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Lombardia Sanità, Fermi: ‘No a imposizioni e prescrizioni dall’AGENAS’

Alessandro Fermi


L’intervento al convegno dell’ANCI sulla riforma del sistema sociosanitario regionale

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.

La legge 23 del 2015 ha sicuramente bisogno di adeguamenti, ma non possiamo accettare che vi siano delle prescrizioni dirimenti da porre in atto così come indicato dall’AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali.

Il Consiglio regionale della Lombardia rivendica e ha sicuramente la competenza, l’autorevolezza e la capacità, anche attraverso la collaborazione e l’ascolto dei tanti mondi vitali che compongono questa regione, di riformare in piena autonomia il proprio sistema sociosanitario.

Dovrà essere una riforma il più possibile condivisa, e dovrà essere attuata partendo proprio dall’ascolto dei territori, dai Sindaci agli operatori del Terzo settore: abbiamo il dovere di raccogliere suggerimenti da tutti, compresa l’AGENAS, ma certo nessuno può avere la presunzione di imporre dei diktat che rispediamo prontamente al mittente.

Lo ha sottolineato il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi, aprendo questa mattina, 10 febbraio, i lavori del convegno online promosso dall’ANCI Lombardia sul tema ‘Dalla Sanità alla promozione della salute: un nuovo paradigma per lo sviluppo del welfare locale’.

Ha aggiunto Fermi, introducendo i lavori:

Se c’è un aspetto che è emerso con forza dall’emergenza sanitaria è il ruolo dei Sindaci. I Sindaci sono stati punto di riferimento e di presidio del territorio, sia sul piano operativo che nella risoluzione delle diverse esigenze manifestate dalle rispettive Comunità.

Nell’ottica del “nuovo paradigma per lo sviluppo del welfare locale”, i Sindaci devono tornare a essere attori protagonisti del sistema socio-sanitario.

Il loro ruolo, quali Autorità Sanitarie locali, deve essere rafforzato per garantire un’effettiva partecipazione al processo decisionale nella governance del sistema.

La Conferenza dei Sindaci dovrà essere uno snodo cardine, qualificato e operativo per un deciso cambio di passo: la partecipazione dei Comuni e dei territori non è un’opzione tra le altre, ma il fondamento dell’agire politico e amministrativo.

Auspico che proprio questo metodo, fatto di attenzione ai territori e ai loro rappresentanti, possa essere replicato anche nel percorso di riforma della legge 23 al fine di dare così attuazione a un nuovo welfare locale.

Nel corso del suo intervento, il Presidente del Consiglio regionale si è quindi soffermato su alcuni aspetti della legge 23 meritevoli di approfondimento e discussione.

Ha sottolineato Alessandro Fermi:

L’impegno a farsi carico della fragilità, della non autosufficienza e delle patologie cronico-degenerative, che sono stati i criteri fondamentali che hanno mosso il legislatore regionale nella declinazione della legge 23, necessitano di un ulteriore aggiornamento a partire dal modello di presa in carico, introdotto proprio a seguito della legge di riforma; un modello che si sta rilevando migliorativo in quanto riduce in misura statisticamente significativa sia il rischio di ospedalizzazione che il rischio di ricorso al Pronto Soccorso.

Il modello gestionale di presa in carico deve avere nella medicina generale il vero fulcro intorno a cui far ruotare l’assistenza sanitaria che così, in modo efficace, può attuare il ruolo di filtro per la sostenibilità dell’assistenza ospedaliera.

Fondamentale sarà però liberare questo comparto sanitario dalla burocrazia che negli ultimi anni ne ha mortificato il ruolo, così come è necessario aumentare ulteriormente le borse di studio per favorire l’accesso alla professione che rischia, tra pensionamenti e carenze di organico, di portare il medico di medicina generale alla soglia di 2mila mutuati cadauno.

La legge di riforma del 2015 è figlia delle policy di taglio della spesa riconducibili alla riforma Del Rio, con la conseguente attuazione di politiche di razionalizzazione dei centri direzionali che hanno dimostrato tutti i propri limiti di funzionamento.

Mi riferisco, in particolare, alla necessità di ripensare l’azzonamento territoriale delle ATS, la cui eccessiva estensione territoriale e l’elevato numero di cittadini ricompresi nei rispettivi ambiti hanno mostrato l’impossibilità di poter governare in modo efficace e adeguato le diverse comunità locali.

In questo senso appare cruciale rimettere al centro del sistema i distretti socio sanitari, all’interno dei quali si possono sperimentare nuove soluzioni quali ad esempio l’infermiere di famiglia.

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