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Legacoop Toscana: Carenza di infermieri e OSS in RSA, servizi a rischio

Infermiere di famiglia


Circa 50 le RSA toscane gestite dalle cooperative aderenti a Legacoop Toscana, per un totale di circa 2.000 ospiti

Riceviamo e pubblichiamo.

Il Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana esprime forte preoccupazione per i rischi derivanti dalla carenza di personale infermieristico e di Operatori SocioSanitari, OSS, che sta interessando le RSA toscane ed altri servizi socio sanitari, gestiti dalle cooperative sociali aderenti, e che nei prossimi mesi potrebbe ulteriormente aggravarsi.

L’esodo di infermieri dalle RSA verso il pubblico, a seguito di assunzioni da parte delle ASL, è un fenomeno che si protrae dall’inizio della pandemia, ma se a breve si dovesse verificare una nuova consistente migrazione di personale a seguito del nuovo concorso della Regione Toscana, l’impatto potrebbe essere drammatico.

Afferma la Vicepresidente di Legacoop Toscana Assunta Astorino:

Dall’inizio dell’emergenza, le assunzioni di infermieri da parte del pubblico stanno causando non poche difficoltà alle nostre strutture.

Finora abbiamo cercato di sopperire grazie al grande senso di responsabilità del personale rimasto, che ha fatto enormi sacrifici.

Ma se a breve dovessimo fare i conti con una nuova significativa fuoriuscita di personale, la situazione potrebbe diventare ingestibile, visto che ad oggi è praticamente impossibile reperire sul mercato del lavoro nuovo personale infermieristico.

Sono circa 50 le RSA toscane gestite dalle cooperative aderenti a Legacoop Toscana, per un totale di circa 2.000 ospiti. La carenza di personale che preoccupa le cooperative sociali, inoltre, non si limita agli infermieri ma riguarda anche la categoria degli OSS.

Spiega Astorino:

Con una grave mancanza di personale, alcune RSA potrebbero essere costrette a chiudere o comunque a subire un ridimensionamento.

Oltre che ad avere un impatto sulle nostre imprese questo avrebbe una ricaduta sulla collettività, sulle famiglie e genererebbe un ulteriore aggravio sul sistema ospedaliero pubblico.

La Regione già da qualche mese ha aperto un tavolo di confronto con le centrali cooperative e i sindacati per trovare una soluzione alla formazione degli OSS, per le RSA e per tutti gli altri servizi gestiti nel settore sociosanitario.

Continua Astorino:

Anche su questo fronte è urgente sbloccare la vaccinazione dei tirocinanti OSS in modo che possano svolgere lo stage nelle strutture, al momento, infatti, non vi possono accedere ed anche questo contribuisce alla situazione di carenza di personale che le cooperative sociali si trovano ad affrontare.

Siamo ottimisti: proprio in questi giorni la Giunta regionale ha approvato una importante delibera che dà ristori sulle spese sostenute causa Covid nei servizi di assistenza domiciliare, recependo una delle principali richieste del settore cooperativo.

Perciò sappiamo di avere davanti un interlocutore sensibile e consapevole del nostro ruolo per la società toscana. Credo dunque che le nostre richieste non cadranno inascoltate.

Per scongiurare i rischi derivanti da questa situazione il Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana avanza alcune proposte.

La prima è quella di valutare insieme alla Regione la possibilità di intercettare all’interno delle posizioni di congedo dal pubblico per il raggiungimento dell’età pensionabile delle figure professionali disponibili a rientrare momentaneamente in servizio presso le strutture gestite dal privato sociale.

Secondo il Dipartimento Welfare di Legacoop Toscana, inoltre, la Regione Toscana potrebbe intervenire per rendere concretamente attuabile in Toscana quanto previsto all’art. 13 dal D.L n. 18 del 17 marzo 2020, Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19, secondo il quale fino al 31 dicembre 2021 è consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti che intendono esercitare, anche presso strutture sanitarie private o accreditate impegnate nell’emergenza da Covid-19, una professione sanitaria o la professione di operatore socio-sanitario in base a una qualifica professionale conseguita all’estero regolata da specifiche direttive dell’Unione Europea e a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all’Unione Europea, titolari di un permesso di soggiorno che consenta di svolgere attività lavorativa.

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