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L’Isola di Dino, il gioiello della Riviera dei Cedri

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Isola di Dino


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La più grande della Calabria è un’aspra montagna di roccia che emerge dal mare fino a 100 metri di altezza e che nasconde caverne e grotte bagnate dalle onde

Il Golfo di Policastro abbraccia tre regioni, Campania, Basilicata e Calabria, si estende da Punta degli Infreschi fino a Capo Scalea ed ospita una piccola isola di 50 ettari con un’altitudine che non supera i 100 metri.

Si tratta dell’Isola di Dino, situata di fronte all’abitato di Praia a Mare, in provincia di Cosenza.

Sul nome dell’isola due sono le ipotesi più accreditate: per la presenza in passato di un tempio dedicato ad Aedina, il nome locale di Afrodite, oppure, dal termine greco Dina, che significherebbe vortice, tempesta. Infatti, il tratto di mare era pericoloso per le imbarcazioni quando era mosso.

L’isola, seppur in parte abitata, si presenta ‘selvaggia’, con fianchi a strapiombi e inaccessibili. Ci sono un piccolo molo di attracco e una stradina che conduce a dei ‘cottage’ situati nella zona alta.

Proprio i fianchi con gli strapiombi formati da rocce calcaree, che superano gli ottanta metri, sotto l’azione dell’erosione degli agenti atmosferici, hanno dato vita a molte grotte che possono essere visitate dal mare.

Durante la stagione estiva, infatti, numerose sono le imbarcazioni che scorrazzano i turisti per un tour guidato le grotte, costo medio circa 15 euro per persona.

In passato, fu testimone di lotte e battaglie e, a riprova di tante battaglie, rimane ancora visibile il castello Normanno, posto sulla sommità, da dove si staglia l’orizzonte, diventato, in seguito, il primo baluardo per difendere il territorio dalle incursioni piratesche.

Ha cambiato più volte proprietà durante i secoli. Nel 1806 divenne base delle operazioni della flotta anglo borbonica, agli ordini dell’Ammiraglio William Sidney Smith, che tentava di opporsi alla penetrazione dell’esercito napoleonico in Calabria.

Dopo vari passaggi di mano, nel 1962 venne venduta, per 50 milioni di lire, alla società amministrata da Bottani e Gianni Agnelli con l’intento di portare lo sviluppo turistico a livello internazionale dell’intera area da Fiuzzi a San Nicola Arcella.

Fu realizzato un piccolo centro turistico, con un bar e 6 trulli, chiuso poi negli anni Novanta e, ancora oggi, è in completo disuso e degrado dopo essere stato vandalizzato. L’istituzione di una riserva naturale preserverebbe l’isola da ulteriori devastazioni.

Isola di Dino - centro turistico abbandonato

Il 13 giugno 2014 la sezione distaccata di Scalea del Tribunale di Paola ha annullato il contratto con il quale Gianni Agnelli l’aveva acquistata e, dal 2019, dopo un breve periodo di gestione comunale, l’isola è di proprietà dell’imprenditore campano Domenico Palumbo.

Da un punto di vista floristico, possiamo ammirarvi la Primula palinuri e la tipica macchia mediterranea, ma anche numerose piante rare, come la palma nana, i cui semi furono trasportati da uccelli migratori, il garofano delle rupi.

La fauna comprende molte specie di uccelli migratori, gabbiani e qualche rapace. Completano la popolazione piccoli roditori e diverse specie di rettili.

Ben più variegato è l’habitat sommerso. Scendendo nelle profondità ci si imbatte in castagnole, murene, polpi. A circa 50 metri di profondità si trovano le Gorgonie, che superano il metro di altezza e si estendono in praterie per alcune centinaia di metri, e dove vivono numerosi esemplari di cernia e ricciola.

Chi vuole visitarne le grotte può ammirare l’azione dell’acqua e del vento sulle imponenti pareti a picco sul mare che ha creato delle profonde fenditure dai paesaggi suggestivi.

Circumnavigando questo splendido scoglio che spunta dagli abissi, ci si imbatte subito in una prima fenditura ricca di fascino: la Grotta del Monaco, con le sue pareti verde smeraldo.

Poco dopo, si può avvistare la Grotta delle Sardine, così chiamata per pesci che vi risiedono. Superata la punta occidentale dell’isola c’è l’entrata della Grotta del Frontone, abbarbicata sulle rocce a circa 10 metri di altezza rispetto al mare, raggiungibile con una breve scalata, per scoprirvi, al suo interno, il grazioso laghetto salato, formato, ovviamente, dall’acqua che riesce ad entrare con la forza delle onde.

Quindi, è il turno della suggestiva Grotta delle Cascate, lunga circa 60 metri, caratterizzata da splendide stalattiti e stalagmiti dai nivei bagliori, che si rispecchiano in acque limpidissime.

Subito dopo si apre la Grotta Azzurra, che ricorda quella più famosa di Capri, grazie ai suoi colori che variano dal turchese al verde azzurro, oggi interdetta ai natanti a motore.

Isola di Dino - Grotta Azzurra

Un’altra fenditura dal grande fascino è la Grotta del Leone. Protetta da uno sperone roccioso, si apre in tutta la sua bellezza, offrendo la vista di uno scoglio molto particolare, che somiglia ad un leone disteso sull’acqua con la testa sollevata; purtroppo, su ordinanza della Guardia Costiera è interdetta a tutti per pericolo di crollo.

L’ultima meraviglia da cui lasciarsi incantare è la Grotta Gargiulo, le cui profondità sono riservate solamente ai sub più esperti. Si tratta, infatti, di un antro misterioso e suggestivo, che ha il suo ingresso posto ben 18 metri sotto il mare.

Si estende nel cuore dell’isola in un percorso completamente sommerso, fatta eccezione per due bolle d’aria verso la parte più alta della grotta. Al suo interno, lo spettacolo è meraviglioso, anche se sono davvero pochi coloro che possono permettersi di ammirarlo.

Infine, molte imbarcazioni sostano per permettere ai turisti un bagno refrigerante nelle acque limpide del mar Tirreno, dopo una puntatina alla spiaggia dell’Arco Magno, nota anche come spiaggia di Enea o Grotta dei Saraceni per via dei loro antichi attacchi.

Può essere considerata come una piccola laguna, lunga circa 25 metri, caratterizzata dalla presenza di ghiaia e ciottoli, con un mare trasparente e cristallino.

Si chiama dell’Arco Magno proprio per la presenza di un grande e maestoso arco di roccia, che sovrasta la baia, che la caratterizza e rende unica al mondo e che non permette al sole di illuminare la riva.

Per visitare l’Isola di Dino dovete raggiungere la cittadina di Praia a Mare, sia in treno, regionali e Intercity, con possibilità di bici al seguito, oppure in auto, uscita Lagonegro Nord dell’Autostrada del Mediterraneo A2 e percorrere la Valle del Noce per circa 30 km.

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.