La Garante regionale per la tutela delle vittime di reato: ‘Comportamento sempre esecrabile, ma dare maggiore attenzione ai casi più seri’
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Lombardia.
Il catcalling, ossia le molestie verbali rivolte alle donne lungo la strada o in luoghi pubblici, è un fenomeno sicuramente tanto dilagante quanto fastidioso per chi lo subisce.
Ma alcune distinzioni sono d’obbligo: innanzitutto, è necessario distinguere se si parla di una ragazza minorenne o molto giovane o di una donna adulta, perché ovviamente l’elemento anagrafico può incidere sulla percezione delle parole rivolte.
E inoltre, va compreso se le molestie consistono in un episodio sporadico, come può essere un fischio o un apprezzamento estemporaneo, o in una serie di condotte ripetute in sequenza ravvicinata che portano la donna a sentirsi in pericolo.
Così come fa molta differenza se il catcalling consiste in un complimento, seppure non richiesto, piuttosto che in una frase a sfondo sessuale o sessista volgare e offensiva.
Queste distinzioni sono fondamentali, per evitare di dare eccessiva importanza a condotte sporadiche e di lievissimo disvalore giuridico, e conferire invece il giusto peso a situazioni più gravi, che inducono la destinataria di queste molestie a sentirsi vittima di un reato.
In ogni caso, che l’autore di catcalling si comporti in modo maleducato è certamente un dato di fatto inconfutabile.
E in questo caso, l’educazione che i genitori devono impartire ai propri figli maschi, fin da bambini, è fondamentale.
Lo dichiara la Garante per la tutela delle vittime di reato di Regione Lombardia Elisabetta Aldrovandi.