Stralciata la parte relativa alle attività dei servizi necrofori e cimiteriali
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.
Nuove regole per la formazione degli specializzandi universitari in strutture sanitarie in modo da consentire una graduale autonomia della loro attività; incentivi allo sviluppo della ricerca scientifica e dell’innovazione nella didattica e nella formazione sociosanitaria; revisione del protocollo d’intesa che regola i rapporti tra le Università e il Servizio Sanitario Regionale, con l’obiettivo di facilitare al personale universitario la conciliazione tra l’attività di formazione e quella di cura.
Sono queste alcune delle novità e dei contenuti principali della quarta parte della riforma regionale del sistema socio-sanitario lombardo relativa al ruolo e al rapporto con le Università approvata oggi a maggioranza in Consiglio regionale con 35 voti a favore, 22 contrari e 2 astenuti.
Due gli aspetti qualificanti della legge sottolineati nel suo intervento in Aula dal Vice Presidente della Commissione Sanità Angelo Capelli, Lombardia Popolare, relatore del provvedimento.
Ha spiegato Capelli:
Innanzitutto per la prima volta viene introdotta, in via sperimentale, la possibilità di una autonomia progressiva durante il percorso di formazione dei medici specializzandi.
Inoltre, viene creata la rete formativa con al centro i poli universitari ma, in una logica aperta, rendendo possibile l’utilizzo e l’accesso a tutti quei punti di eccellenza che possono contribuire alla formazione del percorso professionale di specialità.
La legge definisce tra l’altro anche i rapporti tra il servizio sociosanitario lombardo e le Università tramite un Protocollo d’intesa specifico per le attività assistenziali, didattico-formative e di ricerca. Viene inoltre istituito, come organismo di supporto alla programmazione regionale, un Comitato di indirizzo: tra le sue mansioni, come previsto in un emendamento proposto dal Partito Democratico e approvato in Commissione Sanità, è inclusa anche la valutazione del fabbisogno “di medici, di laureati nelle professioni sanitarie e di specializzandi”.
Le novità introdotte dal provvedimento, che interviene sugli articoli 29, 31, 33 e 34 della legge regionale n.33 del 2009, saranno oggetto di un periodo sperimentale di 5 anni complessivi – i primi 3 anni impiegati per la verifica della sperimentazione, i successivi due per individuare eventuali interventi correttivi – al termine dei quali la Regione, in collaborazione con il Ministero della Salute e con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, valuterà i risultati conseguiti.
Ha detto il Presidente della Commissione Sanità Fabio Rolfi, Lega Nord:
Restano ancora sul tavolo dei nodi importanti da sciogliere che però sono di carattere nazionale.
In primo luogo l’insufficiente numero di borse per specializzandi e di formazione post-universitaria riconosciute alla Lombardia, integrate in questi anni solo da un numero crescente di borse regionali.
Su questo punto occorre pretendere più autonomia e non a caso la programmazione delle borse di studio è proprio uno dei punti inseriti nella trattativa che stiamo portando avanti con lo Stato centrale a seguito del referendum.
Altra questione di carattere nazionale è proprio quella concernente l’inadeguatezza normativa sull’autonomia progressiva degli specializzandi, sulla quale con questa legge abbiamo voluto mettere un po’ di ordine nell’ambito di norme che restano comunque statali e che necessitano di maggiore definizione.
Giudizio negativo al provvedimento è stato espresso da Chiara Cremonesi, Insieme per la Lombardia:
Una quarta parte della riforma che si aggiunge a quelle precedenti senza una visione generale e, purtroppo, senza la formalizzazione delle tutele per gli specializzandi.
Di
ulteriore passo avanti nella riforma della sanità lombarda
ha parlato invece il capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo De Corato, che ha positivamente sottolineato l’integrazione tra formazione, ricerca e specializzazione che il provvedimento adotta nel perseguire l’obiettivo generale della riforma che consiste nella “presa in carico degli assistiti”.
Ha dichiarato la Vice Presidente Sara Valmaggi:
Questa legge compie un ulteriore piccolo passo avanti, attuando un Protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e Università, siglato nel 2008, ma mai applicato.
Spiace tuttavia costatare che la maggioranza non ha voluto accogliere ulteriori miglioramenti, tra cui un rafforzamento della tutela per gli specializzandi delle professioni mediche. S
petterà alla prossima legislatura regionale valutare complessivamente l’attuazione della riforma.
A maggioranza sono approvati anche tre ordini del giorno.
Il primo documento, a firma di Angelo Capelli, impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso i competenti Ministeri affinché in deroga ai limiti previsti dalla legge nazionale, sia possibile prevedere la collaborazione dei medici in formazione specialistica, almeno su base volontaria e domenicale, nelle attività di raccolta di sangue esercitate in convenzione con le ASST territoriali.
Il secondo documento, proposto da Gianantonio Girelli e da Marco Carra, PD, invita la Giunta regionale a prevedere che, nel futuro ridisegno dell’articolazione territoriale, la rete universitaria bresciana si articoli nell’area geografia corrispondente al territorio dell’ATS di Brescia, oltre al territorio dell’ATS Valpadana, che comprende le ASST di Cremona e di Mantova, al fine di garantire continuità nella tradizione formativa.
Inoltre, la Giunta è invitata a prevedere che nel Comitato d’indirizzo sia prevista, oltre alla presenza dei direttori generali delle ATS, anche quella dei direttori generali delle ASST e degli IRCCS lombardi.
Infine, un ordine del giorno proposto da Massimiliano Romeo e da Donatella Martinazzoli, Lega Nord, invita la Giunta regionale a prevedere, nel futuro ridisegno dell’articolazione territoriale, la stabilizzazione definitiva del corso di laurea infermieristica presso la sede di Esine (BS).
Come già stabilito in Commissione Sanità con voto unanime, è stata stralciata da questo provvedimento la parte relativa alle attività dei servizi necrofori e cimiteriali, inizialmente compresa nel testo, che sarà invece oggetto di un prossimo specifico progetto di legge.