non mi si stacca più dal collo per baciarmi.

Certo è faticoso, ci sono dei momenti in cui sono distrutto, perché ovviamente sono solo, anche se ci sono tante persone che mi danno una mano. Però il risvolto è così bello ed impagabile che va bene così.

Effettivamente i figli cambiano la vita anche nelle cose più semplici.
Ad esempio, ho già prenotato le vacanze, mentre quando ero da solo decidevo all’ultimo minuto. Lei che è piccola, va tutelata in tutto.
Sono completamente proiettato con il pensiero a lei, già penso quale scuola migliore potrò trovarle.

Da questa tua esperienza hai scritto un libro a quattro mani con Luca Mercadante, ‘Nata per te’, Giulio Einaudi Editore. Com’è nata l’idea di questo testo?

Grazie alla conoscenza con Luca Mercadante, abbiamo affrontato tanti temi, senza ipocrisia.
Un confronto tra due padri completamente diversi.
La cosa importante è che nessuno dei due voglia prevalere sull’altro e che le idee discordanti vengano sempre rispettate.

Luca è ateo, etero, non crede nella realizzazione di un padre con un figlio disabile, ha una visione della famiglia molto più ristretta della mia, mentre io sono credente, omosessuale, con una figlia disabile.

Con grande coraggio mi pone delle domande, anche dure, che poi sono quelle che tutti vorrebbero farmi, ma non riescono a rivolgermi.

C’è stata una domanda difficile, che ti ha fatto riflettere?

Sì, una domanda molto particolare: “Se tu avessi la bacchetta magica, guariresti Alba?”

Ho risposto di no, perché io credo che ognuno di noi sia bello così com’è. Anche la vita di Alba, così, ha un senso. Questa idea delle bacchette magiche per voler guarire tutto e tutti è una idea malata di onnipotenza. Alla fine ho ribadito il mio no.

Perché per te la diversità è una risorsa, ognuno è diverso da un altro.

Infatti, non esiste un modo giusto di essere.

Tornando al mio rapporto di genitore con Alba, potrei dire una cosa che suonerebbe “blasfema”, ma io la sento come se l’avessi partorita io.

Io posso comprenderti perché da madre adottiva di due ragazze, ho provato la stessa cosa. Alla fine i nostri figli sono parte di noi. Mio padre, che non c’è più, mi diceva sempre: “Sei mamma due volte, perché questa figlia non ti è capitata per caso, per un “incidente di percorso”, ma l’hai voluta con tutta te stessa e partorita già nel tuo cuore”.

Io mi sento anche di dire che quei ‘No’ che ha ricevuto Alba sono stati molto dolorosi per chi li ha detti. Era un no al sogno della loro vita.

Credo che sia doloroso anche per un genitore biologico rifiutare un figlio che ha un problema di disabilità perché non riesce a sostenere e ad affrontare la situazione.

Sì, infatti, tante coppie hanno paura. Alla base c’è un problema di inconsapevolezza sulla disabilità, una paura enorme, del diverso, di vedersi sconfitti nel figlio disabile.

Posso dirti che hai una grande forza, nonostante tu sia solo, hai avuto non solo coraggio, ma anche tanto amore nella scelta adottiva che hai fatto.

Io avevo un desiderio, ho giocato le mie carte e questo sogno si è realizzato. Se il Tribunale mi avesse affidato un bambino grave, lo avrei accettato. Ho ascoltato quella che per me era un’esigenza importante. Ovviamente non sempre è possibile farlo, dato che le tue necessità potrebbero anche essere sbagliate; io mi sono detto “ci provo”, se sarà destino di diventare padre, lo diventerò, ed è successo.

Ti ringrazio per questa intervista, e per averci raccontato questa stupenda ed emozionante storia di due cuori e di due desideri che si sono incontrati, riconosciuti e realizzati. È il caso di dire che “l’amore vince sempre su tutto”!

Foto di Giancarlo Rizzo

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Autore Maria Filomena Cirillo

Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.