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Leonardodicaprio (tuttoattaccato) in scena a Roma



Intervista in esclusiva a Riccardo Festa e Michele Giovanni Cesari

Dal 1° al 6 dicembre presso il Teatro dell’Orologio di Roma andrà in scena il nuovo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Riccardo Festa dal titolo Leonardodicaprio (tuttoattaccato) con Lorenzo Bartoli, Michele Giovanni Cesari, Luca Di Prospero, Emilia Scarpati Fanetti, prodotto da Sycamore T Company.

Una rappresentazione dal sapore decisamente originale di uno spaccato di vita di quella che potrebbe essere una qualsiasi realtà di provincia.

Chiediamo direttamente a Riccardo Festa prima e Michele Giovanni Cesari poi qualche notizia in più.

Partiamo dal titolo: Leonardodicaprio (tuttoattaccato). Riccardo Festa ritiene che l’attore italo-americano sia tautologico rispetto alla società in cui viviamo. In pratica, il divo hollywoodiano è per lui l’icona più rappresentativa della società occidentale negli ultimi 20 anni, il personaggio più adatto a raffigurare tutte le nostre paure, idiosincrasie, nevrosi. Di Caprio come il ragazzo che non cresce mai, che non mette su famiglia, che colleziona di continuo flirt con avvenenti modelle, ma allo stesso tempo è anche il grande sconfitto che arriva sempre secondo e che continua a far parlare di sé.

“Ho immaginato dall’inizio questo spettacolo come qualcosa di estremamente performativo da proporre in un festival, una sorta di ‘performing art’, poi Cynthia Storari, che stimo moltissimo e con cui ho un bellissimo rapporto, mi ha proposto di portarlo sul palco. L’intento di fondo è mettere in scena, teatralizzare e rendere funzionali una serie di ‘cortocircuiti’ attraverso una trama super pretestuosa che innescasse una sequenza di atti significativi. Raccontare una vicenda rappresentativa di tutte le nostre storie normali, un film della nostra vita. Il protagonista, Mick, è un ragazzo comunissimo che lavora in una pompa di benzina e conduce la sua quotidianità in perfetta normalità e in un pieno grigiume che però non accetta. Data la somiglianza fisica con il divo è chiamato da tutti Leonardo Di Caprio e, per sfuggire alla piattezza della sua esistenza, ricorre ad una serie di stratagemmi, decidendo di cucirsi addosso un ruolo e comportarsi ogni giorno come fosse il personaggio famoso. In pratica vive in una grande recita coinvolgendo gli altri, ma non è affatto un folle; la sua è una consapevolezza lucida perché non accetta la realtà e usa la finzione come valvola di sfogo. Il cortocircuito è, appunto, tra la vita reale di Mick e quella dell’attore, è la distanza che intercorre tra i due”.

Gli altri personaggi con cui Mick interagisce sono: il padre, gestore di un bar, con ha un rapporto strano e conflittuale dovuto anche all’assenza della madre che ha abbandonato la famiglia; un aiutante del padre, caro amico del ragazzo, che gli fa da contraltare; un avventore del bar e una ragazza, da poco diventata la fidanzata del protagonista, che è l’elemento che scardina tutti i suoi meccanismi perché finalmente lo capisce e sembra rompere quello stato di inerzia spostando gli equilibri.

Questa struttura narrativa, continua Riccardo, procede come se fosse una tragedia greca in quattro tempi che riflettono ognuno dei momenti in cui Di Caprio è stato sul punto di vincere l’Oscar. A precedere queste scene, ogni volta un elemento che intercetta le tematiche care al protagonista. E, di sfondo, un coro di modelle.

Molti gli elementi onirici introdotti che solo alla fine svelano, forse, se la storia è semplicemente un lungo ‘film mentale’ di Mick o se gli eventi sono accaduti sul serio. Tante le citazioni dei film di Di Caprio, divertenti e riconoscibili.

Incuriositi dalle foto sulla pagina Facebook dedicata all’evento, chiediamo a Riccardo come mai i personaggi abbiano il volto coperto dalle maschere di Di Caprio e se le avranno indosso durante tutta la rappresentazione. Ci spiega che a solo a volte le porteranno e in momenti specifici; tutto giocato davanti al pubblico proprio per essere il più possibile efficace e rimandare sempre all’immagine del divo italo-americano onnipresente nell’opera, anche se solo simbolicamente.

Riccardo ci tiene a sottolineare che si tratta di un lavoro bidimensionale, vista la presenza di uno schermo in fondo al palco di 5×3 mt, su cui scorrono proiezioni costanti, che sono parte integrante della drammaturgia. Non manca di ringraziare tutti coloro che partecipano a vario titolo allo messa in scena; Lorenzo Giovenga, l’aiuto regia, che lo ha supportato nella creazione dei video e Luca Moroni, il visual artist, che li proietta dal vivo in una modalità sempre diversa. Da come ne parla lo spettacolo appare veramente molto suggestivo.

Ma qual è la parte interpretata da Riccardo? Un piccolissimo ruolo, ci dice, il testimone che osserva la scena, l’avventore del bar, utile a far fare uno scarto di senso al protagonista in una scena che ricalca quella di ‘Gangs of New York’ tra Di Caprio e Daniel Day-Lewis. Gli fa capire, suo malgrado, che non si vive in un film e che il ricorso a questa particolare modalità di fuga dalla realtà, è una forma di autodifesa, la ricerca di un modo per giustificare i propri comportamenti. La conclusione, continua Riccardo, è molto destrutturata, non si tratta di una classica narrazione con un inizio ed una chiusura, piuttosto di un finale aperto, all’americana, appunto, secondo le intenzioni del protagonista. Non è tanto importante come lo spettacolo termini, piuttosto è fondamentale il racconto delle vite di ognuno dei cinque personaggi, è più interessante che ognuno scelga il suo esito, così che si abbracci la narrazione.

“Tutte le persone che lavorano con me sono dei professionisti straordinari e sono molto contento dell’impegno profuso e del risultato complessivo. Abbiamo lavorato in ambiente di lavoro sereno e professionale. Con Michele Cesari, nonostante siamo amici da sempre non avevo mai lavorato, con Luca Di Prospero e Lorenzo Bartoli, invece, ho una collaborazione rodata nel tempo, Emilia Scarpati Fanetti è stata una piacevolissima sorpresa”.

Ringraziamo Riccardo Festa per i dettagli che ci ha fornito e passiamo quindi a parlare con Michele Giovanni Cesari, che interpreta appunto Mick, il protagonista.

“È stato un lavoro molto interessante, di pura sperimentazione, non si tratta di uno spettacolo canonico, piuttosto sembra, a tratti, un film. Il teatro, negli ultimi anni, sta vivendo una forte crisi, probabilmente anche dovuta al fatto che si sta perdendo la voglia di intrattenere, comunicare e trasmettere messaggi agli spettatori. Voglio ringraziare Cynthia Storari che continua a credere in noi e a darci spazio permettendoci di cimentarci con nuove opere che diano una visione diversa, un punto di vista alternativo del teatro, ma pur sempre significativo”.

Siamo quindi di fronte ad una rappresentazione originale che permette agli artisti di mettersi in gioco in modo divertente e di rivolgersi in modo sincero al pubblico. È una pièce in cui l’occhio viene molto stimolato. Videoproiezioni, maschere di Leonardo Di Caprio che a tratti coprono il volto, un tutto che rimanda ad un’emozione che vuole essere trasmessa apparentemente in modo troppo forte per essere la quotidianità.

Lo spettacolo non è un’analisi di Leonardo in quanto attore, piuttosto dell’idea di una provincia anonima da cui si vorrebbe evadere per vivere una vita più piena ed eccitante. Il ricorso alla star è fatto per evidenziare i disagi di oggi, continua Michele: il quarantenne non sposato alla ricerca di sé, che passa da una relazione ad un’altra, che non riesce a realizzare il suo sogno più grande.

“Leonardo è in un certo senso un pretesto per raccontare la quotidianità della vita di ognuno di noi che non è fatta sempre di grandi cose, azioni importanti o luoghi celebri, ma di gente normale, alle prese con problemi concreti, alla ricerca di un senso più pieno, le cui giornate sono scandite da una ciclicità che non porta scossoni o rivolgimenti improvvisi.

Le domande importanti che ad un certo punto Mick si pone sono: ‘Cosa voglio fare adesso? Posso fare veramente ciò che voglio nella mia giornata o devo ripetere ciclicamente ogni azione?’

Non ci chiediamo cosa fare momento per momento, nella ripetitività abituale della routine, ma come direzionare la nostra vita in base alle scelte che ci si pongono davanti. Non pretendiamo di dare risposte, magari potessimo.

I personaggi, tutti ben delineati, si rapportano al mio per definirlo meglio; è un confronto necessario tra Mick, che incarna in un certo senso un po’ tutti gli ideali, e gli altri che gli fanno da specchio per riflettere la realtà”.

L’appuntamento con Leonardodicaprio (tuttoattaccato) è quindi dal 1° al 6 dicembre presso il Teatro dell’Orologio via dei Filippini 17a.

Orario degli spettacoli: 1° – 5 dicembre ore 21:00, 6 dicembre ore 17:30.

Info e prenotazioni:
Teatro dell’Orologio via dei Filippini 17a
Tel 066875550 www.teatroorologio.com
Sycamore bardolatry@iol.it
Prezzo 12 euro + 3

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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