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Lo stress non fa male!

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Stress


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Di per sé, lo stress non fa male. O meglio, un po’ di stress non fa male.

Quello da prestazione ci permette di dare il meglio di noi stessi, superando la nostra paura di fallire per ottenere il miglior risultato.

Se facciamo mente locale, utilizziamo uno stato di stress per lavorare di più e meglio, per arrivare presto ad un appuntamento e lasciare il nostro posto di lavoro più tardi dopo aver controllato e ricontrollato, e fatto tutto il possibile per portare tutto a termine.

Ci permette di allenarci più intensamente, sollevare più pesi, percorrere più chilometri più velocemente, andare in palestra anche quando siamo stanchi e fare in modo che il nostro sforzo ci soddisfi.

A volte, però, il timore di non riuscire a fare qualcosa, a non soddisfare noi stessi, che siamo i nostri giudici più rigorosi, o gli altri che ci sono vicino aumenta la nostra pressione sanguigna a livelli intollerabili. Tutto questo ci induce a concepire obiettivi non realistici e a mancarli a causa dell’ansia da prestazione.

Ci sono, ovviamente, diversi tipi di stress, troppi per citarli tutti. Quello relazionale, ad esempio, dovrebbe permetterci di essere genitori ed amici, mantenendo la nostra rete familiare e sociale, con tutte le nostre amicizie, a volte a scapito delle attività lavorative. Ci preoccupiamo troppo quando, invece, dovremmo rilassarci dopo una piacevole conversazione.

Il sonno è una necessità naturale per ripristinare il nostro benessere fisico e mentale. Eppure, lo stress interferisce con questo, sotto forma di brutti sogni e di cattiva qualità del sonno stesso. E quindi, ovviamente, non dormiamo a sufficienza.

Inoltre, siamo condizionati da sovrastrutture socioculturali errate. Siamo convinti di dover dormire otto ore a notte. Alcuni di noi, però, ce la fanno con la metà: nessun problema per Margaret Tatcher o Napoleone. Poi, pare che questo delle otto ore sia un mito, che viene dalla introduzione della luce elettrica.

Sembra che, nelle comunità rurali fino al 19° secolo fosse normale andare a letto con le galline, dormire qualche ora, svegliarsi la sera tardi o nel mezzo della notte, attendere a qualche faccenda di casa, e finanche andare a fare una breve visita al vicino, per poi riprendere a dormire fino all’alba.

Leonardo dormiva 15 minuti ogni quattro ore, ed in questa maniera era più che produttivo. La pennichella pomeridiana dei nostri nonni non fa ormai più parte della nostra vita sempre di corsa, ma probabilmente aiutava a dissipare almeno un po’ dello stress quotidiano.

C’è un filo conduttore in tutto questo?

La nostra vita è di fatto fortemente incoerente. Alcuni giorni sono migliori di altri, le nostre attività di relazione hanno alti e bassi. Il nostro lavoro ci soddisfa, ma non sempre, e non per sempre. Lo stress è il modo in cui queste forze esterne irregolari e le pulsioni interne si manifestano, non sempre le controlliamo.

Se siamo consapevoli di tutto questo, però, lo stress diventa un punto di forza che vale la pena sfruttare. Ma possiamo “allenarci” a dominarlo e usarlo ai nostri fini. Basta guardare come si concentrano gli atleti prima di una gara importante, o i grandi statisti che sanno quando calmare la propria voce per trasmettere un messaggio. Alcune persone raccolgono la sfida valutando la situazione e organizzando le loro risposte.

Lo stress non è una malattia che richiede un trattamento, o, in questi tempi di Covid, un vaccino. È uno strumento evolutivo necessario che la maggior parte di noi non sa ancora come padroneggiare. E ricordiamocelo: l’unico momento davvero senza stress è la fine della vita.

Il Prof. Nicola Maffulli sarà a disposizione per rispondere ai quesiti che gli arriveranno alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it.

Autore Nicola Maffulli

L'autore più citato in ortopedia, il Professor Nicola Maffulli, è superspecializzato in traumatologia sportiva. Ha pubblicato più di 1.200 articoli su riviste scientifiche e 12 libri e ha descritto oltre 40 nuove tecniche chirurgiche in chirurgia del ginocchio, piede e caviglia e chirurgia sportiva, molte delle quali sono state ampiamente adottate in tutto il mondo. Atleta in gioventù, il suo sogno di andare alle Olimpiadi è stato realizzato a Londra: ha guidato un gruppo di sette chirurghi ortopedici per le Olimpiadi e le Paralimpiadi di Londra, ed ha poi organizzato i servizi medici delle Universiadi 2019. Giornalista pubblicista, risponde ai lettori alla mail ortopedicorisponde@expartibus.it su problematiche di natura ortopedica e traumatologica.