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Il linguaggio particolare delle cattedrali gotiche

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Basilica di Saint-Denis, Parigi


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La rivoluzione dell’architettura sacra del XII secolo

Le innovazioni del gotico cambiano totalmente i luoghi di culto in opere che rappresentano la visione del mondo e dell’uomo medioevale e la sua perpetua ricerca spirituale, assieme ad un’architettura rivoluzionaria. L’inizio dell’attività di edificazione delle cattedrali gotiche va collegata alla possente abbazia di Saint-Denis, eretta in Francia, precisamente a Parigi.

Il vero inventore dello stile gotico fu Suger (1081-1151). L’abbazia di Saint-Denis comprendeva un’antica basilica d’epoca carolingia che Suger decise di erigere per renderla all’altezza dell’importanza derivata dall’essere stata individuata quale pantheon dei re di Francia dal secolo precedente.

Dopo aver edificato la nuova facciata, intorno 1144 venne consacrata l’abside della basilica. Fu questo elemento che divenne un manifesto vero e proprio dell’arte gotica, poiché Suger diede l’incarico al suo anonimo architetto di plasmarvi grandi aperture per lasciar passare enormi fasci di luce.

Da allora, tutti gli architetti medievali iniziarono a sperimentare soluzioni architettoniche che permettevano di aprire i muri pesanti e i massicci delle chiese romaniche per aggiungere finestroni sempre più grandi. Difatti, la luce delle cattedrali gotiche aveva un significato spirituale.

Suger, esponente del neoplatonismo, corrente di pensiero che otteneva grande successo nelle scuole delle cattedrali francesi nel XII secolo, concordava con l’idea del filosofo greco Platone secondo cui la luce è in relazione con la divinità. Naturalmente, la casa di Dio, il vero tempio cristiano, doveva essere il tempio della luce, tuttavia anche la raffigurazione sulla terra della Gerusalemme celeste. Proprio questa ricerca di una città ideale fu una delle grandi aspirazioni del Medioevo.

Gli architetti gotici plasmarono la cattedrale in uno spazio sacro e contemporaneamente nell’immagine della Gerusalemme celeste, cioè la casa di Dio sulla terra. Affinché ciò avvenisse, la cattedrale doveva avere tutte le caratteristiche della città di Dio: essere un tempio grande, simmetrica e proporzionata.

I vescovi, seguendo lo stile di Saint-Denis, diedero ordine ai loro architetti di costruire secondo quel modello. Difatti, nel 1160, si incominciò a progettare la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi. L’arco ogivale, i contrafforti e gli archi rampanti permettevano di alleggerire molto i pesanti muri di pietra e aprire le pareti quasi completamente.

Eppure, Giorgio Vasari (1511-1574), pittore, architetto e scrittore adoperò per la prima volta il termine “gotico” per indicare in modo del tutto negativo l’arte che aveva preceduto il Rinascimento.

Nell’interpretazione dispregiativa del Vasari, l’arte gotica è l’arte barbarica – dei Goti – che aveva cancellato e fatto cadere nell’oblio l’arte degli antichi greci e romani. Tuttavia non fu così secondo gli storici. Le cattedrali gotiche non solo si contraddistinguono per la luce, ma per il colore, quello che traspariva dalle meravigliose vetrate che coprivano i finestroni aperti nelle pareti.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, l’uomo poteva giocare con il colore e padroneggiarlo, sostituire la tonalità naturale della luce e trasformarla a suo piacimento semplicemente utilizzando una vetrata che “tingesse” i raggi del sole.

Fin dai tempi antichi i colori hanno avuto un valore simbolico ben preciso e così avveniva anche nel Medioevo. L’azzurro per i vetrai era una tinta caldo, perché rappresentava l’aria. Il rosso simboleggiava la forza; il giallo era la trasgressione, mentre il verde significava il caos.

Nel XII secolo si riscoprì l’ordine aristotelico dei colori, con i suoi sei toni base: giallo, rosso, azzurro, verde, bianco e nero, a cui, talvolta, si aggiungeva il settimo colore, il viola.

I neoplatonici sostenevano che il colore fosse una parte di luce e che partecipasse della divinità, dato che Dio era luce. Quindi dare più spazio al colore nelle cattedrali, ampliando le vetrate iridate, significava ingrandire lo spazio di Dio e dargli maggiore presenza nella sua casa.

Secondo il pensiero medievale, Dio aveva costruito l’intero cosmo come un grande architetto creatore, tanto che, in alcune miniature dell’epoca, veniva raffigurato munito di squadra e compasso. L’uomo, innalzando una cattedrale gotica, riproduceva, in un certo senso, quel medesimo cosmo. Ecco il perché nelle vetrate si trovano figure dello zodiaco, il cielo, storie di uomini, la terra, e la vita di Cristo, il legame fra cielo e terra.

Le sculture e i rilievi erano pieni di piante e animali, come in una nuova Genesi, mentre nei timpani delle facciate si trovano molto spesso bassorilievi sul Giudizio Universale, la fine della storia umana. Lo stile gotico si sviluppò in Francia e si diffuse in Italia, anche se in ritardo, grazie al proselitismo dei monaci provenienti dall’Abbazia di Cîteaux, in Borgogna, culla della riforma cistercense e da Bernardo di Chiaravalle.

Intorno al 1050 il modello claustrale di Cluny iniziò ad entrare in crisi: i monasteri cluniacesi, troppo fastosi, non soddisfacevano coloro che invece bramavano un ritorno della Chiesa cattolica alla povertà evangelica. L’eccezionale crescita di Cîteaux e della riforma che ne prese il nome, è dovuta al fatto che questa riuscì a rispondere adeguatamente alle esigenze e aspirazioni umane e religiose più profonde del tempo.

Bernardo, uomo illustre, animato dal furor di Dio, fustigatore delle grandi pretese della Chiesa, spinse il diffondersi della regola in tutta Europa con la conseguente fondazione di nuovi luoghi di culto. Rispettando gli insegnamenti del proprio ispiratore, i dettami artistici che influenzarono totalmente la costruzione di questi edifici differiscono, per purezza e sobrietà, dalle idee fastose dell’abate Suger.

Dunque, in Italia il gotico arriva così: una grandezza spoglia e razionale di cui sono perfetti esempi l’Abbazia di Casamari nel Lazio, l’Abbazia di San Galgano nel senese e la Basilica dedicata a San Francesco ad Assisi.

Inoltre, lo spazio è tendente al verticalismo, benché frenato dalla robustezza delle strutture e si associa simbolicamente al desiderio di elevazione a Dio; la decorazione esterna a pinnacoli, guglie, trafori di marmo è decisamente contenuta rispetto alle cattedrali d’Oltralpe.

Basilica di San Francesco, Assisi
Basilica di San Francesco, Assisi

Autore Antonio Russo

Antonio Russo, studente universitario, classe 1992. Ricercatore della Fondazione Banco di Napoli. È stato l’allievo dello Storico dell’Arte Vincenzo Rizzo. Collabora con l’architetto Aldo Pinto alla raccolta notizie per la Storia, Arte, Architettura di Napoli e contorni disponibile on-line. Attualmente sta preparando una monografia sulla chiesa rinascimentale di Santa Caterina a Formiello di Napoli.