Un viaggio nella psicologia evolutiva
Sappiamo molto meno di quello che crediamo di sapere, anche perché, più che altro, ciò che sappiamo si basa su quello che sanno gli altri, anziché sulle nostre sperimentazioni dirette.
La democrazia, per esempio, è fondata sull’assunto che gli elettori sappiano chi sia meglio votare, ma tale credenza è un dogma, poiché la maggior parte dei votanti non conosce minimamente il programma del partito che voterà.
Fior di psicologi evolutivi hanno ampiamente dimostrato che grandissima parte delle umane decisioni è basata sui fattori emotivi e non sulle analisi razionali.
Quando sento persone che si vantano di ragionare con la propria testa mi vien da sorridere sarcasticamente poiché, è risaputo, tutti noi pensiamo in gruppo, e affidiamo la nostra ‘testa’ ad una particolare collettività.
Per allevare degnamente un bambino non basta una madre, occorre un particolare contesto socio-affettivo che aiuti i genitori a farlo crescere con decoro.
Nessun individuo possiede tutte le conoscenze per edificare un condominio, una centrale nucleare o un missile che viaggi nello spazio.
Se abbiamo realizzato particolari progressi tecnologici o industriali, ciò non è dovuto alla sola testa di una persona, per quanto saggia abbia potuto essere, bensì alla capacità di pensare e creare in senso collettivo.
Crediamo di sapere un sacco di cose solo perché consideriamo la conoscenza altrui come se fosse la nostra e questo è ciò che Steven Sloman e Philip Fernbach hanno definito ‘l’illusione della conoscenza’.
A livello individuale, in realtà, conosciamo ben poco ed è imbarazzante dover ascoltare, per esempio, falsi sapienti che dichiarano di avere idee politiche precise sull’Iran, sulla Russia e l’Ucraina senza nemmeno essere in grado di collocare questi Stati sulla cartina geografica.
Facciamo fatica ad ammettere la nostra ignoranza perché ci attorniamo di amici con le nostre stesse idee e leggiamo solo relazioni di tutti coloro che sono in linea con il nostro modo di pensare e di credere.
La maggior parte delle persone non ama riempirsi di dati e di fatti oggettivi ma, al contempo, non gradisce nemmeno sentirsi deficiente, e questo è il motivo per cui, ingenuamente, gli scienziati credono di poter convincere la gente presentando pagine di dati statistici, senza rendersi conto che, con tale sistema, convinceranno solo coloro che sono già convinti.
L’opinione pubblica è ormai abituata da tempo a mettere sullo stesso piano le informazioni di chiunque esprima le proprie idee, senza la necessaria verifica della fonte.
Chi viveva nella giungla sapeva come creare il proprio abbigliamento, come costruirsi un tetto, come procurarsi il cibo e come difendersi dagli animali predatori.
Noi crediamo di essere in possesso di un numero infinito di conoscenze ma, presi singolarmente, siamo costretti ad affidarci alle conoscenze altrui per poter sopravvivere, e l’umiltà, il riconoscimento della propria ignoranza, il più delle volte, sembra essere un affare che non ci riguardi in alcun modo.
Ammettere la nostra ignoranza, sapere di non sapere, ci permetterebbe di spendere un tempo minore nella periferia dei sistemi digitali dove si possono certamente trovare idee brillanti ma anche ipotesi fuorvianti, idee a dir poco fantasiose, dogmi inaccettabili e ridicole teorie del complotto.
L’odierna situazione mondiale, estremamente complessa e complicata, non è paragonabile a quella delle piccole tribù e credere di sapere tutto di tutti è da sciocchi, per usare un eufemismo, tanto che, con ogni probabilità, i più potenti della Terra, i quali vengono additati come gli artefici delle più svariate cospirazioni non sanno nemmeno loro cosa stia avvenendo in ogni parte del Mondo.
Molto probabilmente, come successe a Caligola, si sentono anch’essi oggetto di qualche non precisata cospirazione nei loro confronti.
Solo chi è povero, infatti, non subisce invidia alcuna.
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Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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