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Lo sforzo reciproco

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sforzo reciproco


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Come relazionarsi con chi soffre

Quando il corpo è malato non è più un veicolo per incontrare il Mondo.

E così è anche per la mente, se depressa.

Corpo e mente, nel loro stato di malessere, anziché un veicolo per attraversare, incontrare, tuffarsi nelle relazioni, diventano un ostacolo che ne impedisce il viaggio.

La malattia, sia essa fisica o mentale, trattiene, blocca, impedisce le risorse necessarie per uscire, per immergersi nelle acque della vita.

Si possono perfino odiare coloro che stanno bene e anche assumerlo come giustificazione per non uscire dal proprio stato.

Occorre uno sforzo reciproco, da parte di chi soffre e da parte di chi sta bene, per poter superare l’ostacolo.

Se solo uno dei due si arrende…

È la fine.

La solitudine porta alla depressione, così come la depressione porta alla solitudine.

Una volta innescato il circolo vizioso tutte le porte d’ingresso rimangono chiuse e a nulla servirà tendere una mano.

Se busserai con insistenza sarai un invadente e se non busserai verrai tacciato di indifferenza.

Occorre uno sforzo reciproco.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.