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Lettere dal Futuro – Oggi

Lettere


5/5 – L’incontro – Prima parte

Il momento è arrivato; non credo sia più il caso di rimandare questo incontro. Avverto la tua presenza dietro la porta che ci divide. Stranamente, è sparita quella paura che nutrivo nei tuoi confronti; al contempo, è rimasta molta emozione. Come negarlo.
Tutti questi anni che ci hanno separato nel corso della relatività del tempo, e adesso, come se fosse tutto semplice, per una qualsiasi alchimia spirituale, siamo nuovamente vicini, quasi a toccarci e a essere e a divenire nuovamente uno.

Eppure non è semplice, non è facile! Siamo così diversi, così lontani l’uno dall’altro, che sembra quasi un paradosso che tu e io, fra qualche istante, in un “chissà dove” ci rivedremo: possibile?

Chiariamoci subito: io non sono quello che hai immaginato per tutto questo tempo nella tua mente, nel tuo cuore, nella tua fanciullesca creatività. Probabilmente appartengo a quella categoria di uomini, che da bambino hai sempre pregato il Cielo di non conoscere e/o di diventare.

Avresti dovuto mettere meglio in pratica gli insegnamenti di mamma, di nonna Eufemia, di papà. Non troverai sguardi luminosi o sorrisi accoglienti, tutt’altro!

Le tenebre hanno inondato la mia strada maestra, e ho dovuto adeguarmi a tutti quanti gli imprevisti della vita.

Oh no, non è una giustificazione la mia, lo sai, odio farlo, ma è semplicemente una pura, tangibile e oggettiva constatazione. In questo momento, avverto quasi ribrezzo per il tuo candore di bambino; sono arrabbiato, confuso, smarrito, probabilmente fuori di me e non ritrovo elementi utili nel mio passato su cui sostenermi e rialzarmi, dopo l’ennesima caduta nell’oscuro baratro di me stesso.

Non mi pongo alcuna domanda sul perché di oggi; mi sono torturato a farlo per molti anni e questo è stato il risultato; la verità? Non ne posso più!

Passo da un pensiero all’altro, in un vorticoso e asfittico bipolarismo morale, etico, sociale.

Il giogo è gravoso sulle mie spalle e tu non hai idea dell’inferno di cui mi nutro quotidianamente, per portare a compimento il mio mandato spirituale, quello stesso mandato a cui sei molto più fedele tu che io.

Dicono che io ci stia provando a tener fede alle mie promesse; ma fin quando tutto questo è vero? Reale? Tangibile?

Pretendono forza da me; e pur attingendo quotidianamente alle mie sole energie, il contenitore è in procinto di svuotarsi.

Pensieri e sensazioni oscure si nutrono di quell’humus divino, che oggi contraddistingue te, e certamente non me. Caduta dopo caduta; morte dopo rinascita; la dualità a cui l’Universo è devoto, sta scolorendo i miei giorni.

Stordito dai fumi della frenesia quotidiana, le strade originarie che partivano direttamente dal mio cuore, oggi mi appaiono sotto le sembianze di un manto liquido e nero come la pece.

Cosa ti aspetti da uno come me? Da uno che è diventato il perfetto opposto dei tuoi sogni da ragazzino? Non sono un eroe, ma probabilmente un antieroe, a cui sono rimaste soltanto un paio di ali nere, in memoria di ciò che di spirituale era in origine!
F

orse un Angelo Nero; un essere di levatura spirituale che ha dovuto sporcarsi il cuore, la mente, le sue stesse mani, per poter proteggere e servire ciò che di più puro custodisce: l’Amore!

E in nome di quell’Amore incondizionato, ha dovuto rinunciare al suo destino. No, nessun addebito ad alcuno, se non, forse a me stesso, come sempre.

Li chiamano giorni della catarsi quelli che sto vivendo io; probabilmente sarà così, ma quando ti abitui all’inferno, anche la tua pelle cambia; muta di spessore e consistenza e così non brucia più, ma trae godimento e piacere, da quella fusione di rabbia e frustrazione che tenta di avvinghiarti l’anima.

A volte mi chiedo, fin dove si può scendere in basso, al fondo di un barile ricolmo di letame, che hai prodotto per tanto, troppo tempo in questo mondo della prova.

Quando ci finisci nel letame e hai a che fare con chi ci è nato in questa realtà, il suo cattivo odore ti rimane addosso, dentro, e quando poi ne sei venuto fuori, quella patina maleodorante che hai appiccicato tu stesso alla pelle, si allerta, nell’incontrare tipologie di persone, appartenenti a quel sottosopra di umanità.

Impari a vivere nella tua dimensione, che attraversa spedita quella in cui vivono gli altri; la riconosci la tua dimensione e, man mano che ci passi più tempo, senti di appartenere a essa e non più a quella in cui hai creduto di essere destinato.

Attribuisci alle tenebre un valore diverso da quello che ti era stato inculcato da bambino, e allora, accade che ti guardi per la prima volta; da solo, allo specchio, in piena verità: respiri libertà.

Nella tua follia esistenziale, crei un nuovo essere; l’identica creatura che ti ha atteso per tutto questo tempo, aspettando pazientemente che ti riconoscessi e fossi finalmente in piena consapevolezza, presente a te stesso!

L’oscurità, che prima ti impauriva, è diventata adesso il tuo vestito più pregiato, tanto da non potertene più separare; la luce in cui hai cercato di restare, ne rappresenta soltanto il suo risvolto.

Eppure c’è ancora una domanda che mi pongo: può, tutto questo dolore esistenziale, screziato di sofferenza, indurre un essere vivente a liberarsi arbitrariamente del proprio soffio divino?

Pochi istanti di silenzio, per sentirti fremere dietro la porta; mi par quasi di vederti con le mani spingere oltre la fragilità di te stesso.

E va bene; facciamola finita!

Adesso apro, così vedrai di persona il mostro che sei diventato.

La maniglia della porta è rovente, eppure riesco a girarla per aprirti l’uscio, da cui sta per entrare un fascio di luce che non riesco a gestire nel mio dominio volitivo.

È impossibile non essere sospinto da tanta forza che non ritenevo tu possedessi, mi stai quasi scaraventando all’indietro.

Ecco, ho aperto; vedo soltanto tanta luce che non mi abbaglia, ma che mi devasta completamente; non riesco a focalizzare ancora la tua immagine.

Oh… eccoti qui; adesso mi osservi dietro i tuoi occhialoni marroni, ora ti vedo anch’io: ci siamo.

L’uno di fronte all’altro; così come doveva essere, così com’è adesso!

P.S.

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".

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