Neshat-Kulthum: un’artista iraniana racconta un’icona femminile araba
La regista iraniana Shirin Neshat, dopo aver vinto il Leone d’Argento alla Mostra di Venezia nel 2009 con il film ‘Women without Men’, è tornata al Lido, stavolta per le Giornate degli Autori 2018, e ha presentato ‘Looking for Oum Kulthum‘ un progetto a cui aveva cominciato a lavorare nel 2010.
Shirin Neshat, nel suo raffinato lavoro artistico e fotografico, da sempre esplora e sottolinea i conflitti di genere e le difficili condizioni sociali delle donne all’interno del mondo islamico. Il mondo femminile, con i suoi drammi, le sue battaglie e la sua innegabile e drammatica bellezza ritorna al centro della sua ricerca attraverso la figura della leggendaria cantante egiziana Oum Kulthum, utilizzando un escamotage narrativo che rende ancor più affascinante per lo spettatore l’approccio alla storia di questo personaggio.
Mitra, un’artista ambiziosa, madre e moglie quarantenne, s’imbarca nel sogno di una vita: fare un film sulla sua eroina, la leggendaria cantante del mondo Arabo Oum Kulthum.
Il suo obiettivo è esplorare le lotte, i sacrifici e il prezzo del successo di Oum Kulthum, celebre cantante e musicista che vive in una società conservatrice e dominata da uomini.
Durante le riprese del film, tuttavia, l’improvvisa scomparsa di suo figlio adolescente e la crescente difficoltà di catturare l’essenza di Oum Kulthum come donna, come artista, come mito porteranno Mitra ad una profondissima crisi emotiva ed artistica.
Oum Kulthum: la Maria Callas d’Oriente
‘Looking for Oum Kulthum‘ è basato sull’arte e la vita della leggendaria cantante egiziana Oum Kulthum (1900-1975), la cui musica e straordinaria personalità continua ad essere impressa nei cuori e nell’immaginazione di milioni di abitanti del Medio Oriente. Quarantadue anni dopo la sua morte, Oum Kulthum continua ad essere, incontrastata, la più grande artista del Mondo Arabo nel 20° secolo tanto da essere definita la ‘Maria Callas d’Oriente’. Famosa per le sue eccezionali doti canore, per il suo stile, e per il suo patriottismo, negli ultimi anni della sua vita diventò un’eroina nazionale. A renderle l’estremo saluto quattro milioni di persone; fu il secondo funerale più grande nella storia d’Egitto, dopo quello del Presidente.
Se ‘Women without Men‘ si ispirava al realismo magico del romanzo dell’autrice iraniana Shahrnush Parsipur, in ‘Lookin for Oum Kulthum‘ la Neshat continua nella sua ‘ossessione’ per la forza femminile e l’espressione artistica nel mondo arabo, seguendo la traiettoria di un’icona per le donne e offrendo, contemporaneamente, una visione non accademica della storia dell’Egitto moderno, della sua evoluzione dalla monarchia a colonialismo britannico, dalla rivoluzione del 1952 fino alla disastrosa guerra con Israele nel 1967.
Un film rivelatore della vitalità e consapevolezza della cultura araba moderna… anche al femminile
Shirin Neshat ha scelto di non fare un film biografico storico, ma di raccontare una storia personale, condividendo il suo punto di vista e le difficoltà di regista donna iraniana che cerca di fare un film su un’icona egiziana. ‘Looking for Oum Kulthum‘ racchiude proprio le ossessioni, le difficoltà, il processo creativo e la scoperta di sé inaspettata che ha attraversato la Neshat che, infatti, ha dichiarato:
Ho capito che guardando il destino di un’emblematica donna artista del Medio Oriente, stavo guardando alla mia stessa esperienza e a quella di altre donne del Medio Oriente che hanno deciso di perseguire un talento o una carriera professionale.
Al cuore di questo film, attraverso l’esplorazione dei tre personaggi femminili protagonisti, Oum Kulthum, Mitra, la regista iraniana, e Ghada, l’attrice egiziana che interpreta Oum Kulthum, la narrazione rivela come, a prescindere dalla generazione e dal background culturale, la maggior parte delle donne del Medio Oriente, vivendo in una società dominata dagli uomini, devono affrontare un dilemma simile: il sacrificio della famiglia tradizionale e un tacito senso di alienazione per l’assenza di uno stile di vita convenzionale, nonostante la gloria nell’ottenere fama e successo.
Autore Paco De Renzis
Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.