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‘Lo specchio della città’, nuovo videoclip di David Zulli

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Disponibile dal 20 ottobre

Riceviamo e pubblichiamo.

È online il videoclip de ‘Lo specchio della città’, il nuovo brano di David Zulli, disponibile sui digital store e in rotazione radiofonica da martedì 20 ottobre.

La canzone anticipa il nuovo disco di inediti del cantautore, 2Q20, due-cu-due-zero, la cui uscita è prevista il 1° dicembre 2020.

Il videoclip, per la regia di Marco Vallini, è quasi interamente girato davanti ad alcuni cassonetti dell’AMA, che si ringrazia per la collaborazione.

Qualcuno ha arredato il salotto nei pressi dei cassonetti proprio di fronte casa mia. Un divano, un mobiletto due poltrone e un tavolino a beneficio della comunità. Ma nessuno ne ha rivendicato la paternità, nessuno ne ha rivendicato la paternità.

Racconta David:

La canzone parla da sola. Sono sensibile all’argomento, è più forte di me. E poi c’è stata quella volta che mentre lavavo i vetri dei finestroni del mio soggiorno, un tizio, come se niente fosse, sotto i miei occhi, ha tirato fuori dalla sua auto un grosso cavalletto di legno e lo ha letteralmente scaraventato in uno spazio dove già altri si erano premurati di ‘scordare’ mobili e cianfrusaglie varie.  Glielo ho fatto notare e mi è toccato discuterci, avrebbe voluto addirittura che scendessi e lo affrontassi a colpi di fioretto, tale fu l’onta.

Un’altra volta – avevo già scritto la canzone – sono uscito di casa e nei pressi dei cassonetti ho trovato un intero appartamento, con praticamente tutti gli elementi descritti nel brano – ho le foto e anche un video, giuro! – … e c’era uno specchio bellissimo che ancora mi rammarico di non aver preso.

Insomma, l’ho voluto cantare, con ironia, certo, ma per provare ad addolcire il fastidio e la misantropia dilagante di cui non vado fiero, ma dalla quale sono affetto.

Il brano, realizzato con la supervisione artistica e la co-produzione di Francesco Forni e suonato con Licia Missori, pianoforte, Pasquale Angelini, batteria, Francesca Grosso, flauto traverso, e Zman, cori e armonie, è un racconto disincantato dei giorni nostri, quasi ‘uno specchio che riflette la città’, al quale però non ci si vuole arrendere.

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