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Lombardia, Fermi a Sessione plenaria Comitato delle Regioni

Alessandro Fermi al Comitato delle Regioni a Bruxelles


‘La campanella è suonata da tempo, i cittadini non si riconoscono più in questa Unione Europea: torniamo a dare ascolto e voce ai territori’

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.

La campanella di fine ricreazione è già suonata da un pezzo. Se i territori non tornano ad essere i veri protagonisti delle scelte e delle decisioni prese in sede europea e se Regioni e Città non saranno messe in grado di incidere in modo significativo nelle politiche europee, l’Europa così come la concepiamo oggi rischia di essere un soggetto sempre più astratto e lontano dalla volontà e dalle esigenze dei cittadini e di scomparire.

Ce lo dicono e ce lo confermano tutte le indagini e le rilevazioni di questi ultimi mesi, guai a sottovalutare il grido di allarme e di protesta che giunge dalle realtà locali.

Lo ha detto il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi che oggi, 9 ottobre, e domani partecipa alla 131a Sessione plenaria del Comitato europeo delle Regioni che si tiene a Bruxelles presso l’Edificio Charlemagne sede della Commissione europea nell’ambito della Settimana europea delle Regioni e delle Città.

I lavori hanno avuto inizio con un focus specifico dedicato al punto di vista delle Regioni e delle Città sulla situazione dell’Unione Europea: nell’occasione sono intervenuti il Presidente del Comitato europeo delle Regioni Karl Heinz Lambertz e il Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani, che hanno introdotto l’analisi dei risultati dell’ultima indagine promossa dal Comitato europeo delle Regioni sulla percezione dei cittadini europei nei confronti dell’Unione.

Il Comitato delle Regioni si è infatti impegnato nell’iniziativa Reflecting on Europe, promuovendo l’organizzazione di dialoghi con i cittadini e dibattiti civici a livello locale, allo scopo di raccogliere e trasmettere le idee e le preoccupazioni dei cittadini in merito al progetto europeo. Sono stati coinvolti oltre 160 rappresentanti del Comitato delle Regioni in questo processo e circa 30mila partecipanti hanno preso parte agli incontri organizzati in 81 regioni di tutti gli Stati membri.

Dai dialoghi con i cittadini è emerso che:
1. I cittadini sono preoccupati per la lentezza con cui vengono attuate le soluzioni dall’Unione Europea, soprattutto in materia di disoccupazione e migrazione, oltre che sul quadro socioeconomico generale. I cittadini richiamano inoltre l’attenzione sulla necessità di maggiore solidarietà all’interno dell’Unione Europea.
2. L’Unione Europea è percepita come troppo lontana e molti cittadini hanno la sensazione di non sapere ancora cosa sia e cosa faccia.
3. La generazione più entusiasta dell’Unione Europea è quella di chi ha meno di 30 anni, che attribuisce grande importanza alla libertà di circolazione e alle opportunità d’istruzione offerte dall’Unione.
4. La fiducia nei livelli di governante locale e regionale è, in media, maggiore di quella riposta nel governo centrale, e nella maggior parte degli Stati membri è decisamente superiore anche alla fiducia riposta nelle istituzioni europee.

Ha sottolineato il Presidente Fermi alla luce dei risultati emersi dall’indagine:

I settori prioritari su cui l’Unione europea deve concentrare la propria azione e indirizzare la politica di coesione sono la migrazione, la mobilità, l’istruzione, le politiche economiche legate all’occupazione e alla crescita e le questioni ambientali.

Nello specifico, l’Unione Europea deve sostenere le città e le regioni nella gestione della crisi migratoria e nell’integrazione di lungo periodo e in questo ambito deve definire fornire un’assistenza finanziaria e tecnica che deve aggiungersi a quella erogata dagli Stati nazionali.

Contemporaneamente l’Unione deve potenziare la dimensione sociale in tutti i programmi e le politiche europee, in modo complementare ai sistemi di protezione sociali esistenti ai veri livelli nazionali e regionali.

Nel fare questo occorre rafforzare la capacità d’’investimento degli enti locali e regionali, offrendo loro il margine di bilancio necessario a sostenere gli investimenti pubblici e agevolando gli strumenti di partenariato.

Nel corso del pomeriggio e nella giornata di domani i lavori proseguiranno con la discussione e la votazione di alcuni pareri e risoluzioni su diversi temi tra cui il programma quadro per la ricerca e l’innovazione, il quadro finanziario pluriennale 2021-2027, l’autorità europea del lavoro, il fondo “asilo e migrazione”, il programma per l’ambiente e per il clima, la strategia europea per la plastica, il pacchetto di equità fiscale, il piano d’azione per l’istruzione digitale, l’analisi del rischio nella filiera alimentare e l’inserimento dello sport nel programma di lavoro dell’Unione Europea per il periodo successivo al 2020.

Questa mattina a margine della sessione plenaria si è tenuto anche un seminario sulle politiche di coesione sociale promosso dalla CALRE, la Conferenza delle Assemblee legislative regionali d’Europa. La politica di coesione è la principale politica di investimento dell’Unione Europea e integra le politiche dell’Unione in ambiti specifici come istruzione, occupazione, energia, ambiente, mercato unico, ricerca e innovazione.

L’attuazione della politica di coesione passa attraverso tre fondi principali: il Fondo europeo di sviluppo regionale, FESR, che mira a consolidare la coesione economica e sociale regionale investendo nei settori che favoriscono la crescita al fine di migliorare la competitività e creare posti di lavoro e finanzia progetti di cooperazione transfrontaliera; il Fondo sociale europeo che investe nelle persone, riservando speciale attenzione al miglioramento delle opportunità di formazione e occupazione e si propone di aiutare le persone svantaggiate a rischio di povertà o esclusione sociale; il Fondo di coesione che investe nella crescita verde e nello sviluppo sostenibile e migliora la connettività negli Stati membri con un PIL inferiore al 90% della media europea.

A Bruxelles è presente anche il Consigliere Segretario del Consiglio regionale Giovanni Malanchini, Lega, che partecipa ad alcune sessioni previste nel programma dei lavori dedicato alla Settimana europea delle Regioni e delle Città.

Ha sottolineato Malanchini:

L’attuale Ufficio di Presidenza, fin dal suo insediamento, ha mostrato grande interesse a rafforzare il ruolo della Lombardia all’interno del Comitato delle Regioni. Credo che il nostro ruolo, a livello europeo, sia determinante per l’importanza politica ed economica della nostra Regione. Portiamo ai tavoli di Bruxelles una visione di Europa rispettosa dei territori e delle loro potenzialità, ispirata ad un principio di sussidiarietà che rappresenta l’unica via per garantire la coesione dell’Unione.

Anche in questa sessione plenaria il nostro contributo, su temi fondamentali quali l’immigrazione, la tutela delle produzioni agricole e agroalimentari di qualità, le politiche ambientali e l’innovazione, è determinante. L’autonomia ci obbligherà ad essere sempre più un punto di riferimento in Italia e in Europa.

Comitato delle Regioni
Il Comitato delle Regioni è un organo consultivo dell’Unione europea istituito nel 1994: rappresenta gli enti regionali e locali d’Europa ed è composto da 350 rappresentanti provenienti da tutti i 28 Stati membri. Il Comitato delle Regioni offre alle Città e alle Regioni la possibilità di esprimere formalmente la loro opinione nel processo legislativo dell’Unione Europea per assicurare che la posizione e le esigenze degli enti regionali e locali siano rispettate.

La Commissione europea, il Consiglio dell’Unione Europea e il Parlamento europeo devono consultare obbligatoriamente il Comitato delle Regioni quando elaborano norme in settori che riguardano l’amministrazione locale e regionale come la sanità, l’istruzione, l’occupazione, la politica sociale, la coesione economica e sociale, i trasporti, l’energia e i cambiamenti climatici; in caso contrario, il Comitato delle Regioni può ricorrere alla Corte di Giustizia.

Una volta ricevuta una proposta legislativa, il Comitato delle Regioni elabora e adotta un parere e lo comunica alle pertinenti istituzioni dell’Unione europea. Il Comitato delle Regioni può esprimere pareri anche su propria iniziativa. Ogni anno il Comitato delle Regioni si riunisce in 6 sessioni plenarie nelle quali vengono adottati pareri che riguardano mediamente dai 50 agli 80 progetti legislativi. I componenti del Comitato delle Regioni sono rappresentanti eletti negli enti locali e regionali. Ciascun Paese indica i membri di sua scelta che vengono nominati dal Consiglio dell’Unione Europea per un periodo rinnovabile di cinque anni.

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