Il Governo di Bellinzona minaccia la fine dell’accordo
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa della Regione Lombardia.
L’accordo stipulato nel 1974 tra l’Italia e la Svizzera relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore delle Province e dei Comuni italiani di confine resta attuale, nonostante le dichiarazioni trapelate da Bellinzona.
Lo afferma il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi, a fronte delle affermazioni del Presidente del Governo di Bellinzona Claudio Zali, che sembrano compromettere la prosecuzione dell’accordo tra Italia e Svizzera e mettere a rischio i ristorni per le Province e i Comuni di confine.
Aggiunge il Presidente del Consiglio regionale:
L’accordo del 1974 non si tocca, nonostante le dichiarazioni dell’UDC ticinese che appaiono assolutamente strumentali.
Nel corso del tempo l’intesa sancita oltre quarant’anni fa ha infatti dimostrato la sua validità.
Non va dimenticata, inoltre, l’importanza che continua a rivestire il lavoro transfrontaliero.Il nostro impegno sarà rivolto alla tutela dei cittadini e dei Comuni italiani, mantenendo in vigore le condizioni dell’intesa, con l’obiettivo di tutelare e mantenere non solo gli attuali ristorni, ma anche l’imposizione fiscale a cui oggi sono soggetti i nostri lavoratori .
In Canton Ticino – dove tra l’altro fra soli tre mesi si andrà al voto – minacciano di rivedere l’accordo, facendo forza sul fatto che lo stesso potrebbe essere disdetto anche unilateralmente.
Già alcuni mesi fa, a novembre 2018, il Presidente Fermi era entrato nel merito della questione, sottolineando che
con i contributi destinati alle nostre Province derivati dal ristorno fiscale delle tasse pagate in Svizzera dai lavoratori frontalieri, i territori possono pianificare importanti lavori e progettare investimenti per opere di manutenzione e riqualificazione.
Ancora prima, nel mese di maggio 2018, il Presidente Fermi aveva scritto ai Presidenti delle due Camere per chiedere al Parlamento di non ratificare l’accordo sulla doppia imposizione fiscale dei frontalieri, scontrandosi con l’iniziativa del Presidente Zali che spingeva sulla necessità di vincolare parte dei ristorni dovuti per completare alcune opere transfrontaliere.