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Love addiction, una gran fame d’amore

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Dipendenza affettiva


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Il termine dipendenza non ha mai un’accezione positiva. Dipendere significa essere in un rapporto di subordinazione rispetto a qualcuno o qualcosa. Nell’era moderna le dipendenze diventano sempre più numerose e diversificate; non si dipende più solo da droghe, alcool o tabagismo; le nuove dipendenze sono 2.0; si dipende dal proprio smartphone, dal pc, dalla condivisione morbosa e ossessiva della propria vita nei social.

Ma c’è una dipendenza in particolare di cui si parla ancora troppo poco che desta enormi preoccupazioni negli psicologi, testimoni di un numero  sempre maggiore delle  vittime della cosiddetta “dipendenza affettiva”.

Catalogata come un disturbo mentale, in Italia la dipendenza affettiva viene studiata e affrontata soltanto di recente mentre negli Stati Uniti da più di 30 anni sono condotte ricerche su una tematica che rientra nella più vasta categoria delle new addictions (nuove dipendenze).

Ma cosa si intende per dipendenza affettiva? Cosa significa dipendere dal punto di vista emotivo da un’altra persona? Amare a senso unico, pensare di esistere solo in presenza del proprio partner, vedere nell’altro l’unica ragione della propria esistenza, sentirsi inutili e inadeguati senza il proprio compagno, voler stare con l’altro a tutti i costi, anche quando la relazione è difficile e senza futuro… una ricerca ossessiva d’amore, un bisogno  incontrollato di affetto, di  ebbrezza emotiva.

Solo con l’altro si riesce a stare bene e a provare gioia e voglia di vivere. Si riducono o si annullano del tutto i momenti da dedicare a se stessi per “consacrare” il proprio tempo al soddisfacimento dei bisogni e delle esigenze dell’altro. L’assenza del partner getta nel panico totale la persona affetta da love addiction che è presa da sconforto e senso di vuoto improvviso.

 Cosa spinge una persona a dipendere completamente da un altro essere umano? Qual è il meccanismo che si innesca nella mente di un individuo così fragile? Spesso il soggetto che soffre di dipendenza affettiva ha vissuto in un clima familiare particolare che lo ha portato a sviluppare una scarsa autostima, una errata  considerazione di sé, per cui si sente gratificato solo quando si sacrifica per l’altro. Ed essere vittima di continui tradimenti o di violenze fisiche poco importa, ciò che conta veramente è non restare soli.

Il dipendente ama l’altro idealizzato. E più si viene rifiutati e sottovalutati, più si alimenta la dipendenza; l’amore cresce all’aumentare del rifiuto, della svalutazione, dell’umiliazione, del dolore. Non si tratta di una forma di masochismo; non si prova piacere a soffrire e a vivere le difficoltà di coppia; si è “semplicemente” eccitati dal desiderio di cambiare l’opinione del proprio partner, dalla voglia di fargli capire il proprio valore, di dimostrargli di essere in grado di amarlo e di salvarlo. E il premio finale è farsi amare,a propria volta, da una persona capace, in realtà, di pensare solo se stessa.

Avere un partner realmente affettuoso e gentile porta ad annoiarsi, invece lo stare sulla corda, il rifiuto, la mancanza di certezza muove il desiderio. Naturalmente, si tratta di valutazioni errate che alimentano e mantengono il disturbo.

Attenzione a non autodiagnosticarsi la love addiction solo perché magari si preferiscono partner non proprio gentili; il fascino del bello e tenebroso, un po’ burbero e scontroso è un ideale comune a molte donne, ma ciò  non significa essere affettivamente disturbate.
Si parla di una vera e propria malattia quando c’è ossessione, compulsione, fanatismo, terrore della solitudine, mania di controllo, scarsa autostima, insicurezza.

Nel 99% dei casi sono le donne ad essere affette dal mal d’amore. Donne che fanno da madri, mogli, infermiere, confidenti, amanti; donne che vivono in virtù dell’altro. Donne che sono incapaci di ribellarsi, e nelle peggiore delle ipotesi, finiscono sulle pagine di giornali, vittime di violenze fisiche e morali.

Ma uscirne si può.

Un primo grande passo è riconoscere di avere un atteggiamento sbagliato nei confronti della vita di coppia e chiedere un supporto ai numerosi centri di ascolto ormai presenti in molte città; la guarigione completa è possibile solo con un serio percorso di psicoterapia.